La stesura finale del PNRR prevede, finalmente, la realizzazione della riforma dell’assistenza agli anziani non autosufficienti. Una riforma attesa in Italia da un trentennio, e che ora sembra essere alle porte. Esultare, però, sarebbe prematuro. Se la dichiarazione d’intenti appare lodevole, per poter cantar vittoria sarà necessario verificare l’effettivo contenuto della riforma. Ed è per questo motivo che è nato il ” “Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza” : vegliare sulla nuova normativa per renderla, in concreto, la svolta epocale che promette di essere.
Ecco il patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza
Le 37 realtà della società civile che hanno fin qui aderito al patto hanno predisposto 5 richieste da presentare ai Ministri Orlando e Speranza, all’Onorevole Marialucia Lorefice e alla Senatrice Annamaria Parente.
1.Fare la storia
L’esperienza straniera ha mostrato che una riforma di questo genere può cambiare davvero in modo radicale il settore. È importante che la riforma copra tutti gli ambiti, dal sanitario al sociale, passando per i contributi economici, i servizi alla persona, le risposte nel territorio, la residenzialità, le badanti.
2. Superare la frammentazione
Perché possa risultare efficace, è importante che la riforma preveda un ambito di collaborazione molto più profondo di quanto la disciplina non faccia oggi. Per questo è importante che la riforma stessa sia elaborata congiuntamente dai Ministeri della Salute e del Welfare. In questo modo sarà possibile ridefinire il settore in un contesto unitario in grado di rispondere con più efficacia alle richieste dei territori.
3. Riconoscere le specificità della non autosufficienza
La diversificazione degli approcci è fondamentale in questo campo. Non tutte le persone non autosufficienti, infatti, hanno gli stessi problemi o vanno trattati allo stesso modo. Per questo motivo la disciplina deve essere sufficientemente elastica da potersi adattare facilmente a tutti i tipi di intervento.
4. Investire per cambiare
Oggi in Italia gli anziani sono pari al 5% della popolazione, ma il loro numeroraddoppierà entro il 2030. È quindi necessario ampliare l’offerta di servizi in tutte le principali categorie: domiciliari, semi-residenziali e residenziali
5. Connettere interventi transitori e riforma
È importante che tutti gli interventi che verranno da oggi previsti nel settore siano già coerenti con la riforma prossima ventura. E, visti i 2,7 miliardi di euro per la domiciliarità in arrivo dal Ministero della Salute, gli aderenti al patto propongono che si parta proprio da lì.
“Riteniamo che tra assistenza sociale e sanitaria ci sia un nesso non divisibile, la pandemia ha mostrato che laddove c’è un problema sanitario emerge quello sociale, e viceversa” – ha dichiarato il ministro della Salute Roberto Speranza – “Nel Pnrr è stata prevista la realizzazione delle Case di comunità, che immaginiamo come luoghi in cui c’è una prima presa in carico del cittadino. Le abbiamo chiamate Casa di comunità proprio nella logica di tenere insieme i due aspetti di assistenza sanitaria e sociale. Nella vita delle persone – ha aggiunto – c’è un nesso fortissimo tra problema sanitario e sociale e questo tema non può esser quindi affrontato in modo non organico”.
Leggi anche: L’atleta over-100 Mann Kaur si cura con l’Omeopatia