Uomini usati come cavie da laboratorio. I rischi che avevamo paventato solo un mese fa oggi sembrano materializzarsi senza che ci sia barriera etica che tenga. L’ipotesi che circola oggi nella comunità scientifica, sostenuta da premi Nobel e università blasonate, è di quelle che farebbe accapponare la pelle anche al più cinico degli scienziati pazzi della letteratura: infettare persone sane con il Sars-Cov-2 per verificare se i nuovi vaccini in fase di test offrano protezione dal virus. Ripetiamo, perché vi siano ben chiare le implicazioni morali di un atto così azzardato. Vogliono infettare delle persone sane, giovani e in salute con un una malattia per la quale al momento non esiste nessuna cura efficace certa, esponendole a gravissimi rischi che possono arrivare fino all’exitus, per verificare se, eventualmente, i vaccini in fase di test diano una qualche forma di immunità, allo stato attuale assolutamente non garantita. Un’immunità che gli ultimi dati sembrano anzi negare, o comunque restringere a pochi mesi. Circostanza che renderebbe questa roulette russa ancora più pericolosa e probabilmente inutile.
Come dicevamo poc’anzi, la proposta diffusa sul sito 1daysooner.org non viene da qualche colorito commentatore da salotto televisivo trash, ma dal fior fiore dell’Intellighenzia medica mondiale: 125 i più illustri ricercatori al mondo, tra cui ben 15 premi Nobel. Sono loro, infatti, ad aver sottoscritto una lettera aperta indirizzata a Francis Collins, direttore dei National Institues of Health (l’agenzia del governo degli Stati Uniti dedicata alla ricerca biomedica), esercitando pressioni perché questa possibilità non resti solo un’ipotesi. Gli argomenti sono quelli che noi tutti possiamo immaginare, e vanno dalla fretta di arrivare all’agognato vaccino (non dimentichiamo che l’urgenza, vera o presunta, è il grande cavallo di battaglia di chi vuole aggirare lacci e lacciuoli di legislazioni troppo sensibili ai diritti delle persone) al pericolo che gli infetti diventino troppo pochi (?) per testare efficacemente l’efficacia del vaccino.
Tra i firmatari della lettera compare, manco a dirlo, Adrian Hill, direttore del Jenner Institute dell’Università di Oxford, che possiede uno dei 23 prototipi di vaccino contro il coronavirus (sviluppato in collaborazione con i pesi massimi di Big Pharma Irbm e AstraZeneca) già arrivati alla fase della sperimentazione sull’uomo. Non sorprende, dunque, che a detta sua, questo tipo di sperimentazione sia “assolutamente fattibile” e che non vede alcun motivo per cui non si possa procedere “nei prossimi mesi”. Possiamo solo immaginare che flussi di cassa registrerebbero le aziende produttrici nel caso il vaccino arrivasse sul mercato, e fosse magari imposto per legge a tutta la popolazione.
Ma come fare a convincere una persona sana ad accettare un rischio del genere? Quale individuo sano di mente potrebbe mai pensare di contrarre di sua spontanea volontà una malattia così pericolosa? I più smaliziati dei nostri lettori conosceranno già la risposta: l’individuo povero. Quello, cioè, che non può permettersi di pensare alle ripercussioni future di un’azione avventata, perché futuro non ne ha. Una persona così fragile e ricattabile può essere convinta con pochi spiccioli ad accettare qualsiasi compromissione dei diritti, senza protestare né farsi troppe domande. E se dovesse morire, beh, è la scienza bellezza!