Che la nostra salute sia legata a doppio filo all’emergenza climatica, è ormai un dato di fatto. Chiunque lo neghi è molto disinformato, o molto in malafede. Nel nostro piccolo, noi di Generiamo Salute ve lo ripetiamo in continuazione. La cosa potrebbe annoiarvi, è vero, ma vogliamo che la nostra posizione sia chiara. È a questa stretta interconnessione che ci riferiamo quando parliamo di approccio One Health: Tutela la salute del pianeta per tutelare la tua.
Medici e professionisti della salute vogliono dire la loro
Oggi le persone che abbracciano questo modo di vedere le cose sono sempre di più. E gli operatori sanitari, in prima linea nell’affrontare i problemi di una biosfera sempre più compromessa, cominciano a mettersi insieme per fare sentire la loro voce e influenzare le decisioni politiche. È il caso di Doctors for Future, un gruppo è composto da giovani medici, specializzandi e altri professionisti del settore sanitario che riconoscono l’urgenza di agire per affrontare la crisi climatica e proteggere la salute umana e l’ambiente. I Doctors for Future sono stati fondati per iniziativa dell’associazione Chi si cura di te? e di “Associazione Medici per l’ambiente Isde“.
La crisi climatica richiede un approccio sistemico
La loro missione è promuovere consapevolezza e azione su questo fronte. I medici del movimento Doctors for Future comprendono che la crisi ambientale non può essere affrontata solo con azioni individuali, ma richiede un’imponente trasformazione sistemica. Essi sottolineano l’importanza di adottare stili di vita sostenibili e di promuovere interventi strutturali urgenti per costruire un modello di società che protegga il pianeta e le sue risorse naturali.
Gli appelli allarmati della scienza
La situazione, non bisogna nasconderlo, è critica: il recente Sesto Rapporto di Valutazione dell’Ipcc evidenzia che i rischi climatici si manifestano più rapidamente del previsto, mettendo in pericolo la salute e il benessere delle persone in tutto il mondo. Si stima che 3,6 miliardi di persone vivano già in aree altamente vulnerabili ai cambiamenti climatici, con i Paesi a basso reddito e gli Stati insulari in via di sviluppo che subiscono gli impatti più gravi, nonostante abbiano pochissime responsabilità sulla crisi climatica in atto.
“I governi agiscano”
Come si legge sul loro sito, “Nonostante le evidenze della crisi climatica in atto, una risposta adeguata non sta arrivando. Dal 1988, un centinaio di industrie di combustibili fossili hanno contribuito per il 71% alle emissioni di gas serra. Multinazionali, già a conoscenza dell’impatto delle loro attività dagli anni ’70, hanno occultato queste informazioni per mantenere i profitti. Anche i governi, con lo stanziamento di sussidi pubblici e la promozione di politiche a favore dei combustibili fossili, contribuiscono ad alimentare le cause della crisi, in contraddizione con gli impegni presi a livello internazionale”.