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19 Aprile, 2023

Micia ha la bocca infiammata: la gengivostomatite felina

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Tempo di lettura: 6 minuti

Micia si avvicina alla ciotola piena di entusiasmo, ma arrivata davanti al suo succulento pranzetto ecco che si ferma… guarda la ciotola, poi ci guarda. Prova a fare un boccone ed inizia a masticare girando tutta la testa come se avesse difficoltà a masticare, ringhiando e lamentandosi. Cosa succede? Probabilmente ha una stomatite, ovvero un’infiammazione della bocca.

La gengivostomatite felina è una patologia di frequente riscontro alla visita clinica e si stima che più di un gatto su dieci ne sia affetto. Questi numeri sono inoltre sottostimati poiché fino a quando i sintomi non divengono importanti, spesso gli umani conviventi neanche si accorgono del problema. I gatti riescono infatti a continuare ad alimentarsi, con molto dolore, ma riescono a farlo, e spesso lo fanno in momenti in cui nessuno li vede. Inoltre statisticamente i gatti vengono portati a visita più raramente dai veterinari rispetto ai loro amici cani, e questo può far sottostimare il problema.

Cos’è la gengivostomatite felina?

Come detto in precedenza si tratta di una grave infiammazione del cavo orale su base autoimmunitaria. È caratterizzata da dolore molto forte ed è molto più grave e debilitante della comune gengivite. La seconda infatti riguarda soltanto le gengive, mentre nella gengivostomatite l’infiammazione si estende oltre il tessuto gengivale colpendo la mucosa orale anche posteriormente, fino alle fauci e alla fossa palatino-tonsillare.

I gatti che ne sono affetti soffrono molto e arrivano anche a rifiutare il cibo. Le cause non sono ancora del tutto chiarite ma si suppone che uno stimolo infettivo possa in soggetti predisposti causare un’iperattività del sistema immunitario con conseguente perpetuazione dello stato infiammatorio, che diviene cronico.

I visus che più frequentemente si associano a questa patologia sono il Calicivirus felino (FCV), l’Herpesvirus felino (FHV-1), il virus dell’immunodeficienza felina (FIV), e quello della leucemia felina (FELV), con una prevalenza del Calicivirus che si è ritrovato nel 60% dei gatti affetti da questa malattia. Vi sono anche batteri presenti a livello del cavo orale dei gatti ammalati, in particolare Pasteurella multocidaBacteroides spp e Peptostreptococcus spp la cui presenza è considerata anomala nel cavo orale dei felini se non in condizioni patologiche.  Altri fattori associati alla gengivostomatite sono una condizione di stress persistente come accade in gattili e rifugi caratterizzati da sovraffollamento e scarsa igiene, e la coesistenza di patologie dentali come odontopatie e parodontiti. [1]

Come mi accorgo che micia ha la gengivostomatite?

Se notiamo che Micia ha difficoltà nella prensione dell’alimento, nella masticazione o che addirittura rifiuta il cibo, il sospetto deve essere molto forte. Prima di arrivare al rifiuto totale dei pasti potremmo anche notare che il nostro felino presenta una scialorrea, ovvero una iperproduzione di saliva, che certe volte può essere scura a causa di un gemizio di sangue dalle gengive. Molto spesso la saliva e l’alito divengono maleodoranti. Nei casi più gravi Micia è sempre accucciata perché abbattuta e dimagrisce.

Alcuni gatti possono inoltre diventare irritabili ed aggressivi a causa del dolore molto intenso provocato dalla patologia. Un altro segno da non sottovalutare è l’interruzione delle normali operazioni di toelettatura e di conseguenza il loro manto non appare liscio ed ordinato come di solito, ma arruffato ed agglomerato in mazzetti di pelo. In caso riuscissimo ad ispezionare il cavo orale del nostro amico potremmo osservare lesioni di tipo ulcerativo con perdita di sostanza, e/o lesioni proliferative con gengive gonfie, sanguinanti e con neoformazioni, specialmente alla giunzione tra gengiva e dente.

