La vaccinazione nei cani e gatti è uno dei caposaldi delle buone pratiche veterinarie e deve essere praticata nel miglior modo possibile. I nostri cani e gatti a differenza di noi esseri umani, sono esposti in maniera diversa agli agenti patogeni in quanto la popolazione umana, grazie agli obblighi vaccinali ed alle raccomandazioni delle associazioni sanitarie, ha una copertura vaccinale molto estesa e spesso le malattie per le quali si vaccina sono scomparse da anni. Un caso eclatante è la poliomielite, che nel nostro paese non è più stata isolata dagli anni ‘80; l’Italia è stata infatti ufficialmente certificata “polio-free” il 21 giugno 2002, anche se l’ultimo caso che si è manifestato nel nostro paese risale al 1982. Malgrado questo il vaccino per la poliomielite è obbligatorio. Abbiamo quindi una popolazione che ha ampia copertura vaccinale in assenza di circolazione dell’agente patogeno.
Nei cani e gatti la situazione è diametralmente opposta: gli animali liberi e randagi spessissimo non hanno alcuna copertura vaccinale e le malattie per le quali si consigliano i vaccini nella maggior parte dei casi circolano liberamente all’interno di queste popolazioni. I cani e gatti regolarmente vaccinati sono praticamente solo quelli padronali o quelli che vivono in rifugi e canili. I primi sono certamente meno esposti rispetto ai secondi. In questo contesto è chiaro intuire che la pressione epidemiologica per cane e gatto è molto più forte che per gli esseri umani; cani e gatti possono infatti frequentare aree epidemiologiche ad alto rischio, come ad esempio un parco pubblico dove possono essere transitati animali liberi infetti. In quest’ottica la vaccinazione di cani e gatti risulta indispensabile, specialmente per malattie molto gravi e letali. Vediamo come orientarsi rispetto alla necessità di vaccinare i nostri amici a quattro zampe.
Le linee guida vaccinali per cani e gatti
La World small anima veterinary association (WSAVA), o associazione veterinaria mondiale dei piccoli animali, è un’associazione che conta più di 200.000 veterinari in tutto il mondo, impegnati a promuovere e difendere la salute ed il benessere degli animali da compagnia. Tra le sue attività vi sono il progresso del benessere degli animali, la creazione di “linee guida per la standardizzazione” sull’assistenza veterinaria, la promulgazione ed offerta di corsi di formazione continua per i medici veterinari che si occupano dei pet e la diffusione delle informazioni sull’importanza degli animali da compagnia nell’ottica del ”One Helth”.
La WSAVA diffonde quindi alla comunità veterinaria di tutto il mondo delle linee guida sulla gestione dei problemi patologici di cani e gatti, come ad esempio quelle dentistiche, gastroenterologiche, nutrizionali, sulla terapia del dolore, sul benessere animale ed anche delle linee guida di vaccinologia. Tali indicazioni sulla vaccinazione sono frutto delle ultime riflessioni scientifiche sulla vaccinazione di cani e gatti a livello globale e forniscono consigli pratici ai veterinari sulla pratica vaccinale ottimale.
Nei primi mesi del 2024 sono state pubblicate le nuove linee guida WSAVA sulla vaccinazione di cani e gatti; esse non si discostano molto dalle precedenti che risalgono al 2016, se non per alcune piccole differenze, come ad esempio la possibilità di effettuare l’ultima dose di vaccino nei cani a 5 mesi compiuti in modo da avere maggiori certezze della sieroconversione e quindi che siano protetti. Il gruppo per le linee guida sulla vaccinazione ha anche prodotto una serie di linee guida regionali per i veterinari in Asia e America Latina, dove vi sono epidemie di alcune particolari malattie e pertanto i consigli sono diversi che in altre aree della terra.
Queste linee guida sono tuttavia dei consigli più che dei protocolli obbligatori in quanto, chiarisce l’associazione, le notevoli differenze che vi sono nei diversi continenti su presenza di malattie infettive, popolazioni di cani e gatti di proprietà e liberi, disponibilità di prodotti vaccinali e risorse economiche, rende necessaria la partecipazione delle differenti associazioni nazionali che sono a conoscenza di tutti questi fattori. In base a questo è chiaro che un vaccino ritenuto necessario in un dato paese potrà risultare non necessario in un altro e viceversa e pertanto queste linee guida offrono semplicemente spunti di riflessioni scientifica ai veterinari di tutto il mondo.
