Nel precedente articolo abbiamo visto a grandi linee il funzionamento e le attività dei cannabinoidi, sia endogeni, ovvero prodotti dal nostro organismo, che provenienti dalle piante, ovvero i fitocannabinoidi. Quando questi ultimi si legano ai recettori del sistema endocannabinoide sono infatti responsabili di una serie di effetti terapeutici a livello di diversi organi ed apparati. Ma come questi fitoestratti possono giovare ad i nostri amici con la coda?
Vediamo nello specifico quali sono i principali effetti benefici che questa interessantissima pianta può avere per lenire alcune problematiche dei nostri Pet.
La premessa importante che ci tengo a fare è che anche per l’utilizzo della cannabis terapeutica è bene affidarsi ad un medico veterinario esperto nell’utilizzo di questi preparati. Non tutti i soggetti hanno infatti lo stesso numero, tipologia e distribuzione di recettori del sistema endocannabinoide e pertanto gli effetti di queste terapie vanno valutate con l’occhio esperto di chi conosce ed utilizza questi preziosi ausili vegetali.
Cannabis e dolore
Il dolore è definito come una sensazione sgradevole sia da un punto di vista fisico che emotivo, associata ad un danno tissutale in atto o potenziale. I nostri amici purtroppo non ci possono comunicare che provano dolore, ma ci inviano segnali ben precisi che dobbiamo imparare a cogliere.
Alcuni smettono di mangiare, non vogliono muoversi, o divengono tristi oppure addirittura aggressivi. In un modo o nell’altro il nostro amico ci comunica che ha dolore.
Abbiamo diversi tipi di dolore: quello acuto derivante da traumi, interventi chirurgici o coliche, quello persistente ad esempio provocato da condizioni patologiche durevoli nel tempo come l’artrosi o le neoplasie; poi abbiamo un tipo di dolore cronico ascrivibile ad insulti diretti ai nervi o al sistema nervoso, detto appunto dolore neuropatico.
Quest’ultimo è forse il più insidioso per la qualità di vita del nostro amico in quanto non vi sono segni visibili anche a metodiche diagnostiche di livello superiore come TAC o Risonanza Magnetica, ma semplicemente i segni indiretti di questo forte e persistente disagio.
Il compito del Medico Veterinario è sicuramente lenire questo dolore con presidi farmaceutici che non abbiano effetti collaterali. In quest’ottica la cannabis offre molteplici vantaggi, specialmente nel dolore di tipo neuropatico, ovvero quello che i nostri amici manifestano in assenza di un danno tissutale visibile. In realtà il dolore neuropatico nasce da un insulto ad un tessuto o un organo, il quale insulto è in grado di provocare un’alterazione permanente ed irreversibile causata da una modificazione della plasticità del sistema nervoso. In questi casi non vi è il rapporto causa effetto come nel dolore così detto “nocicettivo”, ovvero lo stimolo dolorifico (caldo, freddo, ischemia, pressione, tensione), non esiste ed il dolore perdura anche quando la causa che l’ha scatenato termina. In questa ottica un dolore acuto può avere un ruolo protettivo, mentre quello cronico rappresenta uno stato di malessere contante che diviene esso stesso la malattia.
Nel dolore acuto i sintomi servono a non peggiorare la situazione: se il nostro amico subisce un trauma starà più fermo senza peggiorare la situazione; questo nel dolore cronico non si verifica e permane solo lo stato di malessere. È proprio in questo tipo di dolore che la cannabis rappresenta un ausilio importantissimo.
Si è visto da diversi studi che gli endocannabinoidi prodotti dall’organismo sono in grado di sopprimere il dolore interagendo con i recettori dolorifici presenti nei diversi organi ed apparati; di conseguenza sono stati fatti studi che dimostrano che anche i fitocannabinoidi sopprimo e riducono non solo il dolore acuto, ma anche quello cronico e neuropatico, interagendo con gli stessi recettori. Questo è stato dimostrato dal fatto che nelle aree del sistema nervoso deputate al controllo del dolore vi sono numerosi recettori per i cannabinoidi, in grado, una volta attivati, di ridurre la propagazione e l’intensità dello stimolo doloroso.
Oltre a questo meccanismo diretto, vi è anche un meccanismo indiretto sull’infiammazione in quanto i tessuti, preda di eventi infiammatori, sono sottoposti al rilascio di mediatori chimici infiammatori che aumentano l’eccitabilità delle fibre infiammatorie. I fitocannabinoidi sono in grado di diminuire anche l’infiammazione e pertanto il dolore che ne deriva.
Cannabis e dermatologia
Uno dei principali motivi di consultazione del veterinario da parte degli amici umani dei pet sono i problemi cutanei associati a prurito; questa sgradevole sensazione è causa di forte disagio per i nostri amici con la coda ed anche per i loro compagni umani. Anche il prurito può avere diverse cause come, ad esempio, quelle dermatologiche vere e proprie, come nel caso di infiammazioni, allergie, parassitosi e neoplasie della pelle, ma anche cause esterne a quelle cutanee, come nel caso di malattie di altri organi o del sistema nervoso centrale ed anche cause così dette psicogene.
I farmaci che si utilizzano in dermatologia veterinaria vengono utilizzati in base al loro bersaglio anatomico ed alle indicazioni eziologiche. Ad esempio se Fido si gratta per la presenza delle pulci dovremo chiedere in primis al nostro veterinario un trattamento che debelli questi parassiti. Una volta rimossa la causa il prurito cesserà. Non sempre però è così semplice perché quando il prurito è di origine allergica o autoimmunitaria o causato da una malattia sottostante, per curare la causa occorre molto tempo, e spesso la somministrazione di diversi farmaci per lunghi periodi che non sono purtroppo scevri da effetti collaterali. Anche in questo caso la cannabis terapeutica ci può venire in ausilio.
