“Il cane possiede la bellezza senza la vanità. La forza senza l’insolenza. Il coraggio senza la ferocia. E tutte le virtù dell’uomo senza i suoi vizi.” diceva il poeta inglese Lord Byron, e già ai primi del ‘800 parlava di virtù del cane. Oltre al poeta britannico sono numerosi i letterati, poeti, scienziati e studiosi delle più disparate discipline che si sono espressi in merito alle virtù dei migliori amici dell’uomo.
Il testo forse più rivoluzionario su questo tema è stato scritto dal docente di psicologia alla università canadese British Columbia, Stanley Coren, che nel suo libro “L’intelligenza dei cani” edito per la prima volta nel 1994, raccoglie interessanti dati sui comportamenti dei cani.
Nel prezioso testo Coren afferma che l’intelligenza dei cani è molto più sviluppata di quanto molti pensino e che può essere paragonata a quella di bambini di tre anni. Gli uomini, che convivono con i cani da circa 13.000 anni, possono di certo testimoniare che questa specie animale è quella dotata di comportamenti che vengono ritenuti dalla nostra specie come segnali di intelligenza.
Tuttavia non è facile valutare l’intelligenza dei cani: spesso la valutazione viene effettuata rapportando le capacità canine a quelle umane, la qual cosa non funziona dal punto di vista oggettivo.
Non si possono infatti paragonare due specie così diverse che hanno modalità comunicative ed espressive diverse e soprattutto che hanno possibilità logistiche diametralmente opposte. Pensiamo solo alla capacità predatoria del cane; paragonata a quella di molti esseri umani farebbe pensare che l’uomo è molto meno intelligente del cane in quanto meno capace di catturare prede. Se invece paragoniamo la capacità di costruire oggetti a partire da materiali, o le competenze verbali del linguaggio, ecco che il cane risulterebbe molto meno intelligente dell’uomo.
Coren oltre ad indagare i cani attraverso diverse prove di comprensione di nuovi comandi e obbedienza, afferma che oltre alla razza d’appartenenza è fondamentale analizzare anche la peculiare personalità di ogni singolo soggetto, perché ogni cane è un individuo a sé, con le sue motivazioni di razza ma anche con la sua personalità. Gli studi sull’intelligenza canina si sono focalizzati soprattutto sulle loro eccellenti capacità di apprendimento: un caso famoso è quello di Rico, un Border Collie che è riuscito a imparare più di 200 parole.
Le motivazioni nel cane
Come abbiamo visto già dagli anni Novanta si parla di motivazione legata alla razza alla quale un cane appartiene. In generale la definizione di motivazione è cosa l’individuo si aspetta e cosa ricerca nel mondo per raggiungere la gratificazione e sfuggire alla frustrazione. Questo concetto unisce e collega quelli che sono i desideri ed i bisogni del cane, entrambi fondamentali per raggiungere l’appagamento e la felicità.
Le motivazioni canine possono aiutarci a comprendere determinati comportamenti dei nostri amici a quattro zampe ed a rendere la nostra convivenza idilliaca. Non possiamo infatti pretendere che il nostro cane da caccia o da lavoro trascorra intere giornate sul divano, o che il nostro piccolo cane toy ci segua in interminabili trekking in montagna senza risentirne a livello fisico.
I cani sono infatti diversi non solo per le diverse razze o incroci di razze, ma anche per la loro estrema variabilità dell’aspetto fisico e questo incide anche sulle loro attitudini.
La specie canina è l’unica alla quale appartengono soggetti da 1,5 kg a 100 kg di peso, ed anche questo aspetto incide sulle loro motivazioni.
Gli studi sul comportamento del cane hanno portato a stilare un elenco delle motivazioni canine che è in continua evoluzione, proprio come le scoperte che vengono fatte sul comportamento di questi meravigliosi animali.
Le motivazioni dei cani fino ad oggi individuate sono diciassette, ma questo elenco è parziale e viene aggiornato continuamente grazie alle scoperte che si effettuano ogni giorno sulla loro etologia.
Il presupposto alle motivazioni del cane risiede nel loro comportamento sociale: i cani essendo infatti animali da branco utilizzano alcune delle proprie motivazioni per aumentare unione e affiatamento tra i membri del gruppo sociale.
Vediamo insieme quali sono le diciassette motivazioni che sono state fino ad ora scoperte:
1. La motivazione epimeletica: per epimeletico si intende il comportamento di cura che un essere vivente mette in atto nei confronti di un altro essere vivente, della sua stessa specie o di specie diverse; questo accade sia se il soggetto nota che l’altro è in difficoltà, ma anche in modalità inversa, cioè se egli stesso è in difficoltà tende a chiedere aiuto ed assistenza. Il bisogno di prendersi cura di un essere vivente è molto diffuso tra i nostri cani.