Quali sono i vaccini indispensabili per Fido e Micia in Italia?
Tra i capisaldi delle linee guida vaccinali della WSAVA vi sono alcuni concetti fondamentali; in primis alcune vaccinazioni vengono considerate necessarie ed altre facoltative. Quelle necessarie, dette anche core, sono quelle che immunizzano e proteggono nei confronti di malattie molto diffuse, contagiose e con un alto indice di mortalità. Quelle facoltative dette “non core” possono essere indicate in determinati contesti e situazioni epidemiologiche.
Altro concetto molto importante è capire quando, ovvero in che momento della vita di un animale iniziare a vaccinare e quanti richiami sono necessari per avere una alta probabilità che si instauri un’immunità adeguata e duratura.
Il terzo concetto che la WSAVA chiarisce è quello della verifica di questa immunità vaccinale attraverso l’effettuazione di test anticorpali, volti a verificare la presenza di una sieroconversione a seguito della vaccinazione. Non tutti i soggetti vaccinati producono infatti anticorpi protettivi e questo dipende da una serie di fattori non sempre valutabili.
Alcune cause di una mancata risposta anticorpale a seguito della somministrazione di vaccini sono: l’età troppo precoce del soggetto che riceve il vaccino e pertanto la presenza degli anticorpi materni che interferiscono con quelli vaccinali e l’immaturità immunitaria che non consente un’adeguata sieroconversione; la concomitante presenza di malattie infettive, parassitarie o metaboliche nel soggetto vaccinato, che rallentano o impediscono la sieroconversione, la somministrazione di vaccini contenenti molti diversi antigeni, come ad nel caso dei vaccini polivalenti, che contengono più virus e batteri combinati. In questo ultimo caso il sistema immunitario potrebbe produrre anticorpi in quantità variabile per i diversi antigeni somministrati o produrre anticorpi soltanto per alcuni di essi e non per tutti. Questi tre concetti aiutano quindi a stilare un programma vaccinale ben definito.
Sia nei cani che nei gatti si consiglia infatti una prima vaccinazione non prima dei 50-70 giorni di vita per evitare la interferenza degli anticorpi materni, assunti attraverso la placenta prima ed il colostro poi, e l’ultima dose di richiamo non prima dei 4– 5 mesi compiuti, età nella quale i cani ed i gatti hanno sviluppato una certa competenza immunitaria tale da garantire la maggior sieroconversione possibile.
Nei cani le malattie considerate più gravi sono il Cimurro, la Parvovirosi e la Leptospirosi, pertanto i vaccini necessari, detti “core” sono quelli che contengono gli antigeni di queste malattie. Nel gatto invece si considerano “core” i vaccini che proteggono da Parvovirus felino (Panleucopenia), Herpesvirus e Calicivirus felini.
Nel cane e nel gatto l’offerta vaccinale comprende anche altri vaccini come, ad esempio, quelli per Bordetella bronchiseptica, i virus della parainfluenza ed influenza canina, ed in determinate aree geografiche quello per la Brorrelli burgdoferi, per il virus dell’influenza canina e per la Leishmania infantum. Vi è poi il caso particolare del vaccino per l’herpes virus canino che viene utilizzato per le cagne fattrici e previene i danni da Herpesvirus nei cuccioli fino a 3 settimane di vita, periodo nel quale sono particolarmente suscettibili a questa infezione che invece passa inosservata negli adulti. Questi vaccini, tuttavia, non sono in grado di prevenire l’infezione ma possono mitigare i sintomi e la loro somministrazione va quindi valutata in base ad una serie di fattori epidemiologici, con il medico veterinario curante. In alcuni paesi è raccomandato come “core “anche il vaccino per la leucemia felina (FeLV).
Nei gatti oltre ai 3 vaccini “core” esistono in commercio i vaccini contro Chlamydia felis, Bordetella bronchiseptica e per l’immunodeficenza felina (FIV). I vaccini contro le infezioni da Chlamidia e Bordetella B. sono prevalentemente usati in gattili, colonie feline ed altre strutture nelle quali convivono popolazioni di gatti molto estese e dove è presente un alto rischio di infettarsi con i due patogeni; tuttavia, questi vaccini non prevengono l’infezione né la patologia ed i soggetti vaccinati hanno semplicemente una sintomatologia più lieve. Il vaccino contro la FIV è invece stato registrato e poi ritirato dal mercato in diversi paesi ed attualmente è utilizzato come vaccino non core in Giappone, Nuova Zelanda e Australia; questo vaccino non ha a supporto degli studi che garantiscano l’efficacia della protezione e pertanto in Europa ed in America si è deciso di non metterlo in commercio. Vi è poi un vaccino per la peritonite infettiva causata da Coronavirus felino(FIP) che è addirittura sconsigliato dalle linee guida in quanto gli studi a supporto non sono stati in grado di dimostrarne l’efficacia.
