Il peggioramento della salute mentale tra i giovani è all’ordine del giorno: nel decennio 2010-2020 le condizioni ansiose e depressive tra gli adolescenti delle società occidentali sono aumentate, anche il numero di visite al pronto soccorso per autolesionismo è cresciuto del 188%, così come del 167% il tasso di suicidi.
La crisi d’identità e l’incertezza per il futuro sociale e lavorativo che attraversano le nuove generazioni sono i fattori preminenti. Accanto ad essi, secondo alcuni psicologi sociali, un ruolo significativo è esercitato dall’uso sconsiderato degli smartphone, dei social media e dei giochi online: si ritiene che l’esposizione prolungata ai social media possa stimolare il centro di ricompensa del cervello e, quando la stimolazione diventa eccessiva, possa innescare percorsi che portano alla dipendenza.
Alcune ricerche sembrerebbero dimostrare un impatto negativo sulla capacità di attenzione e concentrazione, sul pensiero critico, sulla creatività, sulla memoria a lungo termine e sui processi decisionali e di comunicazione; inoltre, un’infanzia non più basata sul gioco ma sullo smartphone può alterare lo sviluppo del cervello dei bambini.
Secondo un rapporto statunitense nella fascia tra i 10 e i 19 anni (periodo in cui si formano identità e autostima), il cervello attraversa un momento altamente sensibile e l’uso frequente dei social media può influenzare l’apprendimento emotivo e la regolazione emotiva, il comportamento e il controllo degli impulsi. Un’altra ricerca evidenzia una relazione tra uso dei social e qualità del sonno: l’uso dello smartphone nelle ore notturne è un grave errore, non dormendo accumuliamo tossine nel cervello (come la beta-amiloide) che eliminiamo solo quando dormiamo.
L’assenza di sonno, com’è noto, promuove un decadimento cognitivo e una riduzione del tono dell’umore. Secondo il Pew Research Center statunitense l’uso dei social media è assai diffuso tra i giovani: il 95% dei ragazzi tra 13 e 17 anni utilizza una piattaforma e più di un terzo afferma di utilizzare frequentemente i social. Probabilmente il mondo tecnologico, allontanando dalla realtà fattuale, promuove relazioni interumane prevalentemente virtuali con importanti conseguenze psicofisiche.
Per tutti questi motivi il Congresso americano, che si sta occupando della sicurezza on-line dei giovani, vorrebbe promuovere una legge relativa alle piattaforme social in modo che vengano apposte delle etichette di avvertimento analoghe a quelle dei pacchetti di sigarette. Se l’iter legislativo andrà in porto, a chi visita le piattaforme verrà mostrato un messaggio simile alla campagna anti-fumo: “può provocare gravi danni alla salute mentale degli adolescenti”. Un’etichetta di avvertimento ricorderebbe ai genitori e ai ragazzi che i social non sono sicuri perché possono raddoppiare il rischio di ansia e depressione nei soggetti esposti per un numero superiore alle tre ore al giorno.
Contemporaneamente ed in linea con le scelte americane, il Ministero dell’Istruzione italiano vieta l’utilizzo di dispositivi cellulari e smartphone nelle scuole elementari e medie, anche per scopi didattici. I numerosi studi neurologici contrari all’uso sconsiderato degli smartphone responsabili di dipendenza e nervosismo hanno fatto breccia anche nelle istituzioni nostrane.
Tablet e computer potranno d’ora in poi essere utilizzati soltanto sotto la guida dell’insegnante e durante le lezioni. Si propone anche il ritorno al diario cartaceo. Si ritiene infatti che la scrittura a mano sia fondamentale durante la crescita per sviluppare e potenziare diverse facoltà cognitive come la memoria, l’apprendimento, la concentrazione, la connessione sinaptica, la scelta delle parole; allenare la calligrafia aiuta l’autostima, fa scoprire manualità e creatività: la calligrafia infatti lega l’uomo alla parola e la parola al pensiero.
Queste due prese di posizione istituzionali richiedono alcune riflessioni.
Indubbiamente preoccuparsi dei danni psicofisici delle tecnologie informatiche presso le nuove generazioni è un importante segno di civiltà, in contrapposizione alla barbarie ipertecnologica dilagante. In questi anni i Social hanno rappresentato però anche un importante canale di comunicazione di massa, attraverso il quale informazioni diverse da quelle culturalmente dominanti hanno potuto circolare, anche tra le nuove generazioni; è necessario pertanto che gli avvertimenti salutistici non siano collegati a restrizioni della libera circolazione delle informazioni in direzione censoria.
Alcuni studi sostengono che l’impatto dei social porterebbe nel tempo all’utilizzo di nuove connessioni neurali non sfruttate e al conseguente sviluppo di nuove abilità cognitive e sensoriali… ma quale prezzo siamo disposti a pagare? È sufficiente ben dosare l’esposizione alle nuove tecnologie per evitare una deriva disumana?
I nostri geni si modificano in funzione degli stimoli ambientali, tra cui le interazioni sociali e digitali. Nel giro di pochi decenni potrebbero verificarsi rapide modificazioni del nostro cervello: quella attuale potrebbe essere dunque una generazione di transizione che patisce l’inevitabile ma necessario cambiamento?
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