2. La motivazione affiliativa è il bisogno e il desiderio di appartenere a un branco, ad un gruppo ristretto; nel caso dei nostri cani è il bisogno di sentirsi parte della sua famiglia umana ed animale.
3. La motivazione comunicativa è la capacità e il desiderio di comprendere il linguaggio e le intenzioni dell’altro e parimenti cercare attraverso varie forme di comunicazione di rendere chiari i propri bisogni e le proprie intenzioni.
4. La motivazione et-epimeletica è quel comportamento che si manifesta attraverso la ricerca attiva di attenzioni e cure, specialmente se messo in atto da un cucciolo nei confronti di un adulto, sia nei confronti di individui della stessa specie che di specie diverse. Più sarà spiccata questa motivazione e maggiore sarà la probabilità di sopravvivenza del cucciolo che la mette in atto in quanto potrà essere aiutato da un adulto.
5. La motivazione somestesica è il bisogno di esplorare e curare il proprio corpo attraverso il leccamento ed il mordicchiamento. Questa motivazione da molto sollievo dallo stress ma se diventa continua ed ininterrotta può sfociare in comportamenti ossessivi.
6. La motivazione sociale è la ricerca di interazione sociale tra individui anche al fuori del gruppo famigliare; sono tantissimi i cani che riescono ad istaurare delle relazioni amicali con altri soggetti sia della propria specie che di altre specie, uomo compreso.
7. La motivazione protettiva è molto spiccata in alcune razze che sono state allevate per la difesa della persona ed i cani che hanno particolarmente radicata questa motivazione hanno il forte istinto di difendere il proprio gruppo sociale. Tra tali soggetti troviamo quelli che vengono usati per la pastorizia in quanto di istinto difendono le greggi da aggressori esterni, molto spesso in modo del tutto naturale e senza bisogno di alcun addestramento.
8. La motivazione territoriale è il bisogno di proteggere i propri spazi e anche questa motivazione è stata ricercata dall’uomo attraverso la selezione di razze particolarmente vocate alla protezione del territorio; ne sono esempio le razze da guardia ed anche quelle da pastore.
9. La motivazione possessiva è tipica di cani da pastore e di alcuni terrier e molossoidi o incroci di queste razze ed è rappresentata dal desiderio di tenere per sé un oggetto considerato di valore; l’oggetto del possesso può essere una pallina, ma anche il gregge che difendono. I cani mossi da questa motivazione non sono soltanto possessivi nei confronti di oggetti ma tendono a voler definire un confine tra ciò che è di loro proprietà e quello che non gli appartiene, per cui in quest’ottica, risultano essere in grado rispettare ciò che non considerano di loro proprietà. Questa motivazione, se espressa in modo equilibrato, è una grande risorsa sia per il suo umano che per il cane stesso. L’oggetto della possessione va quindi rispettato, ovviamente a patto che non si tratti di un oggetto pericoloso o che non può appartenere al cane.
10. La motivazione competitiva è rappresentata dall’istinto di gareggiare e contendersi un oggetto o di confrontarsi con un compagno di gioco o di lavoro; è molto spiccata in razze come quelle da pastore, come ad esempio nei border collie, i pastori australiani, i pastori tedeschi e pastori belga, ma anche in alcuni terrier e levrieri. In queste razze o incroci di razza la spinta ad arrivare prima alla meta durante una corsa o di contendersi un oggetto è molto spiccata.
11. La motivazione perlustrativa si intuisce dalla stessa definizione: è il bisogno perlustrare e mappare un territorio. I cani che dimostrano questa indole hanno necessità assoluta di essere lasciati liberi in contesti sicuri e naturali, per poter appunto perlustrare un territorio. Questa motivazione è molto presente nei cani da caccia, nei segugi, nei cani da ferma ed incroci di queste razze, i quali considerano gli spazi esterni come una possibilità infinita di esplorazione. Tale motivazione è molto ricercata dall’uomo per i cani da caccia poiché sono instancabili ricercatori di prede; una caratteristica molto comune in queste razze è lo scarso interesse nell’istaurare conflitti con i propri simili e un fortissimo senso dell’orientamento che gli consente di ritrovare la strada di casa anche se si sono allontanati di molti chilometri.
Queste due caratteristiche unite alla propensione per la perlustrazione hanno fatto sì che questi cani risultassero eccezionali per la caccia in quanto possono essere lasciati liberi senza timore che litighino con i loro simili o che si perdano. Attenzione però! Non tutti gli ambienti vanno bene: un parco cittadino spesso ha troppi stimoli e perricoli ed è sovente affollato da molti altri cani per cui il nostro amico potrebbe perdersi o litigare coi consimili mossi da motivazione competitiva o protettiva o territoriale.