Sia nel cane che nel gatto in tutto il mondo viene offerta una vaccinazione contro la Rabbia; i vaccini disponibili hanno una durata protettiva da 1 a 3 anni in base al vaccino prescelto. In alcuni Paesi nei quali l’epidemia di Rabbia è attiva vi è l’obbligo vaccinale in quanto la Rabbia è una patologia molto rischiosa e mortale sia per gli animali che per l’uomo. In Italia allo stato attuale non vige alcun obbligo ma va effettuata la vaccinazione antirabbica se si vuole viaggiare con il nostro beniamino fuori dai confini. In base al paese di destinazione vi sono diversi protocolli vaccinali, sia per le tempistiche ed eventuali test aggiuntivi che potrebbero essere richiesti. Per l’ingresso in alcuni Paesi, infatti, è necessario oltre che il vaccino, la titolazione anticorpale effettuare 30 giorni dopo il vaccino. Se devi viaggiare con Fido e Micia informati con largo anticipo con il tuo veterinario.
Come regolarsi per i vaccini di Fido e Micia?
Come sempre bisogna affidarsi al proprio veterinario curante, chiedendogli di seguire il protocollo proposto dalle linee guida WSAVA; in particolare nei cani, dopo il primo ciclo di vaccini durante il primo anno di vita ed il richiamo annuale, si può richiedere di testare la copertura vaccinale con un semplice prelievo di sangue, evitando di somministrare vaccini inutili in soggetti protetti. I test per la titolazione degli anticorpi vaccinali sono disponibili per quasi tutti i vaccini core di cani e gatti; nel cane si possono testare i virus di Cimurro e Parvovirus e nel kit vi è anche quello per l’Epatite infettiva che è solitamente contenuta nei vaccini trivalenti; non ha molto senso testare invece la Leptospirosi in quanto si tratta di un vaccino che ha sicuramente la durata di 6-12 mesi e che va quindi ripetuto in zona endemica ogni 6-12 mesi, in base all’esposizione del cane.
Per quanto concerne i gattini le indicazioni sono le stesse, dopo i primi interventi vaccinali nei primi mesi di vita e dopo il richiamo annuale, si può procedere con i test anticorpali, anche se nei felini in linea di massima risulta essere più difficoltoso effettuare prelievi ematici; pertanto si può valutare la reale classe di rischio, vaccinando ogni anni gatti che escono all’esterno ed hanno contatti con consimili la cui situazione epidemiologica non è nota, mentre ogni 2 o 3 anni i felini indoor, ovvero quelli che vivendo in casa hanno un rischio inferiore di venire a contatto con i patogeni. La copertura per Herpes virus e Calicivirus non ha durata maggiore dell’anno mentre quella per Parvovirus felino può durare anche oltre i 3 anni. In ogni caso virus e batteri possono penetrare in casa anche attraverso oggetti inanimati come la suola delle scarpe e pertanto vanno sempre protetti i nostri amici felini anche attraverso un corretto stile di vita che comprenda una corretta alimentazione, uno spazio idoneo dove poter stare emotivamente bene ed il ricorso a rimedi nutraceutici immunostimolanti ed immunomodulatori.
La vaccinazione antirabbica, come accennato, va fatta soltanto se il nostro amico a quattro zampe deve essere portato fuori dal confine italiano in quanto nel nostro Paese non vi è alcun obbligo vaccinale; se pensi di dover viaggiare con Fido e Micia chiedi consiglio al tuo veterinario almeno due o tre mesi prima della data di partenza in modo da evitare disagi.
Per concludere il consiglio resta sempre quello di affidarsi al proprio veterinario curante che saprà certamente in base alla situazione epidemiologica consigliarci il protocollo più idoneo, e richiedere i test anticorpali che sono l’unico mezzo per capire se un soggetto debba essere rivaccinato o meno.