Gli anziani in Italia ingurgitano enormi quantità di farmaci. Per la pressione, per la glicemia, per il colesterolo e chi più ne ha più ne metta. Il risultato, però, è spesso controproducente. Il fenomeno non è affatto nuovo (noi stessi ne abbiamo parlato in più occasioni) ma giorno dopo giorno arrivano sempre più conferme della sua nocività. L’ultima proviene dal recente rapporto OsMed (Osservatorio nazionale sull’impiego dei medicinali), che mostra come un anziano su 4 rischia reazioni avverse ai farmaci. Non solo: uno su 10 assume medicine in modo sbagliato e più a lungo del necessario perché il medico non ha aggiornato la terapia.
Farmaci agli anziani: necessario fare il tagliando alle terapie
Francesco Landi, presidente SIGG (Società italiana di gerontologia e geriatria), “La politerapia, ovvero l’assunzione di 5 o più farmaci, nel nostro Paese riguarda il 75% degli over 60. Questa, insieme alle terapie prolungate nel tempo senza indicazione, possono comportare pericoli e un grave spreco di risorse. Si stima che almeno 2 milioni di anziani sperimenti il rischio di eventi avversi gravi per colpa delle interazioni fra farmaci prescritti. Ma un farmaco non è per sempre e non sempre lo stesso medicinale è necessario in tutte le fasce d’età. Spesso invece tali prescrizioni rimangono come un obbligo rituale, per cui un farmaco si continua a prendere per anni, ben oltre quanto sia necessario per una sorta di ‘inerzia terapeutica”.
L’avvertimento della SIGG
La SIGG, insieme ad altre cinque società scientifiche, ha formulato per questo motivo le prime Linee Guida italiane per la corretta gestione della politerapia e delle malattie complesse. Secondo quanto scritto nel documento un aggiornamento annuale delle terapie potrebbe comportare una grossa riduzione nell’impiego dei farmaci, in particolare quelli di largo utilizzo come statine o gastroprotettori. Secondo le stime ogni anno almeno un farmaco potrebbe essere escluso dal carico terapeutico.
Rivalutare periodicamente il regime terapeutico
Graziano Onder, responsabile scientifico delle Linee Guida e direttore del dipartimento Malattie cardiovascolari endocrinometaboliche e invecchiamento dell’Istituto superiore di sanità, sottolinea che “la prima raccomandazione delle nuove Linee Guida prevede di definire un piano di cura con l’obiettivo di prescrivere solo farmaci compatibili, necessari e realmente efficaci nel controllo dei sintomi e delle complicanze. Il documento si focalizza sulla necessità di una periodica revisione della terapia, con eventuale riduzione o sospensione di farmaci, alcuni molto diffusi e abusati. Almeno una volta l’anno, e ogni volta che vi siano variazioni delle condizioni cliniche il regime farmacologico andrebbe rivalutato complessivamente, puntando alla deprescrizione, condividendo con il paziente il nuovo schema terapeutico, e cercando di semplificare e ottimizzare il più possibile la terapia”.
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