Tasso di letalità più basso in Cina: possibili motivazioni
In tanti negli ultimi tempi si sono chiesti per quale motivo la Cina, che pure ha avuto un numero di contagi elevatissimo, abbia avuto un tasso di letalità più basso di quello registrato altrove, in Italia in particolare. Si è parlato di numero di morti truccato da Pechino, o di età media della popolazione più basso, o ancora di protocolli di ospitalizzazione diversi tra i due Paesi. Fra tutte queste ipotesi ci permettiamo di segnalarne una, che nulla toglie alla plausibilità delle altre, con le quali potrebbe coesistere: l’impiego della Medicina Tradizionale Cinese (MTC) nel trattamento dei pazienti.
Cos’è la Medicina Tradizionale Cinese
La Medicina Tradizionale Cinese si fonda su un modello di pensiero medico “sistemico”; l’uomo concepito come un riflesso del Cielo-Terra: il “macrocosmo” al quale egli “microcosmo” deve sempre “rispondere”. Essa è nata più di 2000 anni fa ed è basata sull’assunto che la malattia derivi dal flusso improprio della forza vitale (qi). Il movimento del qi viene regolato armonizzando le forze opposte dello yin e dello yang, che si manifestano nel corpo sotto forma di freddo e caldo, esterno e interno, deficit ed eccesso, tipo e iper. Il vitalismo alla base della metodologia di questo sistema la fa rientrare nel novero delle scienze mediche olistiche, come l’Omeopatia.
4.900 medici sul campo per applicarla durante l’epidemia
Nel corso di una conferenza stampa a Wuhan, capoluogo della provincia maggiormente colpita dello Hubei, il responsabile del Partito dell’Amministrazione Nazionale della Medicina Tradizionale Cinese Yu Yanhong ha fornito dati che corroborano questa tesi. Nello Hubei, la medicina tradizionale cinese è stata somministrata al 90,6% dei pazienti di COVID-19. Per far ciò è stata necessaria la mobilitazione di oltre 4.900 medici provenienti da ospedali e istituzioni di medicina tradizionale cinese, da ogni angolo della nazione. Si tratta di un numero enorme, equivalente a circa il 13 per cento di tutti i medici arrivati nello Hubei. Secondo Yu, tutte le prescrizioni di MTC hanno efficacemente alleviato i sintomi, rallentato la progressione della malattia, migliorato il tasso di guarigione, ridotto la mortalità e favorito la guarigione dei pazienti.
Già utilizzata per fronteggiare la SARS nel 2003
Yu Yanhong non è l’unica voce a presentarci un quadro incoraggiante dell’applicazione della medicina tradizionale alla cura di COVID19. Zhang Boli, ad esempio, è un accademico cinese, presidente dell’Università di MTC di Tianjin. È un ricercatore che conosce bene le epidemie virali, per esperienza diretta. Diciassette anni fa, infatti, aveva fatto parte del gruppo di lavoro che aveva fronteggiato la SARS. Il suo lavoro già all’epoca aveva riscosso un grandissimo prestigio internazionale, arrivando a far annoverare la MTC nelle linee guida cliniche dell’OMS. Oggi Boli ha 72 anni e, nonostante in molti gli abbiano sconsigliato di impegnarsi in prima linea in questa nuova epidemia vista la sua età avanzata, non ha voluto sentire ragioni. “Penso di poter essere ancora utile”, ha risposto. E così è stato: la terapia di sua invenzione, che unisce medicina occidentale e medicina tradizionale, ha ottenuto eccellenti risultati. “Nessuno dei 564 pazienti dell’ospedale temporaneo orientato alla Medicina Tradizionale Cinese di Wuhan ha visto il proprio stato di salute peggiorare fino a diventare grave – ha spiegato – abbiamo quindi applicato il trattamento di medicina tradizionale cinese a più di 10.000 pazienti in altri ospedali e il tasso di pazienti in condizioni gravi è stato sostanzialmente ridotto“.
I medicinali utilizzati
Ancora, Liu Qingquan, responsabile dell’Ospedale di Medicina Tradizionale Cinese di Pechino, ha affermato che due farmaci per la medicina tradizionale cinese – il Jinhua Qinggan e la Lianhua Qingwen – si sono dimostrati efficaci nel trattamento dei casi di COVID-19 lieve, mentre l’iniezione di Xuebijing può aiutare a trattare l’infiammazione e la disfunzione della coagulazione. Un numero elevato di ricerche provenienti da istituti diversi, che però sembrano convergere verso le medesime conclusioni.
Nell’attesa che anche qui da noi, nell’Occidente, ci si renda conto che è più proficua la collaborazione della competizione, vi lasciamo con una frase del prof. Antonio Negro, grande clinico e decano dei medici omeopati italiani: “Per lavare il viso ci vogliono due mani”.
1 commento
Antonio Demoro
In Italia il termine omeopatia é off limits. Anzi è considerata acqua fresca. Non ho sentito mai il parere di un medico omeopata o di un esperto in fitoterapia. Ma si sa Big Pharma non lo permette