Il termine giapponese “Hikikomori”, che significa “stare in disparte”, viene utilizzato per indicare chi decide di ritirarsi dalla vita sociale per lunghi periodi, anche per molti anni. Rinchiusi nella propria abitazione, evitano qualunque contatto diretto con il mondo esterno, talvolta anche con i familiari.
Gli Hikikomori sono giovani, soprattutto maschi tra i 14 e i 30 anni. Le indagini condotte in Giappone hanno identificato 1 milione di casi. Nonostante i soggetti in questa condizione siano soprattutto adolescenti, ne sono affetti anche numerosi over 40.
In Italia, soprattutto dopo la pandemia, questa sociopatia si sta allargando a fasce crescenti di popolazione. Sono spesso ragazzi con un elevato QI, molto introversi, assai sensibili ma inibiti socialmente, convinti di stare meglio lontano da tutti. Frequentemente ci sono difficoltà famigliari che potrebbero favorire il ritiro sociale ed una prolungata adolescenza. Comportamenti genitoriali troppo protettivi e generatori di dipendenze, oppure troppo esigenti, rigidi ed intolleranti. Per cercare di intervenire tempestivamente è bene conoscere alcuni atteggiamenti che possono evidenziare chi è a rischio di sfociare nella condizione Hikikomori.
Questo blog ha già dedicato all’argomento un interessante articolo a cura del dr Sergio Segantini.
“I principali campanelli di allarme a cui le famiglie dovrebbero prestare attenzione, chiarisce lo psicologo Marco Crepaldi, responsabile dell’associazione Hikikomori-Italia, sono legati all’insofferenza alla socialità. Dapprima, il rifiuto è legato alle attività extrascolastiche come sport o uscite con gli amici. Successivamente, anche il rifiuto della scuola, dove possono celarsi storie di bullismo. Gli hikikomori si isolano progressivamente e sviluppano una visione molto negativa della società, soffrendo particolarmente le pressioni di realizzazione sociale, dalle quali cercano in tutti i modi di fuggire. Tutto questo porta a una crescente difficoltà, demotivazione e depressione. La dipendenza da internet, al contrario di quanto si pensi, non è una causa ma una possibile conseguenza del fenomeno. Oltre ad aumentare il rischio dello sviluppo di uno stato depressivo, la condizione Hikikomori ha impatto negativo su alimentazione e attività fisica, totalmente trascurate, così come la cura della propria persona. Generalmente, vivono di notte e dormono di giorno, invertendo completamente il ritmo sonno-veglia. Per gli hikikomori, il rischio di sviluppare una tendenza autodistruttiva è elevato: autolesionismo e abuso di sostanze sono diffusi, con la finalità di farsi del male. I soggetti Hikikomori odiano la propria vita, condannata ad un circolo vizioso. Inizialmente non escono più a causa dell’ansia sociale, ma successivamente si insinua l’ansia del tempo perso, accompagnata dalla sensazione di non poter più fare nulla per rimediare alla loro vita, ormai compromessa. Inoltre, perdendo contatto con la realtà, aumenta il rischio di disturbi dissociativi e ossessivo compulsivi. Credo non esista nessun disturbo che non possa essere creato o esasperato da un isolamento così prolungato, da uno stress così costante, da una visione così pessimistica e cinica del proprio futuro. Solitamente i ragazzi Hikikomori sono restii a farsi aiutare, le richieste provengono principalmente dai genitori ai quali consigliamo di creare un legame positivo, un’alleanza genitore-figlio, fondamentale perché il ragazzo accetti di farsi aiutare. Solitamente forniamo aiuto psicologico online o a domicilio: partiamo dalla famiglia e cerchiamo di avvicinare il ragazzo. Se non collabora e non vuole essere aiutato, si cerca di intervenire e lavorare sul genitore sperando di ottenere effetto indiretto sul ragazzo. Consigliamo, come prima cosa, di dialogare con il ragazzo, e di rapportarsi a lui con un atteggiamento non giudicante. Al centro deve essere messo il suo benessere, senza alimentare quelle pressioni e quelle aspettative sociali, causa dell’isolamento. Per questo motivo, se il ragazzo rifiuta la scuola, è bene non insistere ma magari trovare un piano didattico personalizzato che preveda la frequenza a casa, da remoto. Sicuramente consigliamo di evitare atteggiamenti coercitivi come staccare internet, oppure usare la forza per impedire al figlio di chiudersi a chiave in camera. Oltre al supporto psicologico, è fondamentale un aiuto psichiatrico, anche farmacologico, qualora servisse, ad esempio in caso di una depressione grave”.
Anche la Medicina Omeopatica può essere di aiuto in questi casi. Il blocco psicofisico e relazionale all’origine del mal-essere viene terapeuticamente sciolto grazie all’impiego di un farmaco energetico che aiuta il paziente ad esprimere le potenzialità vitali di autoguarigione che nei soggetti giovani sono sempre molto importanti. Il farmaco omeopatico deve essere individuato da un medico esperto in Omeopatia e prescritto come rimedio specifico, differente in ogni soggetto sofferente, in base alla tipologia omeopatica che lo contraddistingue. Il Rimedio omeopatico nel soggetto Hikikomori si comporta come un vero e proprio farmaco dell’inconscio, attivando le risorse interne e riequilibrando la disfunzione psicoemotiva.