Cosa fare se micia ha la gengivostomatite

La prima cosa da fare è senz’altro prenotare una visita dal veterinario di fiducia per evitare che il nostro amico con la coda smetta di mangiare con notevoli ripercussioni sul suo stato di salute. Anche alla sola ispezione del cavo orale e sulla scorta della sintomatologia il nostro veterinario potrà emettere diagnosi di gengivostomatite felina. Talvolta potrebbe essere necessario ricorrere ad ulteriori esami diagnostici come, ad esempio, una biopsia della mucosa orale interessata, con relativo esame istologico, o delle radiografie dentali.

Ma molto più frequentemente lo stato in cui vertono il gatto ed il suo cavo orale che conducono alla diagnosi. Spesso può essere utile un esame ematochimico completo, un esame emocromocitometrico ed i test per le principali malattie infettive, per escludere le diverse cause sottostanti. Il nostro veterinario potrà quindi proporre diversi protocolli terapeutici in base alla situazione che riscontra alla visita clinica ed ai risultati degli esami diagnostici.

Principali opzioni terapeutiche per la gengivostomatite felina

La prima cosa da fare è il controllo del dolore in questa spossante malattia in quanto il dolore può essere esso stesso la causa del deperimento del nostro amico. Si possono scegliere diversi antidolorifici in base alla situazione ed alla risposta del paziente. Ricordiamo infatti che la percezione del dolore è soggettiva, ma in questa patologia, essendo infiammate le gengive, c’è sempre il forte sospetto di un coinvolgimento della polpa del dente e per cui dei nervi in essa contenuta. Il dolore provocato da questa patologia è quindi sia localizzato a livello di cavo orale, ma può anche diffondersi ai nervi della faccia, con ripercussioni drammatiche sulla qualità di vita di Micia.

La scelta potrà spaziare dall’utilizzo di oppioidi a farmaci per il dolore neuropatico, fino all’utilizzo di composti della cannabis, che oltre ad avere effetto antidolorifico hanno anche effetto antinfiammatorio. La gengivostomatite è infatti un’infiammazione che va quindi trattata anche con farmaci e fitofarmaci antiinfiammatori. Tra i fitoterapici uno su tutti è il Ribes nero che sottoforma di macerato glicerico o fitoembrioestratto può dare molto sollievo a questi pazienti.

In alcuni casi possono essere utili anche gli antimicrobici, a partire da quelli naturali, come la Propoli, fino a quelli di sintesi in caso vi siano infezioni gravi. Dovrà in ogni caso essere il veterinario curante, sulla scorta della visita clinica e delle indagini, a decidere che protocollo terapeutico scegliere.

In alcuni casi è consigliata anche una terapia chirurgica poiché è emerso da numerosi studi che molti gatti migliorano con l’asportazione dei denti che si trovano in prossimità delle lesioni. Questa pratica se pur appare invasiva resta in molti casi l’ultima spiaggia per togliere il dolore al nostro amico.

Altri presidi terapeutici molto invasivi e da riservarsi solo ai casi refrattari sono i farmaci immunosoppressori che possono però avere notevoli effetti collaterali ed anche questi vanno riservati solo ai casi più gravi.

Ricordiamo inoltre tra le ultime frontiere terapeutiche l’utilizzo della laser terapia locale, e l’utilizzo ancora sperimentale delle cellule staminali che sono oggetto di studio e sono state utilizzate in alcuni casi refrattari con risultati incoraggianti.

Come prevenire la gengivostomatite felina?

Come in tutte le patologie infiammatorie c’è davvero tanto che si può fare. In primo luogo garantire al nostro felino domestico una qualità di vita che sia la migliore possibile, attraverso il rispetto del suo etogramma.

Come citato in precedenza lo stress, oltre ad essere una delle cause, può esacerbare la situazione. Quindi prestiamo particolare attenzione all’arricchimento ambientale ed al benessere psicologico del nostro amico.

L’alimentazione svolge un ruolo fondamentale ovviamente per cui cerchiamo di offrire al nostro gatto la dieta quanto più naturale, priva di conservanti, additivi e coloranti chimici, e che sia chiaramente bilanciata ed appropriata al suo stato fisiologico.

