Hanging challenge, il nome di una sfida, un nuovo “gioco”, un gioco mortale come quello che a Palermo è costato la vita di Antonella, una ragazzina di 10 anni. Sfide online che ci strisciano accanto, passano insidiose sopra le nostre teste, catturano e blandiscono i nostri giovani e giovanissimi. La Rete, opportunità e trappola, antico dilemma fra progresso, conservazione, transumanesimo o naturale evoluzione? Nessuno di noi, pedagoghi, genitori, scienziati, pensatori o semplici cittadini può esimersi dall’avere un opinione, farsi un idea, ambire ad atteggiamenti virtuosi o tracciare profili di comportamento.
La pandemia silenziosa
I numeri dell’uso/abuso di “connettività” fino alla dipendenza, ci dicono che in Italia il fenomeno coinvolge fino al 6% dei giovani e giovani-adulti quando vengono considerati i livelli di gravità severo e moderato. Non meglio fuori dall’Italia dove il 18% degli studenti inglesi usa internet in modo eccessivo, mentre ne è dipendente l’1% in Norvegia e l’8% in Grecia. Ma è nel continente asiatico che i tassi d’incidenza sono più elevati, oscillano dall’1% al 25%.
L’età, fattore critico
Nei primi tre anni di vita il cervello di un bambino si plasma, acquisisce tutte quelle informazioni, che si strutturano in reti sinaptiche protette preziosamente dalla mielina. Gran parte del futuro di quell’individuo si gioca in quei 1000 giorni, eppure non è raro vedere arrivare nei nostri ambulatori bimbi di uno o due anni muniti dei più moderni smartphone o IPad, sotto lo sguardo divertito o rassegnato di genitori e nonni. Ma quei dispositivi ipnotici e potenti accompagnano i nostri bambini, i nostri ragazzi e noi stessi senza soluzioni di continuità né per età, censo o cultura avviluppandoci in comportamenti ansioso-compulsivi, ludopatie, frequentazioni di siti al limite della legalità, cyberbullismo in un contesto di isolamento e narcisismo. L’età è sicuramente tra i tanti un fattore critico, un adulto di solito dispone di una capacità critica, di un controllo sul principio del piacere/principio di realtà, di esperienze più ricche e dialettiche sulla quaestio. Chi ha giocato per strada, in gruppo, in prima persona, dispone di linguaggi ed esperienze sicuramente più variegate di chi è cresciuto dietro una consolle, ma questa non è una regola se consideriamo la crescita drammatica delle ludopatie telematiche tra adulti ed anziani, dipendenza cyber-sessuale solo per citarne alcune.
Lo strumento
È ovvio che lo strumento di per sé è innocente e né Internet né il digitale sono certamente “l’origine di tutti i mali” costituendo in sé una occasione di crescita personale e collettiva eccezionale. Internet offre la possibilità “facile” di giocare, stare insieme, esplorare, condividere idee ed emozioni con ogni parte del mondo, fare ricerche per la scuola e tanto altro. Al tempo stesso tuttavia, lo strumento prima di essere usato, andrebbe conosciuto e lette le “istruzioni per l’uso”, passaggi non avvenuti all’atto della sua distribuzione e fruizione, ponendo i presupposti, in relazione alla invocata “necessità”, per un potenziale disuso.
Uno nessuno centomila
Già negli anni ‘90, Kimberly Young delineava i pericoli della dipendenza da Internet legato tra l’altro alle caratteristiche proprie dello strumento. La facile accessibilità e onnipresenza secondo qualsiasi ordine di tempo e spazio, può naturalmente indurre un senso di onnipotenza ed ipereccitabilità per il sovraccarico sensoriale ed emotivo. La possibilità di cambiare immagine e personalità come una divinità proteiforme con un semplice click aumenta enormemente il fascino più di qualunque altro mezzo espressivo.
Ma…
Manderemmo nostro figlio in un quartiere pericoloso da solo o senza una serie di raccomandazioni? La risposta credo sia scontata … allora qualche raccomandazione, per loro, ma anche per noi.
Stabiliamo le regole di ingaggio, tempi di utilizzo: più offline meno online.
Impariamo a riconoscere, accettare e allontanare le situazioni di disagio: chiudere la “finestra” per aumentare la capacità critica “in presenza”.
Rispettiamo la privacy, il senso civico e le norme di buona educazione nel linguaggio e nella condivisione di immagini, prendiamo coscienza che il nostro comportamento anche virtuale può avere conseguenze emotive, psichiche, civili e anche penali gravi.
Esercitiamo una azione di controllo, rispettosa e non intrusiva, sui siti frequentati, soprattutto con i più giovani.
Impariamo a disconnetterci dalla dipendenza, scegliamo quando e con chi connetterci.
Apriamoci con curiosità, interesse, attenzione e cura delle Persone al cambiamento, solo così saremo di buon esempio.
Prestare attenzione
Non è semplice da nessuna angolatura si guardi, pensare di stilare ex abrupto, stili comportamentali o raccomandazioni valide che, nella valutazione quali e quantitativa della problematica clinica potenzialmente annessa alla dipendenza da web, ci possano guidare nelle diagnosi precoci e permettere di intervenire in maniera efficace. L’interesse e la conoscenza della psicopatologia da web è materia giovane come la maggior parte delle persone coinvolte e come tale in continua evoluzione. Quello che possiamo fare, come sempre, è prestare attenzione. La Società Italiana di Pediatria ha definito 10 punti per aiutare i genitori ad intercettare nei propri figli i sintomi di malessere e disagio che fanno sospettare la dipendenza da dispositivi elettronici:
- Aumento o perdita di peso
- Cefalea o mal di schiena
- Disturbi visivi
- Modifiche del ritmo del sonno
- Scarsa cura della persona
- Connessione online che sostituisce i rapporti in presenza
- Incapacità di parlare di cose diverse di quelle che si trovano in Internet
- Scarso rendimento scolastico
- Sintomi di astinenza in assenza del dispositivo
- Controllo compulsivo delle informazioni online.
Il progresso non si può arrestare, ma va conosciuto profondamente per poterlo dominare ed utilizzare criticamente. Da sempre nelle questioni legate alla Conoscenza lo spartiacque ci è dato dall’Etica, dal valore che si dà alle cose ed alle persone, e non solo alla mera apparenza dei fatti e dei fenomeni. Dare qualità ai rapporti umani, alla comunicazione empatica, tenere lo sguardo sull’orizzonte e non solo sullo schermo, questo è il memento, nutrire l’anima è la cura ed il viatico per dare armonia tra apparire ed essere.
1 commento
Laura
Molto interessante. È vero che i bambini vanno protetti da questi strumenti e dai loro contenuti troppo invadenti. Purtroppo però vedo anche adulti ultracinquantenni assorbiti per ore dallo smartphone, tanto da perdere la capacità di ascoltare anche le semplici comunicazioni di un figlio o di un convivente.
Sono convinta che un adulto sia più difficile da recuperare rispetto ad un bambino o un ragazzo. Perché l’adulto si sente ormai capace e libero di poter scegliere ciò che vuole.