Il 28 marzo è la giornata mondiale dell’endometriosi, una malattia debilitante e terribilmente sottovalutata. Fino a pochi anni fa, data l’eterogeneità dei sintomi e delle conseguenze, era quasi del tutto sconosciuta, e spesso causa di discriminazione per le donne che ne soffrivano. Oggi l’endometriosi ha profili molto più definiti. Purtroppo, però, le cause sono ancora sconosciute, così come terapie che possano essere efficaci per chiunque. Per questo è importante che se ne parli, che si investa nella ricerca, e soprattutto che si instauri un rapporto profondo tra il medico e la paziente. Solo in questo modo lo specialista potrà calibrare la cura nel modo migliore possibile.
Giornata mondiale dell’endometriosi: un male ancora sconosciuto
L’endometriosi è caratterizzata dalla presenza di endometrio all’esterno dell’utero. Questa mucosa è normalmente presente solo all’interno della cavità uterina, ed è la parte che si degrada e viene espulsa durante le mestruazioni. Quando si sviluppa al di fuori della sua sede, può causare sintomi diversi e a volte invalidanti, oltre a rischiare di compromettere la fertilità della donna. A volte l’endometriosi è molto dolorosa, ma non sempre. Il dolore, fra l’altro, non è collegato alla gravità delle conseguenze, che possono essere serie anche nel caso la malattia sia asintomatica.
Tanti sintomi diversi ma una causa ancora sconosciuta
Man mano che la sua conoscenza è diventata più approfondita, gli esperti si sono resi conto che riguarda molte più donne di quanto si pensasse. Oggi si stima che ne soffra circa una donna su dieci, e che possa manifestarsi già dalla prima mestruazione. Molte donne, ancora oggi, ci convivono per tutta la vita, senza mai avere una diagnosi chiara, sopportando terribili dolori e flussi mestruali copiosi e difficoltà durante i rapporti sessuali. Solo un’ecografia, infatti, può fugare il dubbio sulla presenza della patologia, ma il tempo medio tra l’insorgenza dei sintomi e la prima diagnosi certa è di 7 anni. Un’eternità, per chi sta soffrendo.
L’importanza del rapporto tra il medico e la paziente
La sofferenza, poi non riguarda solo i giorni del ciclo o i rapporti sessuali, ma può estendersi a tantissimi altri aspetti del quotidiano: sciatalgia, spossatezza, problemi nella defecazione o nella minzione, difficoltà di respirazione. A volte, nei casi più gravi, perfino difficoltà a camminare. Da questo elenco, peraltro parziale, è facile capire per quale motivo essere certe di soffrire di endometriosi sia così complicato, e come terapie buone per tutte le donne non esistano. Data la mancanza di una terapia risolutiva, è importante che il medico tratti l’endometriosi come una malattia cronica e segua con grande perseveranza la paziente durante il decorso, delineando di volta in volta l’approccio più adatto al caso specifico e ai suoi sintomi.
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