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22 Agosto, 2020

L’omeopatia in Italia: dalle origini ad oggi – Quarta parte

Attualità dell'Omeopatia in Italia

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Riedizione ampliata dell’articolo originale “Die Homöopathie In Italien – Von den Ursprüngen bis heute” pubblicato su Spektrum der Hoömopathie – 2017 n° 3 – ISSN 1869-3091

Scrivendo questo articolo, mi rendo sempre più conto che descrivere la storia e l’attualità dell’Omeopatia in Italia, in poche cartelle è impresa ardua. Mi sono cimentato in questa impresa perché ritengo che sia importante per tutti conoscere, almeno da quel poco che sono riuscito a raccontare, una realtà così peculiare, ma così variegata. In Italia abbiamo rappresentate tutte le correnti del pensiero omeopatico del mondo, questa è una grande ricchezza che, dall’altro lato della medaglia, ha presentato anche tanti problemi, soprattutto di disunità e a volte di lotta intestina, poco funzionale a uno sviluppo coerente e costante. Se gli attacchi che l’Omeopatia riceve in questi anni, saranno funzionali a ritrovare uno spirito di unità e il desiderio di lavorare insieme, per il bene di quell’umanità ammalata che guarda all’Omeopatia come soluzione rapida, duratura ed efficace dei problemi legati alla salute, saranno stati attacchi benedetti.
Se gli omeopati riusciranno a ricordare ai colleghi allopati che il lavoro del medico non è di comunicare evidenze ai pazienti, ma di prendersi cura di essi, individualmente, come persone e non come numeri, allora tutti gli sforzi, le amarezze, le ferite, non saranno state sopportate invano.

Il Museo dell’Omeopatia di Piazza Navona

Il 17 giugno 2013 viene aperto a Roma, nella Storica ed elegante cornice di piazza Navona, il Museo dell’Omeopatia. Il Museo nasce da un progetto di Antonio Negro, il padre spirituale di tutti gli omeopati italiani, di cui abbiamo già parlato, e viene inaugurato nel giorno del suo compleanno, dai figli Francesco, omeopata e Paolo, chirurgo addominale di fama internazionale. Lo scopo, attraverso l’acquisizione, la raccolta e la conservazione di documenti e pubblicazioni, è di ricostruire la storia dell’Omeopatia, dai suoi esordi a oggi, allo scopo di fornire un contributo culturale al suo ulteriore sviluppo. Il Museo, autentico gioiello nel cuore di Roma, grazie alla passione e alla competenza dei due fratelli Negro, Francesco è autore di numerosi libri di omeopatia e di storia dell’omeopatia, e conserva oltre 5.000 tra volumi e riviste, manoscritti, autografi (tra i quali alcuni di Samuel Hahnemann), fotografie, diplomi, medaglie commemorative, pubblicità, curiosità, trousse & case, filatelia, numismatica e archivi privati di omeopati italiani dell’800 e del 900.

Dalla collaborazione tra il Museo di Roma, la LUIMO, il CeMON Presidio Omeopatia Italiana e grazie alla lungimiranza e all’apertura mentale di Gennaro Rispoli, direttore del Museo delle Arti Sanitarie di Napoli e primario chirurgo di un importante ospedale, presso quest’ultima prestigiosa struttura, situata all’interno del monumentale Ospedale degli Incurabili, nel cuore del centro antico di Napoli, a febbraio del 2016 viene inaugurata la sezione Omeopatia, che contiene, tra gli altri preziosi reperti, una rara copia dell’edizione dell’Organon in lingua italiana, di Bernardo Quaranta, datata 1824.

Omeopatia Veterinaria

Un’altra realtà che dona lustro all’Omeopatia italiana è la Veterinaria. Il capostipite, decano e fondatore della disciplina in Italia è stato Franco Del Francia scomparso nel 2011, che ha formato decine e decine di omeopati veterinari e dato lustro alla sua professione con pubblicazioni, ricerche e fondando la prima scuola, nel meraviglioso borgo antico della Toscana, Cortona, dedicata solo ai veterinari. Accanto a lui si sono distinti per

