Da alcuni anni i temi sulla salute, e sul suo mantenimento affollano la rete ed i mezzi di informazione in genere. Abbiamo tutti lo stesso desiderio, essere sani, in buona salute, non avere sofferenze. Le informazioni ed i consigli su come fare sono tantissimi, e tutti possono aiutarci a raggiungere lo scopo; ma forse vale la pena fare un passo indietro e riflettere sui motivi che ci spingono a trascurare quei segnali che sempre abbiamo e che ci richiamano ad ascoltare il nostro corpo, e perché no anche il nostro sentire più profondo e immateriale.
E’ utile partire dalla definizione che l’Organizzazione Mondiale della Sanità dà della salute. Non è solo una definizione socio-giuridica, è il frutto di un discernimento raggiunto nel corso dei secoli, grazie a tutte le discipline che da sempre si occupano dell’uomo, di tutte le culture che hanno contribuito a questa visione, come un sistema di piani diversi strettamente interconnessi tra loro. Siamo allo stesso tempo corpo e mente, due aspetti indissolubili che lavorano in maniera sinergica con un fine preciso: mantenerci in vita nella maniera migliore possibile.
Ma non siamo solo questo, siamo individui sociali, che vivono in comunità e che con essa attivano una dinamica di scambio reciproco. Rilasciamo e riceviamo sollecitazioni ogni istante, questo scambio comporta un lavoro impegnativo e faticoso, che a volte diventa impossibile. La società contemporanea con i suoi ritmi frenetici, con la grande e variegata mole di sollecitazioni a cui ci sottopone rende questo lavoro sempre più difficile e capita spesso di entrare in sofferenza. Questo aspetto dell’uomo contemporaneo acquista una posizione centrale nel discorso sulla salute. Arriviamo infine alla definizione dell’OMS che recita:” La salute è uno stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non semplicemente l’assenza di malattia.”
A prima vista potrebbe sembrare una posizione politica, ma in buona sostanza mira a consolidare la consapevolezza che non è possibile curare l’uomo se non nella sua globalità!
E’ questa una consapevolezza che la medicina omeopatica ha da sempre, a partire dalle sue origini, capace di guardare ad un paziente nella sua totale complessità, non solo nella dicotomia corpo/mente, ma anche nella proiezione dell’individuo all’interno del sistema sociale nel quale è inserito. La guarigione, per la medicina omeopatica, è possibile solo se si elimina la fonte del malessere, che è sicuramente fisico, ma che deriva anche da ambiti diversi come quello mentale o sociale. Lo strumento principale usato è la ricerca di equilibro, sia fisiologico che puramente energetico di ogni singolo individuo, attraverso la trasformazione degli elementi naturali, vegetali, animali o minerali, a stimoli energetici ai quali gli esseri viventi reagiscono.