Essendo infatti il prurito uno stimolo nocicettivo, tutto ciò che agisce riducendo i mediatori responsabili di questo stimolo, può dare sollievo ai nostri amici. Vi sono numerosi studi che hanno appurato che i recettori del sistema endocannabinoide associati alla cute sono efficaci nel mantenere l’omeostasi, la protezione e la funzione di barriera cutanea, specialmente nei soggetti affetti da prurito. Nelle cellule che compongono la pelle ed i follicoli piliferi sono stati ritrovati numerosi recettori ed enzimi coinvolti nella regolazione del sistema endocannabinoide. Pertanto l’utilizzo di derivati della cannabis trova riscontro anche nel trattamento del prurito, nell’ottica di ridurre la somministrazione a lungo termine di farmaci che possono avere anche effetti avversi e collaterali.
Un altro meccanismo con il quale i cannabinoidi riducono il prurito è il loro effetto regolatore del sistema immunitario; hanno dimostrato inoltre effetti antiinfiammatori e di stimolazione di produzione di alcune sostanze protettive cutanee come le ceramidi, in grado di migliorare la funzionalità della barriera dell’epitelio cutaneo.
Questi dati sono confortati da uno studio del 2012 che ha riscontrato una maggiore reattività dei recettori CB1 e CB2 nella cute di cani affetti da dermatite atopica, rispetto ad un gruppo di cani sani. Questa maggiore presenza e attività di recettori del sistema endocannabinoide è segno dell’attività di questo sistema anche nelle patologie infiammatorie ed allergiche cutanee e pertanto giustifica l’utilizzo di questi preziosi fitofarmaci anche nel fronteggiare le affezioni della cute.
Cannabis ed apparato gastroenterico
Diversi studi in medicina umana hanno dimostrato un effetto benefico della cannabis sull’apparato digerente. I fitocannabinoidi in virtù del loro potere antinfiammatorio ed antidolorifico trovano quindi spazio anche nella gestione delle patologie digestive, in particolare in condizioni cliniche persistenti come le coliti croniche, le patologie da malassorbimento ed infiammatorie croniche intestinali. Poiché anche a livello dell’apparato digerente vi sono numerosi recettori del sistema endocannabinoide, va da sé che gli effetti antinfiammatori ed antidolorifici si esplicano anche a livello di questo distretto.
Altri studi hanno poi dimostrato che riducendo l’infiammazione i fitocannabinoidi sono in grado di migliorare la qualità e la salute del microbiota intestinale. Inoltre riescono ad aumentare il senso dell’appetito in pazienti con nausea o anoressia, sia di provocata da cause organiche che psicologiche. Anche in questo caso gli effetti variano in base alla quantità e tipologie di recettori presenti nei tessuti di ogni individuo e pertanto i dosaggi e la tipologia di cannabis da utilizzare vanno sempre concordati con un medico veterinario esperto in questo tipo di terapie.
Cannabis e malattie neurologiche
Anche nel campo delle patologie neurologiche vi sono evidenze dell’azione della cannabis su diverse condizioni patologiche; in particolare grazie alla presenza di numerosi recettori del sistema endocannabinoide a livello del sistema nervoso centrale e periferico, si è visto che alcune patologie quali deficit cognitivo del cane e del gatto anziani, nevriti, epilessia e fenomeni ictali mostrano notevoli miglioramenti della sintomatologie e diminuzione della progressione della patologia, grazie ad integrazioni quotidiane di fitocannabinoidi. Molto importante, vista la delicatezza di queste patologie, è affidarsi ad un medico veterinario che emetta una precisa diagnosi del problema al fine di effettuare una terapia mirata con questi prodotti. Anche in questo caso per ottenere i risultati migliori è preferibile non affidarsi al fai da te!
Cannabis e disturbi comportamentali
Ansia, stress, tensioni psicologiche e diverse forme di fobia possono trovare ausilio nell’utilizzo dei fitocannabionoidi, specialmente quelli che non hanno azione psicotropa, ovvero quelli privi di THC; in questi casi, infatti, non è desiderabile l’azione di questa frazione della cannabis sul sistema nervoso centrale. Vi sono in ogni caso diversi studi sul miglioramento di una serie di indici comportamentali grazie al prezioso ausilio di queste sostanze.
Cannabis sì o cannabis no
Nella premessa iniziale ho specificato che ogni soggetto, cane, gatto o umano che sia, ha una precisa quantità e tipologia di recettori del sistema endocannabinoide; questo dato è molto importante perché gli effetti di queste preziose sostanze naturali possono variare da soggetto a soggetto. Gli studi sono molteplici ed ancora in corso e l’unico consiglio che ribadisco è quello di affidarsi ad un professionista che sappia modulare le prescrizioni di tali fitofarmaci e possa interpretare correttamente le risposte terapeutiche. In tutte le patologie vi è una base infiammatoria e la cannabis terapeutica può sicuramente agire migliorando questo stato di infiammazione. Quindi, se sotto attento monitoraggio di un medico veterinario, la cannabis rappresenta un validissimo aiuto nel miglioramento di molte patologie.
ALTRI STUDI INTERESSANTI:
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/37781283/
https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S2451943X23000066
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/37760233/
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/33531559/
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/36908527/