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15 Novembre, 2022

Ulrich Beck: l’etica dello sviluppo e della seconda modernità nella società del rischio

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Ulrich Beck è stato un sociologo tedesco, nato nel 1944 e morto nel 2015.

Il suo libro che ha aperto nuovi scenari nel dibattito sociologico e contemporaneo è del 1986 (tradotto in italiano solo nel 2000): La società del rischio. Verso una seconda modernità.

Sottraendosi ai meandri della definizione di un’ipotetica società postmoderna, rifiutando sia un atteggiamento catastrofista che una aproblematica apologia del progresso, Beck parte dall’assunto che noi viviamo in un’epoca in cui la modernità ha cominciato e sta imparando a riflettere su se stessa.

“Come nel XIX secolo la modernizzazione ha dissolto la struttura fossilizzata della società feudale con la sua organizzazione per ceti ed ha prodotto il quadro di fondo della società industriale, così oggi la modernizzazione dissolve la società industriale e fa sorgere da essa il profilo di un ‘altra società.” La modernizzazione oggi si confronta con se stessa. Ed innanzitutto con i suoi effetti collaterali, con il cambiamento climatico, ma in generale con i rischi cui essa si espone da se stessa. “Il processo di modernizzazione diventa riflessivo, si fa tema e problema di se stesso.”

La globalizzazione sta ridefinendo non solo la redistribuzione della sua ricchezza, ma anche dei suoi rischi. Nuove diseguaglianze nascono in questo senso. La recente pandemia ha in effetti mostrato di maggiormente colpire la popolazione già economicamente svantaggiata.

“Con la crescita del potenziale della razionalità rivolta allo scopo cresce anche l’incalcolabilità delle sue conseguenze.” Si aprono nuove domande che riguardano propriamente l’etica: quali rischi sono accettabili, come vogliamo vivere. Si aprono nuovi spazi politici, quelli di una considerazione ecologica dello sviluppo economico. La valutazione tecnico-scientifica dei rischi resta ancora spesso disgiunta dalla gestione delle possibili iniquità e delle resistenze che si possano incontrare nella società. C’è una determinazione razionale del rischio, ma ce n’è anche una diffusa percezione irrazionale. Occorre sinergia ed equilibrio tra la validità della razionalità scientifica e i modi delle decisioni e delle soluzioni politiche. La razionalità scientifica deve intanto emanciparsi dalla logica economica, che è cieca di fronte ai rischi.

I rischi dispiegano del resto un effetto livellatore: rischiamo tutti, siamo tutti chiamati in causa. “Il potenziamento dei rischi fa sì che la società planetaria si contragga in una comunità di pericoli.” Con reazioni ancora poco consapevoli. “La società del rischio va dall’isteria all’indifferenza e viceversa.” Ma il sentimento di paura e di insicurezza deve attingere al potenziale di consapevolezza che deriva dalla conoscenza. Dobbiamo chiederci se sia ineluttabile che la nostra civiltà stia rendendo più invivibile per noi il pianeta in cui viviamo e che lasciamo alle future generazioni. Natura e società sono nella seconda modernità indistricabili. E la scienza si fa essa stessa riflessiva, problematizzando e mettendo in discussione i suoi stessi paradigmi.

“Oggi e in futuro si dovrà imparare, sotto la spada di Damocle dell’apocalisse della nostra civiltà, a sedersi attorno ad un tavolo e a cercare di realizzare, al di là di qualsiasi tipo di steccato, soluzioni per i pericoli di cui noi stessi siamo responsabili.” È in gioco anche la democrazia, per la quale la società del rischio è una sfida. “La società del rischio ha insita una tendenza ad un legittimo totalitarismo di difesa dai pericoli”. Ma tuttavia “la società del rischio è anche la possibilità di una società autocritica.”

La Metamorfosi del mondo 

La metamorfosi del mondo è il titolo del libro prima della cui revisione Ulrich Beck è morto di infarto. Il titolo è programmatico: nella seconda modernità non è più questione di cambiamento sociale, ma appunto di una metamorfosi del mondo. Metamorfosi e non trasformazione, cioè a parere di Beck qualcosa di radicalmente nuovo. Noi oggi viviamo nella metamorfosi del mondo, stiamo forse elaborando una nuova immagine del mondo.

Oggi la globalizzazione è un dato di fatto, viviamo in un mondo cosmopolizzato.

Il rischio globale arriva come minaccia, ma porta speranza. “Il rischio globale ha due facce: la traumatica vulnerabilità di tutti e, di conseguenza, la responsabilità per la sopravvivenza di tutti, ciascuno di noi compreso. Ci costringe a ricordare a noi stessi i modi in cui il genere umano mette a repentaglio la propria esistenza. Perciò, la coscienza dell’umanità diventa il punto di riferimento fisso.”

La metamorfosi è latente, è un occasione ancora da cogliere. La digitalizzazione, per esempio, è tanto una minaccia della libertà quanto una formidabile risorsa. Il cambiamento climatico è una scommessa di ridefinizione delle nostre priorità.

Per noi recentemente il rischio di una pandemia è divenuto realtà, e forse ancora ci percepiamo in bilico tra catastrofe e metamorfosi.