Qual’è il consumo procapite di risorse naturali? Un discorso che quotidianamente facciamo e ascoltiamo. Peccato che per la maggioranza di noi questo valore rimane aleatorio, impersonale e difficilmente quantificabile. Invece è necessario tradurre questo dato in qualcosa di tangibile, che possiamo sperimentare direttamente. Così per esempio con pochi passaggi possiamo comprendere quanto, ognuno di noi, incide sul depauperamento delle risorse naturali, possiamo determinare la nostra impronta sul pianeta.
Dall’articolo della rivista Terra Nuova: Quando si parla di utilizzo e gestione delle risorse sul pianeta, spesso gli esperti fanno riferimento al concetto di impronta ecologica. Si tratta di un interessante valore che permette di tracciare l’impatto che ciascuno di noi ha sulle risorse del Pianetaper avere un’idea di quanto sia (o meno) sostenibile il nostro stile di vita. Applicare le formule per misurare l’impronta ecologica non è cosa semplice per chi non è un vero matematico. Ma per fortuna da qualche anno esistono alcuni calcolatori gratuiti che permettono a chiunque, rispondendo a semplici domande, di avere un’idea del proprio impatto sulla Terra.
Tra i primi tool gratuiti sviluppati c’è quello della Global Footprint Network , un’organizzazione internazionale di ricerca ambientale fondata nel 2003 proprio per accendere i riflettori sul problema del sovrasfruttamento delle risorse terrestri, dagli stessi ecologisti che per primi negli anni Novanta teorizzarono l’ecological footprint. Effettuando la registrazione e rispondendo alle domande (puoi cambiare lingua selezionando Italiano dal menu a tendina in alto a destra) è possibile calcolare il proprio personale “Giorno di Sovrasfruttamento della Terra”, cioè la data teorica in cui avremmo esaurito le risorse generate in quell’anno dalla natura.
La maggior parte dei calcolatori oggi si sofferma, in particolare, sulla produzione di gas serra. E’ la cosiddetta “carbon footprint”. che definisce la quantità di anidride carbonica che una persona produce e rilascia nell’atmosfera come risultato delle proprie azioni quotidiane. Si tengono in considerazione ad esempio le abitudini spostamento, di consumo, quelle alimentari e molti altri fattori. Su CarbonFootPrint è possibile calcolare l’impronta “al carbonio” di individui, piccole o grandi aziende e di specifici prodotti.
Anche il Wwf ha scelto di usare questo metodo di misurazione e lo propone nel suo rapporto annuale, il Living Planet Report. Il Wwf italia ha realizzato in particolare un calcolatore di emissioni di anidride carbonica (CO2) coerente con lo stile di vita degli italiani. “Il nostro obiettivo è stato quello di creare un calcolo semplice ma abbastanza accurato che potesse essere completato nel tempo di una pausa caffè” si legge negli approfondimenti alla metodologia pubblicati insieme al calcolatore.
Si può scoprire quante risorse chiediamo alla Terra pure dallo smartphone. Esistono infatti delle app create appositamente per il calcolo dell’impronta ecologica. Come TerraUp che misura le emissioni in tema di mobilità e permette di calcolare se e quanto stai contribuendo al riscaldamento globale (per ora è gratis su Google Play per dispositivi Android, ma presto sarà disponibile anche per Ios/Apple). Nella stessa app è, inoltre, possibile inserire più tipologie di auto per confrontarle e simulare consumi ed emissioni.
Navigando nel web poi si trovano molti quiz a crocette da stampare, di solito proposti ai ragazzi dalle scuole, come stimolo alla riflessioni sulle proprie abitudini. Uno spunto semplice per parlare di questi temi anche ai più giovani.
Una volta calcolata la propria impronta ecologica come fare per diminuirla? Alcune risorse sul web, oltre a mettere a disposizione i calcolatori della carbon footprint, propongono anche modi per compensare le proprie emissioni di Co2 riforestando il pianeta. Con Neutralize by Treedom valutando le abitudini che emettono anidride carbonica è possibile “ricatturarle” piantando alberi. Su Bezeroco2 si calcola invece il proprio impatto ambientale a partire dalla dieta (onnivora, vegetariana o vegana) e lo si piò compensare di conseguenza con nuove piante. Rivolto in particolare ad aziende, eventi ed organizzazioni è ImpattoZero, che calcola e compensa le emissioni generate dalle attività di persone ed enti, prodotti ed aziende, contribuendo alla creazione ed alla tutela di foreste. Co2web è invece un progetto di Rete Clima® dedicato a rendere l’utilizzo del web più sostenibile: dopo aver valutato le emissioni del proprio sito internet (che inquina l’ambiente consumando quantità di energia elettrica, ndr) anche qui viene proposta una compensazione
Anche molte aziende si stanno sempre più muovendo per verificare la propria impronta “al carbonio”. Tanto che enti come il BSI (British Standards Institution), storica realtà nel campo delle certificazioni, propongono valutazioni mirate per ottenere una Cfv (Carbon Footprint Verification). Dichiarare quali sono le proprie emissioni di gas serra, oltre ad essere etico, permette infatti di ridurre i costi ed attirare investimenti socialmente responsabili.
Articolo di Lucia Panagini pubblicato su Terra Nuova l’8 Marzo 2020