Dott. F. Del Francia

abnegazione e qualità dell’insegnamento, il suo braccio destro Mario Sciarri, Andrea Brancalion, Maurizio Testadura e Mauro Dodesini, oggi tra i migliori medici veterinari omeopati in Italia. Dall’esempio del Maestro Franco Del Francia, alcuni suoi allievi, quali David Bettio, Barbara Rigamonti, Marina Nuovo e Roberto Orsi, hanno fondato la SIOV, Società Italiana di Omeopatia Veterinaria, che oltre a tenere un corso di base triennale, rappresenta, con successo, la categoria con le istituzioni e gli Ordini dei Veterinari. Nel 2017, il loro congresso annuale, in ottobre a Bologna, è stato anche il congresso della IAVH, International Association for Veterinary Homeopathy, la LMHI dei veterinari omeopati. Il vivace mondo dell’Omeopatia Veterinaria italiana fornisce anche nuovi strumenti di formazione e aggiornamento, come quelli messi a disposizione, attraverso i webinar, da Francesca Pisseri. Molto richiesti i periodici incontri di confronto metodologico e clinico, su piattaforma web messa a disposizione dalla FIAMO, coordinati da Marco Mortari.

Agro-Omeopatia

Prof. Lucietta Betti

In occasione dell’Expo di Milano 2015, la più grande esposizione universale che promuove il dialogo e la cooperazione tra i vari Paesi, in quell’anno con il tema “Nutrire il Pianeta”, è partito un altro grande progetto, all’interno del creativo mondo omeopatico italiano: lo sviluppo dell’Agro-Omeopatia. Il progetto ha portato alla realizzazione di un orto, seguito nella sua crescita con l’uso di medicamenti omeopatici, per “curare quel che ci nutre per nutrire il pianeta”. L’iniziativa promossa dalla FIAMO con Giuseppe Fagone e coordinata da Raffaella Pomposelli, instancabile ed energica docente di omeopatia, con l’appoggio della ricercatrice Lucietta Betti, ha incontrato l’appoggio del comune di Milano che ha assegnato un’area, all’interno del Museo Botanico della città, presso la quale sono state seminate numeroso specie di verdure, la cui crescita è stata seguita e curata con l’uso di rimedi. Collateralmente alle attività agresti, si sono tenute numerose conferenze, incontri seminari, per diffondere e confrontarsi sull’argomento. Questi incontri, che hanno attirato una numerosa partecipazione di pubblico, hanno visto anche la partecipazione come relatrici, di due omeopate tedesche, Heidi Brand e Christiane Maute. Degli ultimi anni è anche il progetto di formazione che parte dal Messico con il ricercatore Radko Tichavsky. Egli viene in Italia nel 2017 dove vengono organizzati corsi secondo il suo originale metodo che cerca di adattare il metodo omeopatico allo status biologico delle piante, sganciandolo dal processo, spesso non efficace, di analogia con la Materia Medica utilizzata in umana. Esso parte dalla considerazione che l’approccio sistemico messo a punto da Hahnemann venga trasferito con la dovuta attenzione a un organismo biologico diverso dall’uomo, con sue peculiari individualità. L’oggetto di analisi e di intervento non è più la singola pianta o il singolo impianto agrario, ma diventa l’intera azienda agricola, considerata come sistema in cui portare di nuovo l’equilibrio seguendo il principio di similitudine metabolica delle singole specie vegetali in quel momento attaccate dalla patologia. Questo entusiasmante capitolo, frutto di ricerca e applicazione sul campo è sostenuto in Italia dal Giorgio Ciaccio, da Francesco Di Lorenzo, agronomo siciliano, ora incaricato a livello europeo dall’ECH di sviluppare l’area dedicata all’Agro-omeopatia e dal prof. Giovanni Dinelli ordinario di Agronomia e Coltivazioni erbacee presso il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-alimentari dell’Università di Bologna, che prosegue con entusiasmo i pionieristici e illuminanti lavori di ricerca di Lucietta Betti.

