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Le donne italiane sono meno felici degli uomini
11 Febbraio, 2023

Le donne italiane sono meno felici degli uomini

RedazioneRedazione
Secondo uno studio recente, commissionato dall’associazione Sòno Aps, sembrerebbe di sì

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C’è stato un tempo in cui nel nostro Paese le donne erano più felici degli uomini. Oggi non è più così, e il divario, già molto largo, pare si avvii ad allargarsi ulteriormente. Secondo i dati di una ricerca realizzata da AstraRicerche per l’Osservatorio sulla felicità degli italiani dell’associazione Sòno Aps, il 28 per cento delle donne dai 18 ai 75 anni dichiara di essere infelice. Un dato molto più alto di quello che riguarda gli uomini, che arrivano al 18%, quasi il 40% in meno.

Le donne italiane sono meno felici degli uomini

Se i ricercatori hanno potuto notare un’inversione di tendenza a partire dal 2003, un notevole peggioramento nel tasso di felicità femminile si è avuto dopo l’inizio della pandemia. Ma quali sono i motivi di un cambiamento così repentino? dalle risposte date dalle intervistate, i motivi sono principalmente 8:

  1. crisi climatica
  2. guerra
  3. incertezza sulle malattie del futuro
  4. pessimismo sulle prospettive dei giovani
  5. inflazione e abbassamento del tenore di vita delle famiglie
  6. violenza maschile
  7. paura di altri lockdown che costringano a una convivenza forzata con il partner o con i figli
  8. insoddisfazione sessuale.

Il ruolo femminile in una società in grande trasformazione

Secondo Finzi, intervistato da Io Donna,  la spiegazione per questa forte discrepanza tra quanto dichiarato da uomini e donne è “che il Paese si è modernizzato ma non sa tenere il passo con i desideri delle donne. Le significative riforme che hanno arginato il carattere patriarcale della società e hanno minato una realtà fascista e clericale, hanno trasformato anche l’opinione pubblica. Ma la velocità di di cambiamento di giurisprudenza e società è minore delle aspettative coltivate dalle donne”.

Un cambiamento non abbastanza rapido

“La rapida ascesa delle donne in ambito scolastico, più laureate, con voti più alti – continua il sociologo – si infrange come tutti sappiamo alle soglie del mercato del lavoro. Dove nelle professioni più remunerative il divario di genere si fa sentire subito e la carriera collassa davanti alla maternità, e talvolta alla sua prospettiva. Ci sono quote di genere stabilite per i consigli di amministrazione delle aziende dello stato e quotate in borsa, neI piani più bassi degli organigrammi però è tutta un’altra storia..Per il 28 per cento delle interpellate è questo un elemento di grande frustrazione”.

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