Quando parliamo di apprendere dagli animali le conoscenze necessarie a migliorare la nostra salute, molti di noi pensano a pratiche aberranti e spesso inutili, in particolare alla vivisezione. È un’idea quanto meno parziale: molti dei ricercatori che lavorano con gli animali li amano profondamente e non farebbero mai nulla di simile. In effetti esistono molti altri modi in cui gli animali possono guidarci nella comprensione dei meccanismi che governano il funzionamento del nostro organismo. In molti casi, ad esempio, basta osservarli: scopriremo quanto la loro esistenza sia più sana della nostra e quanto la modernità ci abbia condotto verso pessimi stili di vita.
Gli scimpanzé e i segreti di una vita sana
Gli scimpanzé, ad esempio, possono insegnarci a invecchiare in modo sano? Questa domanda è stata al centro di diverse ricerche condotte su questi primati selvatici e quelli che un tempo erano tenuti in cattività nei laboratori scientifici. Un articolo pubblicato su National Geographic ha messo in luce le differenze tra gli scimpanzé anziani che vivono in natura o nei santuari e quelli che hanno trascorso gran parte della loro vita in cattività. È emerso che gli esemplari che vivono in libertà godono di una salute molto migliore, sebbene gli altri ricevano cure mediche e cibi molto più nutrienti. Questo parallelo fa suonare un campanello d’allarme nella vostra testa? Dovrebbe, perché al posto degli scimpanzé in cattività, sedentari, iper-nutriti e iper-medicalizzati, potremmo esserci noi uomini moderni.
Il segreto è l’attività fisica
Lo studio condotto sulle popolazioni di scimpanzé selvatici nel Parco nazionale di Kibale in Uganda ha fornito importanti indicazioni sul processo di invecchiamento di questi primati. Mentre gli scimpanzé in cattività sviluppavano disturbi associati all’invecchiamento umano, come malattie cardiache e diabete, quelli in natura mostravano uno stato di salute più robusto nonostante l’avanzare dell’età. La differenza principale sembra essere l’attività fisica. Gli scimpanzé selvatici devono muoversi costantemente alla ricerca di cibo e devono badare a se stessi anche quando sono malati o feriti. Questo stile di vita attivo sembra favorire un invecchiamento più sano, in cui i primati mantengono la loro autonomia e resistenza muscolare.
Il ruolo dell’alimentazione
Tuttavia, è importante considerare anche l’alimentazione. Gli scimpanzé in natura hanno accesso a una gran varietà di frutta e verdura, mentre quelli in cattività spesso si nutrono di cibo ricco di nutrienti fornito nei laboratori. Ciò potrebbe spiegare le differenze nel livello di colesterolo e altri marker di rischio cardiovascolare osservati tra gli scimpanzé dei santuari e quelli dei laboratori. Anche gli studi condotti su popolazioni umane, come i cacciatori-raccoglitori, hanno evidenziato che un livello costante di attività fisica può contribuire a un prolungamento dello stato di buona salute nell’invecchiamento. Ad esempio, gli Hadza in Tanzania, che continuano a essere attivi nella loro attività di foraggiamento per tutta la vita, mostrano una velocità di camminata stabile nonostante l’avanzare dell’età.
Cosa possiamo imparare?
Ciò non vuol dire che dobbiamo tornare a vivere nella giungla, lanciarci da un ramo all’altro e rinunciare ai grandi progressi che la medicina ha nel tempo raggiunto. Per nostra fortuna, possiamo combinare gli aspetti migliori di ogni stile di vita, per realizzarne uno che ottimizzi tutti i fattori a nostra disposizione. Possiamo, cioè, cercare di mantenere una vita attiva il più a lungo possibile, anche in vecchiaia, e allo stesso tempo regolare la nostra alimentazione, integrare gli elementi nutritivi che la scienza ci dice essere indispensabili, e ricorrere alle cure mediche necessarie ogni volta che ne abbiamo bisogno. Possiamo creare una vita salutare che prenda a modello ciò che abbiamo imparato dalla Natura, ma che sia cucita addosso a noi.
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