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13 Gennaio, 2020

Una tragedia silenziosa

Il disagio esistenziale di bambini e adolescenti è sempre più forte, ed emerge con sintomi e patologie sempre più frequenti.

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Le statistiche internazionali, a partire dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, rilevano che i disturbi neuropsichiatrici e le così dette neurodiversità infantili, tendono attualmente dal 9 al 20 per cento nei minori di 18 anni. Un bambino su cinque. In questi numeri sono inclusi i disturbi dell’umore, le sindromi da iperattività, le sofferenze cognitive, i deficit di apprendimento.

Un altro dato rilevante registra negli ultimi anni un costante aumento di pazienti pediatrici in carico alle neuropsichiatrie.
In Lombardia, siamo passati, dal 2008 a oggi, da 65 mila minori a 114 mila, e l’aumento è stato particolarmente elevato per adolescenti e preadolescenti.

Le statistiche non mentono:
• 1 bambino su 5 ha problemi di salute mentale;
• l’ADHD è aumentata del 43% ;
• l’autismo è cresciuto vertiginosamente;
• La depressione negli adolescenti è aumentata del 37% ;
• I suicidi nei bambini tra i 10 e i 14 anni sono aumentati del 200% .

Nelle nazioni cosiddette avanzate, in cui è più forte la cultura della cura sanitaria, si registra una maggiore incidenza delle patologie e non perché le diagnostichiamo meglio: il disagio è oggettivo.
Il fatto è che assistiamo a uno slittamento verso la sanitarizzazione in tutti i discorsi sul benessere, che oggi è saturato di parole d’ordine prelevate dall’ambito medico. Parlare di benessere significa sempre di più citare radicali liberi, infezioni e prevenzione sanitaria obbligatoria.

È un dato culturale pervasivo.

Interpretare i comportamenti reali alla luce di una possibile natura patologica degli stessi, instillandone paura, è una cifra tipica delle società avanzate che determina una psichiatrizzazione anche della normalità.
Viviamo una nevrotizzazione di ciò che è sempre stato normale.
La grande enfasi dedicata al trauma (per carità, sacrosanto), l’eccesso di pretesa di felicità o il controllo dei comportamenti sono modi in cui le discipline psicologiche e psichiatriche insediano il loro intervento nella vita generale delle persone, a volte con eccesso. Vediamo anche un drammatico “over treatment” sanitario, un abuso di farmaci sin dalla più tenera età; bambini sempre più intossicati da farmaci e da cibo spazzatura, da relazioni tossiche e da abitudini malsane.

La narrazione è quella di una società saturata dai farmaci, per via dell’interesse delle società farmaceutiche, ma non sempre si tratta di una cospirazione, è la società nel suo complesso a cedere alla propria sanitarizzazione.
In parole povere, è la società stessa a richiederlo.

Dagli anni ’60 ad esempio, gli psicofarmaci sono un fenomeno di consumo di massa. Usciti dagli ospedali psichiatrici, sono diventati i farmaci di casalinghe avvilite, di tranvieri spossati, di manager stressati e di adolescenti in crisi.
Questa cultura collettiva del lenimento, cioè dello psicofarmaco riparatore, introduce a una dialettica molto scivolosa tra cura e benessere.

C’è poi da dire che le nostre classificazioni delle patologie sono pure finzioni simboliche consensuali. Ciò non significa negare la malattia, anzi. Questa finzione simbolica collettiva ci aiuta a governare il sistema delle cure, se la affrontiamo con grande spirito critico, riconoscendone i limiti, rifiutando di reificare le malattie come se fossero oggetti fisici del mondo. E’ una tragedia silenziosa quella dei nostri figli. Giacciono in uno stato emotivo devastante.

Cosa sta succedendo e cosa stiamo facendo di sbagliato?

I bambini di oggi sono privati dei fondamentali di un’infanzia sana

• Genitori emotivamente disponibili;
• Limiti chiaramente definiti;
• Responsabilità;
• Nutrizione equilibrata;
• Movimento in generale, soprattutto all’aria aperta;
• Gioco creativo, interazione sociale, opportunità di gioco non strutturati e spazi per la noia.

