Il corpo del bambino vive per nove mesi nella penombra dell’utero materno, poi di colpo viene proiettato in un ambiente, la casa dei genitori, completamente diverso, ricco di luci, colori, suoni, odori e sensazioni spesso molto intensi e invasivi. Creare un ambiente domestico a misura di bambino, eliminando le principali fonti di perturbazioni rappresenta la prima forma di prevenzione e la garanzia più certa per uno sviluppo sano e armonioso. Ecco come fare…
Negli ultimi anni si parla sempre più spesso dei rischi della salute derivati dall’inquinamento in-door. L’aria respirata all’interno delle pareti domestiche è spesso più inquinata di quella esterna, a causa degli effetti negativi di gas e vapori emessi dai materiali sintetici e dei pesticidi contenuti nei mobili, nei tessuti, nelle pitture murali, nell’acqua potabile, nei detergenti e nei prodotti alimentari.
Senza considerare l’inquinamento elettromagnetico derivante dalle apparecchiature elettriche ed elettroniche e dai circuiti elettrici che attraversano tutta la casa.
Oggi è necessario conoscere meglio quelli che sono i rischi che i nostri bambini, così piccoli e sensibili ai fattori esterni, possono incontrare nell’ambiente domestico al fine di evitare non solo spiacevoli incidenti, ma anche forme più o meno evidenti di disturbi e di allergie che poi richiedono l’intervento di pediatri o di specialisti in malattie ambientali.
D’altra parte la casa è qualcosa di più del semplice insieme delle sue parti, è il nostro baricentro spirituale, è il luogo dove noi siamo insieme ai nostri figli.
Correggere o modificare alcune cose significa vivere in armonia con se stessi e con la vita, significa accogliere un figlio in un ambiente integrato nei sistemi naturali che ci circondano.
La rete che avvolge la Terra
La geobiologia è una nuova scienza, dalle origini antiche, che studia il rapporto tra luogo abitativo e le influenze terrestri al fine di evitare perturbazioni nocive.
Questa disciplina ha appurato l’esistenza di influssi ambientali invisibili.
Le loro radiazioni di varia frequenza e lunghezza d’onda sono presenti in tutte le nostre abitazioni. Alcune di queste sono emesse naturalmente dal nostro pianeta, altre sono emesse dall’uomo.
Nel caso esse siano presenti in eccesso, l’individuo può sentirsi disturbato a tal punto da avvertire fenomeni di malessere, ansia o sensazioni di disadattamento.
I primi studi approfonditi sui possibili disturbi geopatologici furono segnalati dal dottor Hartmann, che fu il primo studioso a parlare di una rete globale che avvolge la Terra.
Com’è noto, i bambini, in particolare i neonati, presentano una grande capacità ricettiva e avvertono con grande facilità la presenza di fonti inquinanti nell’ambiente. Se la loro culla o lettino è posizionato in una zona dove è presente l’energia intensa di un nodo geopatogeno, essi tendono a dormire al fondo del letto, o in un angolo, o, fatto ancor più grave, possono presentare difficoltà a dormire.
In questo caso la prima cosa è spostare il letto; ad aiutarci nella scelta può essere lo stesso bambino che con la posizione nella quale lo troviamo al mattino ci segnala il suo indice di gradimento.
Se lo spazio lo consente potremmo porre il suo giaciglio nel centro della stanza isolandolo quindi anche dalle pareti, anch’esse sono fonti di disturbi quando, come spesso accade, sono attraversate da cavi elettrici.
E’ molto importante individuare le zone geopatogene al fine di evitare il posizionamento non solo del letto, ma anche del box, del seggiolone o dell’area di gioco preferita del bambino stesso.
Nei casi più gravi si può far riferimento a un geopatologo in grado di rilevare la presenza dei nodi all’interno della stanza e della casa intera.
Il giaciglio giusto al posto giusto
Dopo aver appurato l’assenza di queste condizioni, e quindi aver eliminato radio sveglia, televisori, radioline, e staccato tutte le prese elettriche, si potrà posizionare il giaciglio del bambino.
Il lettino dovrebbe essere situato trasversalmente alla porta, per il bambino è molto rassicurante vedere subito chi sta entrando nel suo spazio, ma non troppo vicino ad essa e con la testata possibilmente a nord o nord-est e una certa distanza va mantenuta anche dalla finestra.
Articolo di Monica Cristina Gallo pubblicato su Terra Nuova