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21 Maggio, 2023

Diario di un omeopatia preso dal Covid. 4° parte. Espiazione

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Tempo di lettura: 6 minuti

Diario di un omeopata preso dal Covid. 1° parte

Diario di un omeopata preso dal Covid. 2° parte. 

Diario di un omeopata preso dal Covid. 3° parte. 

 

Evito di sentire le notizie. Le voci cariche di virile insistenza dei media nostrani. Un po’ mi sento in colpa quando mi autoescludo. Mi rifaccio con gli incessanti e terribili dati del Gimbe, vagando in un ginepraio grottesco di numeri stratosferici dove espio il disgusto verso l’idolatria della scienza e sogno da un continente all’altro viaggi esotici oramai impossibili.

Tampone sì, tampone no. C’è molta indecisione su cosa sia giusto fare per ridurre il rischio di contagi. Che fare? Boh! L’OMS indica di fare tamponi solo nei casi sintomatici, come anche l’Istituto Superiore di Sanità ma non ne sono proprio sicuri. Queste norme vengono attuate in tutte le regioni, tranne il Veneto.

Decreti e controlli

Siamo tutti uguali nei prestampati e la vera democrazia sovrasta la tipica italica minaccia alla divisa del “lei non sa chi sono io”.

Però la gente sfida anche la sorte pur di farsi uno spritz all’aria aperta.

I Carabinieri denunciano un uomo che beve al baretto di un benzinaio. Lui si difende dicendo che era lì per fare il pieno, ma hanno accertato “che non aveva l’auto con sé”.

La paura si diffonde e induce ad acquistare armi. Visto che il virus non si può colpire in questo modo il neo armato è andato dai Carabinieri per denunciare l’arma, ma questi hanno denunciato lui per violazione del decreto. Non sapeva neanche lui che i topi da appartamento sono gravemente sottoccupati in questo periodo.

Ci sono migliaia di storie simili, alcune anche patetiche, come quella del Calambrone, nota località vicino a Pisa dove una anziana ottantenne si è persa nella pineta mentre era alla ricerca di asparagi selvatici. È stata fuori tutta la notte ricercata da Agenti, Vigili del Fuoco, Polizia etc., fino a quando il marito non l’ha trovata ed è stato denunciato senza indugio insieme alla moglie come trasgressori del decreto.

Per risparmiare risorse umane i sindaci utilizzeranno i droni per controllare i pericolosi fuggiaschi.

Soli

La solitudine induce il sig. Popp, paziente colto, ed ecologista angosciato dalla “fine di mondo”, a esplorare con maggior rigore il proprio inconscio.

“Stanotte non ho dormito, avevo in mente sempre questa cosa, non dovrei dirlo a lei che è un omeopata, ma mi può capire… ho preso in ordine Coffea tosta, Melatonina, Valeriana, Xanax, Trittico, ma non c’è stato niente da fare”.

È partito tutto all’inizio della pandemia quando mi mancava del dentifricio. Al Supermarket quello che compro di solito era esaurito e allora ho tagliato il tubetto che credevo fosse vuoto e invece ho visto che adesa alle pareti ne rimaneva una certa quantità.

Così ho pensato a quanto dentifricio viene sprecato in questo modo e ho calcolato che in un mese in casa mia sono stati consumati tre tubetti di dentifricio. Sa io sono un chimico e ho pesato la quantità di dentifricio mediamente che rimane appiccicato alle pareti e viene buttata via e ho calcolato che ogni mese in Italia 3 cc pro-capite vengono gettati insieme al tubetto. Il corrispondente in peso sono oltre 2.000 tonnellate gettate via, buttate…capisce?

La solitudine carpisce segreti. “Mi sono accorto da qualche tempo che parlo da sola”. La gente parla da sola? Più di quello che si possa pensare anche se non ci sono dati certi. Il fatto di parlare da soli permette alla mente di acquisire nel lungo termine capacità psicologiche migliori rispetto a chi non lo fa. Così dicono gli esperti. Altro che solipsismo psicopatico pandemico.

Discriminazioni nordiche

È stato un incubo”. Volti scuri, malcontento e rabbia per i 40 turisti italiani rientrati con un volo Alitalia dalle Mauritius, nell’Oceano Indiano. “Volevamo solo andare in vacanza. Non è giusto! Abbiamo subito una vessazione fuori dal comune, un disagio assurdo. Non capiamo perché solo noi, lombardi e veneti, non siamo scesi alle Mauritius”. Rimpatriati, l’opposto dei clandestini, per un eccesso di cittadinanza.

“Perché solo noi… e gli altri? Sono stati con noi sul volo, quindi sono contagiati anche loro. Noi italiani siamo stati trattati da profughi, uno schifo, e l’Alitalia? Non ci hanno dato neanche l’acqua sull’aereo. Niente assistenza. Alitalia con me hai chiuso!”. Profetica, ha chiuso davvero, non solo con lei.

Il matrimonio coatto nell’unione pandemica

Qualcosa di buono l’ha fatto anche Freud quando ci ha avvertito che “educare, curare e governare sono tre professioni impossibili”. Questa impossibilità consiste nel fatto che ciascuna delle tre professioni, per raggiungere il suo obiettivo, cioè l’autotrasformazione degli esseri umani, è costretta a basarsi su qualcosa che ancora non esiste. E allora? Allora aggiungerei alle impervietà, il coniugare, che poi determina l’educare. Quindi non stupiamoci se stare insieme gomito a gomito porta i coniugi (e l’eventuale prole) al disgusto reciproco.