74° Congresso mondiale LMHI settembre 2019 – Sorrento

Dopo 23 anni il mondo dell’Omeopatia si ritrova a congresso in Italia, da Capri a Sorrento. Di nuovo viene scelto il meraviglioso golfo in cui la Medicina dei Simili sbarcò 200 anni prima e dal quale si diffuse nel mondo intero. La sera del 24 settembre nella sala delle Sirene dell’Hilton Sorrento Palace, davanti a un pubblico entusiasta si svolge il concerto “Note di Omeopatia“ dedicato ai grandi musicisti che sono stati trattati con l’omeopatia: Chopin, Beethoven, Schumann, Pa- ganini, Ravel, Malibran , Cole Porter, Gershwin, organizzato da Francesco Negro, al quale è stato affidato l’onore e l’onere di tenere la opening lecture il mattino dopo. Il titolo del Congresso è evocativo e rappresenta alla perfezione la realtà della nostra amata disciplina: “Omeopatia, la Medicina del Futuro dal Cuore Antico”. Sono intervenuti oltre 800 medici, veterinari e farmacisti omeopati, provenienti da 48 Paesi e da 5 continenti: tutti hanno apprezzato l’altissimo livello scientifico (Presidente del Comitato Scientifico Antonella Ronchi), culturale (Presidente del Congresso Renzo Galassi) ed organizzativo (Presidente Comitato Organizzatore Francesco Marino).  La presenza di 23 key speaker ha nobilitato il congresso e ha permesso agli intervenuti di ascoltare relazioni magistrali di altissimo spessore, come quelle di Fritjof Capra, Giampaolo Donzelli, Paolo Bellavite, Vittorio Elia, Rachel Roberts  e Alex Tournier (questi ultimi due per HRI). Grandi maestri dell’Omeopatia classica hanno dato il loro importante contributo, come gli italiani Roberto Petrucci, Massimo Mangialavori e Bruno Zucca; gli indiani Farokh Master, Alok Pareek (Presidente della LMHI uscente), Shachindra e Bhawisha Joshi; gli europei Dario Spinedi, Klaus-Henning Gypser, Ulrich Fischer, Frederick Schroyens, Marc Brunson e Philippe Servais; in rappresentanza del continente americano André Saine, Antonio Sanchez Caballero, Gustavo Cataldi, René Torres Garçia e anche un rappresentante dell’estremo oriente, Aaron To, da Hong Kong.  Molto vivaci e ricche di contenuti le sessioni dei veterinari omeopati e la bellissima relazione di Francesco Di Lorenzo per l’Agro Omeopatia.

Sono stati giorni indimenticabili, perfettamente incorniciati dalla bellezza dei luoghi e dal grande piacere di incontrarsi, confrontarsi, creare relazioni umane e scientifiche. Un altro fiore all’occhiello per l’Omeopatia italiana. A completare un quadro più che lusinghiero, il 28 settembre alla chiusura del congresso è avvenuto il passaggio di consegne triennale della presidenza della LMHI ed è stato eletto nuovo presidente Gustavo Cataldi, argentino e allievo diretto di Tomàs Pablo Paschero. Un doppio riconoscimento all’Italia, primo per l’indubbia origine nostrana dettata dal cognome e secondo per le fortissime radici che l’Omeopatia italiana del secondo Novecento ha con la scuola argentina. Buon lavoro dottor Cataldi, possa essere il suo un triennio di completa rinascita e affermazione per l’Omeopatia.

