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15 Settembre, 2023

Gli incontri impossibili: Hahnemann e Arthur Rimbaud

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Era un giorno di festa. I famigliari di Hahnemann salirono sulla carrozza che li avrebbe portati a fare un giro per la campagna. Il medico tedesco, troppo occupato dal lavoro per seguirli, ne approfittò per parlare con Arthur Rimbaud, il giovane poeta francese, da poco assunto come educatore.

– Cosa avete intenzione di insegnare ai miei figli?- Domandò Hahnemann.

– L’idolatria e l’amore per il sacrilegio. – Rispose il poeta francese. 

– Siete impazzito? I miei figli devono apprendere il bene, non il male! –

E Rimbaud: – La morale è la fiacchezza del cervello.

– Il medico tedesco, stralunato: – Cosa intendete dire? – 

Il poeta francese allargò le braccia verso l’alto. – Oh! Tutti i vizi, ira, lussuria, magnifica la lussuria; soprattutto la menzogna e l’infingardaggine.-

Hahnemann, furibondo: – Vi darò un sacco di legnate.- 

Rimbaud, le mani strette al petto, si accasciò sul pavimento e iniziò a lamentarsi: – Ah! I polmoni mi ardono, le tempie mi rimbombano! La notte mi rotola dentro gli occhi, con questo sole! Il cuore…le membra…-

Il medico tedesco, preoccupato, si precipitò in soccorso del giovane francese. –  Ditemi cosa sentite, in nome di Dio.-

Rimbaud, sopraffatto dal dolore, chiuse gli occhi e urlò: – Le viscere mi bruciano. La violenza del veleno mi torce le membra, mi rende deforme, mi rovescia a terra. Muoio di sete, soffoco, non posso gridare.- 

Hahnemann, tenendogli il polso e osservandolo con occhio esperto, gli sussurrò: –

Mio caro ragazzo, voi siete giovane e sano. Ditemi: cosa vi turba? – 

E Rimbaud, sempre con gli occhi chiusi: – Dovrei avere il mio inferno per l’ira, il mio inferno per l’orgoglio, e l’inferno della carezza; un concerto d’inferni. –

Hahnemann lo accarezzò sulla testa.- Queste sono parole troppo dure per un bel giovane come voi. Possibile che, nella vostra mente, non ci siano pensieri più positivi?-

Finalmente Rimbaud riaprì gli occhi. Afferrò le mani del medico tedesco, le baciò e disse, guardandolo fisso negli occhi:- Grazioso figlio di Pan! Intorno alla tua fronte cinta di fiorellini e di bacche i tuoi occhi, globi preziosi, si muovono.-

Hahnemann, indignato, arretrò: – Signore, come vi permettete?-

Ma Rimbaud non desistette e lo abbracciò.- Essere di Bellezza di alta statura. Sibili di morte e cerchi di musica sorda fanno salire, allargarsi e tremare come uno spettro questo corpo adorato. – 

Hahnemann cercò di respingerlo, l’altro iniziò a togliere fiori dai vasi e a gettarli sulla testa dell’allibito medico tedesco. – Adornatevi, ballate, ridete. Io non potrò mai buttare l’amore dalla finestra.-

Hahnemann:- Insomma, signore, cosa volete da me?-

Rimbaud: – Che io abbia realizzato tutti i vostri ricordi, che io sia colei che sa incapestrarvi, io vi soffocherò. –  Andate via! – Urlò Hahnemann. – Prendete questa bottiglietta di Moschus e fate in modo che non vi trovi quando ritornerò: siete licenziato! – Ribadì il medico tedesco, uscendo in fretta e furia da casa sua. L’intera famiglia si stupì quando Hahnemann, paonazzo in viso e con la lingua penzoloni per la folle corsa, raggiunse la carrozza che viaggiava veloce, trainata da quattro possenti cavalli.

Solo Louise, la figlia più piccola, osò chiedere, ad alta voce, alla madre: – Perché nostro padre ha corso fino qua con rose e margherite infilate tra i capelli? Sembra uno di quegli strani personaggi, dipinti nei quadri, né maschio né femmina. –

Tutti scoppiarono a ridere, tutti, tranne Hahnemann: – Tacete!-  Urlò, inviperito, con il poco fiato rimasto nei polmoni.- Il primo che apre ancora bocca, continuerà a piedi questo viaggio! –