Invece, questi ultimi anni li abbiamo riempiti di:

• Genitori distratti e complessivamente assenti, più interessati a farsi selfie anche nei momenti più intimi, come l’allattamento o in occasioni private e che meriterebbero rispetto e pudore;
• Genitori eccessivamente indulgenti e permissivi;
• Un senso di diritto di tutto senza guadagno o responsabilità;
• Farmaci spesso inutili e dannosi;
• Sonno inadeguato e nutrizione squilibrata
• Stile di vita sedentario
• Stimolazioni senza fine, babysitter tecnologiche, gratificazioni istantanee e assenza di noia;

Pensate, negli Stati Uniti i pediatri iniziano a prescrivere il gioco come se fosse una riabilitazione o una medicina, una terapia insomma.
Una ricerca ha rilevato che il 49% dei bambini non gioca fuori da casa. C’è un’invasione di tecnologia in tutte le intercapedini della giornata, a maggior ragione nel gioco. Ciò tradisce una diffusa paura del vuoto, ovvero della noia. Questa ingiunzione a essere sempre occupati e divertiti è assolutamente disfunzionale.

È ingiusto colpevolizzare totalmente i genitori, che sono parte di un meccanismo sociale molto ampio, dentro al quale si trovano in grandissima difficoltà.
Il gioco, insieme con l’educazione, è il braccio secolare dell’ideologia e quindi non possiamo stupirci se vi ritroviamo elementi della visione dominante. Oggi è difficile per qualunque genitore riappropriarsi di un set di valori personali, figurarsi riuscire a farci crescere dentro i figli. Proprio il gioco dovrebbe essere uno di quei momenti in cui lo spazio, lasciato vuoto dagli accudimenti, dalle imposizioni e dai dispositivi educativi, è riempito dalla libera iniziativa dei bambini.

Lasciamo che i nostri figli vivano la noia!

Siamo arrivati al punto di trattare preadolescenti in crisi perché il loro profilo Instagram va male.
Il problema qui non è la solitudine, ma l’opposto: l’eccesso di sovraesposizione sociale che causa il disinvestimento dalle relazioni interpersonali e dai luoghi arrivando sino alla spersonalizzazione, alla crisi di identità.

Cosa possiamo fare?

Se vogliamo che i nostri figli siano individui sani, dobbiamo rivedere i concetti di base.
È ancora possibile!

• Impostate dei limiti e ricordate che siete voi il capitano della nave. I vostri figli si sentiranno più sicuri sapendo che avete il controllo del timone.
• Offrite ai bambini uno stile di vita equilibrato, pieno di ciò di cui i bambini hanno bisogno, non solo di quello che vogliono. Non abbiate paura di dire “no” se quello che vogliono non è quello di cui hanno bisogno.
• Fornite alimenti nutritivi e non cibo spazzatura.
• Fate attenzione ai farmaci che somministrate e fatelo sempre con grandissimo spirito critico.
• Passate almeno un’ora al giorno all’aperto, facendo attività sportive o osservazione della natura.
• Godetevi una cena familiare quotidiana senza telefonini o tecnologia che li distragga.
• Giocate i buoni vecchi giochi da tavolo.
• Lasciatevi trasportare dai vostri interessi e permettete che siano loro a condurre in gioco.
• Coinvolgete i vostri figli in qualche compito o lavoro della casa secondo la loro età (piegare i vestiti, ordinare i giocattoli, appendere i vestiti, sistemare i viveri, mettere il tavolo, dare da mangiare al cane ecc. )
• Implementate una routine di sonno coerente per garantire che il bambino dorma abbastanza. Gli orari saranno ancora più importanti per i bambini di età scolastica.
• Insegnate responsabilità e indipendenza.
Non li proteggere in eccesso contro ogni frustrazione o ogni errore.
Sbagliare li aiuterà a sviluppare resilienza e impareranno a superare le sfide della vita,
• Non fate per loro ciò che possono fare da soli.
• Educateli ad aspettare e a godere della gratificazione.
• Fateli annoiare!
• Non offritegli tecnologia come una cura per la noia.
• Spegnete i telefoni di notte, quando i bambini devono andare a letto per evitare la distrazione digitale.
• Diventate un allenatore emotivo dei vostri figli. Educateli a riconoscere e a gestire le proprie frustrazioni e rabbia.
• Educateli a salutare, a condividere, a dire “grazie” e “per favore”, a riconoscere l’errore e scusarsi (non li obbligate), a essere gentili; siate modello di tutti quei valori che volete insegnare loro.
• Siate SEMPRE collegati emotivamente: sorrisi, abbracci, baci, solletico, lettura, danza, salti, gioco.

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