I risultati di un questionario appositamente studiato, inviato tramite i maggiori social (Instagram e Facebook) sono raggelanti: durante la quarantena si è verificato un fortissimo calo del numero e di piacere nei rapporti. Risulta particolarmente allarmante il gran numero di risposte: “nessuna soddisfazione”.

Magari anche gli stadi vuoti hanno ridotto l’esprit de vivre del maschio italico medio. Una donna ha segnalato il marito, uscito a fare la spesa nonostante il frigo fosse strapieno. “Sono convinta che volesse fare ben altro” dichiara con amarezza.

Sarebbe confermato, come dice il fratello Marx, che la coppia è per definizione un insieme di tre persone di cui una è momentaneamente assente.

Contatto in sicurezza

A prima vista potrebbe essere per via della paura dei contagi. Gli scienziati hanno stabilito dopo accurate misurazioni che un metro rappresenta una distanza minima accettabile per limitare i contagi. Ma nell’indagine si parla di soddisfazione non di performance. A meno che gli intervistati abbiano preteso di trarre grande soddisfazione nei rapporti senza mettere in atto gli avvicinamenti necessari per una sana coniugazione.

Quindi è scientificamente dimostrato: più si è vicini meno si desidera il partner. Fare lo stesso lavoro ancora peggio, vivere e lavorare insieme ai figli, nella stessa casa, gomito a gomito, in una dimensione distante da tutto il sociale, sembra sia alienante anche a prima vista senza neanche bisogno di un sondaggio.

Se la vicinanza produce tutto questo, meglio starsene distanziati davvero e reintrodurre magari le unioni per procura e tornare a mettere i figli in colonia e in collegio. La famiglia ne trarrebbe un grande vantaggio sostenuto dalle evidenze scientifiche, anche a scapito della natalità, che diventa un fattore trascurabile nell’economia delle politiche sanitarie vigenti. Grazie Covid che ci hai illuminato sul senso della famiglia e della procreazione!

Indecessi

Però ovunque più che di nati si parla di morti. Sono più di prima, ma forse no, solo in certi posti, fra poco saremo tutti morti, macché sono tutte balle…

Ognuno deve dire la sua, si parla di morti ma non della morte e forse è meglio così, altrimenti dovremmo scomodare i piani superiori e accettare la volontà di Dio che attraverso il virus e le presunte cure protocollate sta facendo il bello e il cattivo tempo.

Molti pensano che siamo colpevoli e quindi dobbiamo essere puniti. Non si preoccupi il Signore, a punirci già ci pensiamo noi; quindi, è inutile che ci flagelli con le epidemie, sappiamo farlo già molto bene.

Le preghiere, ma anche i rituali pagani sono diventate le difese di una immunità di gregge. L’esposizione dilagante del tricolore alle finestre con sopra il motto “Ce la faremo”  fa parte della percezione di un destino identitario frutto di comportamenti patriottici disciplinati e rispettosi.

Ovunque tira aria di espiazione. “Ce lo siamo meritato!”. Tutti quei Rolex e gli sprechi, il qualunquismo, il cinismo dilagante, l’idiosincrasia per il diverso, il nichilismo e il degrado etico… Ma il virus non ci sente proprio e che fa?

Mutazioni e relazioni

I mesi trascorrono nel tristo sgomento, non cambia nulla, tranne il virus che dilaga alla faccia delle chiusure. Anzi sembra proprio che più ci si chiuda più ci si ammala, ma questo non si può dire. La paura che il popolo insorga fa capolino e “Repubblica” ammonisce in vista delle temute sommosse: “commercianti, ristoranti, allenatori sportivi, organizzazioni neofasciste e movimenti, pronti a manifestare in molte città d’Italia”. I sindaci: “Servono azioni concrete, faremo di tutto per spegnere violenze”.

Nel frattempo il virus si da’ da fare ovvero aggira gli ostacoli dell’immunità. “Mutatis mutandis”, il virus si adatta, cambia vestiario, elude, si diffonde e scardina i sistemi di allarme con l’intelligenza di un essere evoluto.

La scienza afferma che trattasi di “errori casuali”. Così per caso, senza finalità alcuna. Ma chi ci crede? Forse il 95% degli italiani, quelli che vanno a vedere Checco Zalone anche dal vivo. Ma adesso niet, anche loro chiusi in casa o dispersi nei luoghi più inaccessibili e poi ci stupiamo se gli alieni ci schifano.

Intanto arriva un nuovo scritto dalla paziente poetessa. “Ringrazio per l’apprezzamento e le mando un altro scritto corsaro… eh… eh”

Non sento più i rumori

non sento più i motori

con la Covid neanche gli odori

Le barche tirate a secco

sospese in una posizione innaturale

in attesa che il mondo ritorni

Ora è tutto manomesso

La flotta sanitaria arrivò poderosa

sbarcò e si sistemò sugli altari

con la forza della persuasione

senza resistenze

invasa di luoghi precotti

Disposizioni perentorie

sensi unici

divieti paterni e dure censure

Fate i bravi

pensate alle vostre cene

e andrà tutto bene

Non si può tornare indietro

nel mondo mal calpestato dal piede umano

Rimane solo la caverna

reminiscenza funesta

di una impresa moderna

Per saperne di più… 🙄

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