È molto piacevole in ogni caso passeggiare in un bosco con loro, a patto che al posto del fucile abbiamo una bella macchina fotografica e che i nostri trofei siano delle meravigliose immagini della natura.
12. La motivazione predatoria è la causa di tanti incidenti relativi a morsicature o aggressioni, a volte con tragiche conseguenze, ed è rappresentata dal fisiologico desiderio di inseguire oggetti in movimento. Questa motivazione è una delle più arcaiche e profondamente radicate nel cane che è a tutti gli effetti un predatore. In determinati contesti può essere fonte di incidenti, ad esempio in parchi pubblici o luoghi affollati, se viene messa in atto nei confronti di runner, biciclette, monopattini o bambini che corrono, pertanto, per evitare spiacevoli incidenti, è bene cercare di tenere vicino a sé gli animali e modulare l’istinto attraverso i consigli di un medico veterinario comportamentalista o nei casi più lievi, di un educatore cinofilo.
Quando la motivazione predatoria è troppo spiccata il nostro cane potrebbe mordere persone o altri animali in movimento e trattarli come una vera e propria preda, quindi prestiamo attenzione al grado di motivazione predatoria del nostro amico a quattro zampe e se ci sembra eccessiva corriamo subito ai ripari. La motivazione predatoria non si può ovviamente “cancellare” in un animale predatore, ma si può modulare rendendola equilibrata e magari indirizzandola in contesti opportuni.
13. La motivazione sillegica è quella che si manifesta con il comportamento di portare al sicuro un oggetto considerato di valore, ed è molto spiccata nelle razze da riporto, ovvero tutti i retriver, i bracchi, i setter ed i loro incroci, ed in alcune razze cosiddette “da acqua”, come i barboni, i lagotti e tutte razze selezionate nei secoli per riportare oggetti ai loro umani di riferimento, dalle prede alle reti da pesca. Questa motivazione può manifestarsi anche collezionando oggetti e sistemandoli con cura in determinati posti per loro sicuri.
14. La motivazione esplorativa è l’inclinazione ad analizzare e percepire tutti i minimi particolari di ciò che si sta osservando, soprattutto di oggetti o di aree circoscritte.
15. La motivazione di ricerca è l’istinto che hanno molti cani a ricercare oggetti o luoghi che siano per lui interessanti. È molto presente in razze utilizzate per la caccia e vocate naturalmente a ricercare oggetti o prede. Sono cani con un particolare e sviluppato senso dell’olfatto.
16. La motivazione cinestesica è presente in pratica in tutti i cani ed è rappresentata dal desiderio e dal piacere che provano nell’attività fisica e di movimento. Tutti i cani giovani hanno questa motivazione molto prominente ed è molto presente anche da adulti in razze come quelle per la conduzione delle greggi, nei retrivers, nei levrieri e loro incroci. È una motivazione che va rispettata in tutti i cani, pena gravi problemi comportamentali ed emotivi dovuti all’assenza di attività fisica, necessaria per l’equilibrio fisico e mentale dei nostri beniamini.
17. La motivazione collaborativa è quella che probabilmente ha dato luogo al sodalizio tra uomo e cane, e rappresenta il fulcro di questa meravigliosa relazione interspecie.
È rappresentata dal desiderio, per non dire vero e proprio bisogno di partecipare alle iniziative del gruppo familiare, e di chiedere al gruppo collaborazione e aiuto nelle imprese quotidiane.
Grazie a questa motivazione i nostri cani hanno fatto per noi i lavori più disparati, da guidare le greggi, a trainare le slitte, a lanciarsi in mare per salvare naufraghi, a condurre un non vendente, fino a impersonare un supporto psicologico nelle attività assistite con gli animali (pet therapy). Questa preziosa motivazione è probabilmente diffusa in tutte le razze da lavoro e nei meticci che ne derivano, e si contrappone alla motivazione competitiva. I cani con motivazione collaborativa li riconosci perché sono sempre pronti con entusiasmo ad iniziare nuove attività al fianco del loro riferimento umano.
E il tuo cane che motivazione ha?
È molto probabile che ogni cane, indipendentemente dalla razza o dalle razze da cui deriva, abbia mix di motivazioni più o meno spiccate, questo perché ogni individuo ha una personalità a se stante, unica e peculiare. Impariamo quindi a riconoscere ed a rispettare le motivazioni del nostro cane, ed in caso fossero patologicamente spiccate, cerchiamo di modularle ed equilibrarle grazie all’aiuto di un educatore cinofilo, un medico veterinario esperto in comportamento e all’ausilio di medicine energetiche, come l’Omeopatia, che possano riequilibrare l’animo dei nostri amici a quattro zampe con dolcezza e secondo natura.