Se Micia gradisce cibo fresco possiamo arricchire la sua dieta con fonti proteiche cotte o scottate, oppure affidarci ad un veterinario nutrizionista che potrà formulare una dieta bilanciata totalmente fresca casalinga o mista, in base alle nostre esigenze ed ai gusti del nostro amico.

Un altro punto di forza per prevenire e mantenere sotto controllo questa insidiosa malattia è il buon mantenimento del sistema immunitario. Attraverso l’utilizzo di immunomodulatori e pre e probiotici si possono infatti migliorare lo stato immunitario e la salute generale del nostro amico, riducendo le recidive e talvolta la severità dei sintomi.

Naturalmente anche il mantenimento dell’igiene del cavo orale è di fondamentale importanza, pertanto almeno una o due volte all’anno è buona pratica far ispezionare la bocca del nostro felino al veterinario di fiducia in modo che egli possa valutare se è il caso di procedere all’ablazione di placca e tartaro.

Gengivostomatite e medicine non convenzionali

Come per tutte le patologie croniche e che richiedono un utilizzo massivo di farmaci dai pesanti effetti collaterali o il ricorso a chirurgie demolitive, può trovare impiego certamente l’utilizzo di diverse medicine energetiche, oltre che della Fitoterapia precedentemente citata.

Prime tra tutte l’Omeopatia e l’Agopuntura, medicine complete e che possono armonizzare il sistema generale riportando il paziente all’equilibrio. Anche solo osservando le lesioni del cavo orale e interrogando l’umano convivente sui sintomi del malcapitato felino, il veterinario esperto in Omeopatia o in Agopuntura potrà sicuramente trovare un protocollo terapeutico adatto.

Ad esempio nei pazienti con lesioni proliferative potrebbe pensare a rimedi omeopatici così detti sicotici, mentre se vi è una prevalenza di lesioni ulcerative prenderà in considerazione rimedi così detti sifilitici. Le caratteristiche lesioni patologiche del primo gruppo, ovvero dei sicotici, sono infatti rappresentate da neoformazioni di tessuto proliferative, mentre quelle del secondo gruppo, cioè dei sifilitici, dalla distruzione dei tessuti con conseguente formazione di ulcere che tendono a non rimarginare.

In ogni caso sia da sole che in associazione con alti presidi terapeutici convenzionali, queste medicine vitalistiche possono dare grande giovamento ai nostri amici colpiti da questa debilitante patologia e riportali dolcemente sulla strada della guarigione.

FONTI SITOGRAFICHE E BIBLIOGRAFICHE

  1. 1. Kornya et al. Association between oral health status and retrovirus test results in cats. J Am Vet Med Assoc. 245 (8): 916-922. 2014.
  2. 2. Rodrigues et al. The subgingival microbial community of feline periodontitis and gingivostomatitis: characterization and comparision between diseased and healthy cats. Rep 9 (1). 2019.
  3. 3. Kouki et al. Chronic gingivostomatitis with esophagitis in cats. J Vet Intern Med. 31 (6): 1673-1679. 2017.
  4. 4. Chronic gingivostomatitis in cats: long-term follow-up of 30 cases treated by dental extranctions. J Vet Dent. (14): 15-21. 1997
  5. 5. Dos Santos et al. Laser therapy for recurrent aphthous stomatitis: an overviuew. Clin Oral Investigations. 2019
  6. 6. Navarro et al. Low-level-laser therapy as an alternative treatment for primary herpes simplex infection: a case report. J Pediatric Dent (31). 2007
  7. 7. https://www.ilfattoveterinario.it/malattie-acute-e-croniche/la-gengivostomatite-cronica-felina.html#:~:text=Cos’%C3%A8%20la%20Gengivostomatite%20Cronica,mesi%20fino%20ad%20alcuni%20anni.
  8. 8. https://vetjournal.it/it/item/28339-trattamento-della-gengivostomatite-cronica-felina.html

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