L’idea di essere umano come aggregato di organi, o cellule, non riesce a spiegare la complessità della vita e del suo funzionamento. Perché un organismo sia in salute non è sufficiente che le infinite parti da cui è costituito funzionino indipendentemente le une dalle altre: è necessario, piuttosto, che l’insieme di esse funzioni in un costante equilibrio dinamico.
Su questa idea si fonda il concetto di Energia vitale: un’energia non palpabile né direttamente misurabile, e ciò nonostante è il principio fondamentale per il funzionamento del corpo. Finché l’equilibrio dinamico dell’organismo e quindi la sua Energia Vitale sarà mantenuta alta e costante, la persona godrà di un buono e duraturo stato di salute; quindi anche se fattori interni o esterni interverranno a perturbare lo stato di salute, l’Energia vitale agirà in modo da mantenerlo o riportarlo, in tempi più o meno brevi. Si deve, inoltre, considerare che la quantità di Energia vitale può variare da persona a persona e che così varia anche la predisposizione del singolo individuo a contrarre la malattia (in omeopatia questa predisposizione è chiamata “miasma”). Ed è proprio sui miasmi che è necessario che il medico intervenga per riportare ad alti livelli l’Energia vitale; il medico deve andare al di là della semplice rimozione del sintomo della malattia ma deve agire sul miasma del paziente.
Questa intuizione nacque nella mente del medico tedesco e padre dell’Omeopatia Christian Friedrich Samuel Hahnemann (Meißen, 10 aprile 1755 – Parigi, 2 luglio 1843), che ne parlò per la prima volta nella sua opera maestra, “Organon, dell’Arte del guarire” dove scrive: “l’organismo materiale pensato senza l’Energia Vitale non è capace di alcuna sensazione, di alcuna attività, di alcuna autoconservazione; soltanto l’essenza immateriale che vivifica l’organismo materiale nello stato sano e malato gli conferisce ogni sensazione e procura le funzioni vitali di esso”.