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22 Marzo, 2020

Dalla catastrofe alla fine della crisi

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Per provare a dare un significato allo scenario apocalittico evocato dalla pandemia, volevo proporre una breve riflessione sulle differenze che si possono attribuire a due termini e concetti apparentemente analoghi, quello di disastro e quello di catastrofe.

Disastro è una cattiva stella, nasce dal disordine della Hybris umana (l’eccesso e la superbia dell’uomo che più ancora che offendere gli dei ha creato uno squilibrio con il suo ambiente). Il disastro arriva come la conseguenza di aver oltrepassato ogni limite, di aver mancato di rispetto agli altri ed a se stessi, è una distruzione che non lascia niente dietro di sé. La catastrofe indica invece un cataclisma, un capovolgimento che è anche un rivolgimento interiore, suscitato dalla sensazione di essere arrivati in fondo ma che  perciò sia anche possibile ricercare dentro di sé un cambiamento oltre la fine. Da una parte terra bruciata, dall’altra l’occasione di vivere il proprio tempo più intensamente.

Dunque è messa in gioco la relazione tra l’uomo e ciò che va preservato dal suo dominio. Disastro è l’aver noi violato i (sacri) limiti della natura, una catastrofe è se la natura si rivolta e mette a rischio la salute dell’uomo, ricordandogli che egli ha nella sua natura le sue migliori difese. In questi giorni l’imperativo del profitto si è dovuto fermare, e si riscopre la saggezza di potenziare le nostre naturali difese immunitarie con uno stile di vita più sobrio. Fu quel filosofo un po’ catastrofista che era Pascal a scrivere che

“tutta l’infelicità dell’uomo deriva dalla sua incapacità di starsene nella sua stanza da solo”.

Disastro è uno shock senza senso. La catastrofe dà ancora il senso di una rappresentazione possibile ai limiti dell’irrappresentabile. In drammaturgia la catastrofe è la fine della tragedia. E’ la crisi di quello che si ripete senza senso ed è la possibilità di una radicale trasformazione.

Cerchiamo di trasformare la minaccia di un disastro nella possibilità di una catastrofe.

1 commento

  • Adriano Pedicino

    Riflessione assolutamente condivisibile, indipendentemente dal tipo di scenario “apocalittico” e dalle teorie formulate su chi/come/cosa l’abbia provocato.

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