Qui le interviste del Congresso

Covid-19

La pandemia di cui ancora soffriamo gli esiti e che in molte parti del globo non accenna ancora a scemare, ha fatto irruzione in modo violento e inaspettato nella nostra comunità umana e tra le prime nazioni colpite c’è stata purtroppo l’Italia. Le certezze di un sistema sanitario basato sull’EBM e su un processo di privatizzazione del sistema, prospettato come più efficace e innovativo, si sono improvvisamente infrante contro la nuova situazione creatasi che ha messo a nudo una visione non adatta ad affrontare la situazione. Sia sul piano della prevenzione, che su quello clinico, la mancanza di una organizzazione sistemica e di una impostazione “paziente centrica” ha senza dubbio pesato, soprattutto in alcune aree del paese particolarmente colpite. I parziali successi ottenuti nella clinica sono figli di uno slittamento dai consueti binari del protocollo. La medicina dell’esperienza è stata più efficace della medicina dell’evidenza. L’utilizzo di tecniche “antiche” come quella del plasma iperimmune, che è veramente molto vicino all’isopatia, già praticata da diversi omeopati ai tempi di Hahnemann, per la contiguità con il  principio dei simili, hanno dimostrato un’efficacia solida e affidabile. In questo periodo la comunità omeopatica ha messo in campo, in ogni angolo del pianeta, tutte le energie disponibili, dedicandosi a quello che meglio riesce a fare: dedicarsi ai malati. In alcuni paesi le istituzioni governative hanno accettato questa mano tesa disinteressatamente, come in India in cui lo Stato del Kerala ha addirittura provveduto a distribuire Arsenicum album, indicato dagli esperti dell’AYUSH (il ministero indiano che si occupa delle medicine tradizionali e di cui fa parte l’Omeopatia) come il genio epidemico della pandemia. In Italia la campagna denigratoria portata avanti da più anni ha impedito questo tipo di collaborazione. Gli omeopati non sono stati però con le mani in mano, continuando a visitare i propri pazienti, anche via video quando la situazione non consentiva la presenza e sempre con ottimi risultati. Le associazioni omeopatiche hanno stretto ancora di più comunicazioni e relazioni con i loro corrispettivi di altri paesi, fornendo tra l’altro preziose indicazioni, dato che in Italia il virus si è diffuso precocemente. Andrea Valeri, Ciro D’Arpa e Raffaella Pomposelli hanno pubblicato uno studio descrittivo italiano su pazienti sintomatici Covid-19 trattati con l’Omeopatia, un interessantissimo articolo in cui si descrive come il metodo omeopatico potrebbe essere di grande aiuto nella diagnosi precoce del Covid-19 e una raccolta di 62 casi, in cui vengono indicati i medicinali omeopatici prescritti, al fine di collaborare con altre iniziative del genere sorte in altre nazioni e creare una banca dati a beneficio di tutti. Così come il progetto Clificol, per una banca dati dei casi trattati, ideato da Carlo Rezzani è stato adottato dall’ECH con lo stesso scopo. Simonetta Tassoni, fondatrice e direttrice della Scuola di Omeopatia Effatà di Lucca ha proposto, ottenendo apprezzamento, dall’Ordine dei Medici della sua provincia, la disponibilità dei docenti della scuola a collaborare come consulenti dei loro colleghi nei casi trattati a casa di pazienti sospetti Covid-19 in fase iniziale.
La lezione della pandemia non l’abbiamo ancora compresa appieno e chissà quanto tempo occorrerà per farlo. La miglior posizione da adottare è probabilmente quella di porsi dei quesiti. Quello fondamentale, a mio avviso, è se il Coronavirus sia causa o effetto. Ma al di là delle sentenze che sgorgheranno solo da una comprensione piena della complessità del fenomeno, una risposta, dal punto di vista dell’Omeopatia, a cui 600 milioni di persone nel mondo affidano la loro salute, c’è già ed è presente da oltre 200 anni. In ogni situazione epidemica è fondamentale focalizzare l’attenzione sulla necessità di agire per ottenere un buono stato di salute individuale, in modo di essere sani, forti e resistenti. Da questo punto di vista la Medicina omeopatica è per sua natura orientata a un percorso curativo individualizzato e di consapevolezza. Rappresenta quindi una risorsa particolarmente idonea al rafforzamento dello stato di salute per rispondere ad eventuali aggressioni esterne.

Conclusione

Come abbiamo visto l’Italia è stata attraversata, dal 1821 a oggi, da tutte le correnti del pensiero omeopatico. Questa è da una parte la sua ricchezza, dall’altra il suo tallone di Achille, a causa della scarsa coesione interna degli omeopati, che non ha consentito di costituire una base associativa comune, veramente unita e rappresentativa, per portare le proprie istanze alle istituzioni in modo compatto. C’è inoltre da prendere con serietà a impegno un altro problema da risolvere: il decrescere degli studenti iscritti ai corsi di base. Un fenomeno contradditorio, perché, mentre la domanda di omeopatia cresce tra la popolazione, l’offerta di una classe di professionisti dotati di una formazione validata e certificata, è in calo.
Le crisi e gli attacchi degli ultimi anni, mi auguro stiano modificando in positivo questa situazione e le associazioni cominciano ad acquisire forza e nuove energie per combattere la difficile battaglia. La crisi della medicina accademica è sotto gli occhi di tutti, la mancanza di risorse per mantenere un sistema sanitario che migliora solo negli sprechi, non si potrà durare a lungo senza un cambiamento, una vera e propria rivoluzione. Qui l’Omeopatia può dare il suo grande e peculiare contributo, grazie all’efficacia del suo metodo, al peculiare rapporto medico paziente, alla sua chiara possibilità di curare malattie croniche e, molto importante attualmente, consentendo risparmi a volte incredibili. Per fare questo ci vorranno omeopati preparati ad affrontare la situazione, preparati e disposti a confrontarsi con i colleghi allopati. In una parola dovranno rispecchiare la frase di Albert Einstein “Solo quelli che sono così folli da pensare di cambiare il mondo, lo cambiano veramente”. Mi piace terminare questo articolo citando Alma Rodriguez, la dottora, colei che mi ha fatto innamorare perdutamente dell’Omeopatia, non con le parole, ma con l’esempio, con i comportamenti: “L’OMEOPATA, IL MEDICO DEL FUTURO OGGI”.

Bibliografia

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