Negli ultimi mesi del 2021 e nei primi del 2022, il dibattito sulla strategia vaccinale, concertata da OMS e Autorità sanitarie nazionali, ha costituito il primo punto di interesse per i media.
Anche la comunità scientifica, quella seria, si interrogava sulla necessità di estendere l’obbligo vaccinale a particolari categorie di individui, come ad esempio, i guariti da infezione Sars-CoV-2.
Questo interrogativo devono esserselo posto anche un gruppo di studiosi italiani che hanno pubblicato un un articolo, SARS-CoV-2—The Role of Natural Immunity: A Narrative Review sul Journal of Clinical Medicine, in cui affrontano alcune delle controversie relative all’utilità dell’immunità naturale e di quella indotta dal vaccino nel ridurre la mortalità/morbidità della COVID-19.
Nella ricerca studio, coordinata dalla dottoressa Sara Diani, il gruppo di esperti, tra cui spiccano i nomi del dott. Alberto Donzelli e del dott. Eugenio Serravalle, ha affrontato una revisione critica di 900 lavori trovati sui motori di ricerca di letteratura medica (dei quali 246 ritenuti pertinenti), analizzando diversi aspetti quali la durata dell’immunità naturale, l’immunità cellulare, la reattività crociata, la durata della protezione immunitaria post-vaccinazione, la probabilità di re infezione e le sue manifestazioni cliniche nei pazienti guariti, il confronto tra vaccinati e non vaccinati per quanto riguarda le possibili re infezioni, il ruolo dell’immunità ibrida, l’efficacia dell’immunità naturale e di quella indotta dal vaccino contro la variante Omicron.
Dalla review, affermano gli autori, si evidenzia che la stragrande maggioranza degli individui colpiti da COVID-19 sviluppi un’immunità naturale, efficace nel tempo ed in grado di fornire protezione sia contro la re infezione che contro la malattia grave.
I lavori oggetto di revisione indicano che l’immunità indotta dal vaccino decade più rapidamente di quella naturale ed inoltre, in caso di re infezione, nei soggetti con immunità naturale la gravità dei sintomi è significativamente inferiore a quella dell’infezione primaria, con una minore ospedalizzazione ed una mortalità più bassa.
Pur sollecitando la necessità di sviluppare nuove ricerche volte a misurare la durata dell’immunità naturale nel tempo, i ricercatori concludono evidenziando come, la valida protezione indotta dall’immunità naturale dopo la COVID-19, sia paragonabile o superiore a quella indotta dalla vaccinazione anti-SARS-CoV-2, rendendo di fatto non indicata la vaccinazione nei soggetti non vaccinati guariti dalla COVID-19.
Questo articolo del JCM giunge ad ulteriore conferma di quanto, altri autori e tutta la comunità di operatori della salute che seguono il principio vitalista, sostengono da sempre… Il terreno individuale è tutto.
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