La Lattoferrina e l’Echinacea sono tra gli integratori più commercializzati in questo periodo di lotta al virus Covid-19 ma entrambi hanno una storia clinica ricca e sono in commercio già da molto tempo.
L’uso clinico dell’Echinacea è stato acquisito dalla medicina popolare tradizionale degli indiani d’America infatti è una pianta erbacea originaria dell’entroterra del’America Settentrionale. Attualmente è ampiamente diffusa anche in Europa ma l’uso tradizionale affonda le radici nella notte dei tempi. A differenza di altri estratti vegetali questa è una “droga” ampiamente analizzata e ci sono diversi studi che ne comprovano l’efficacia nel comune raffreddore e nelle comuni infezioni dell’e alte vie respiratorie.
L’efficacia della droga (inteso come parti medicamentose della pianta) dipende perlopiù dai polisaccaridi che sono all’interno dei tessuti vegetali in sinergia con altri principi attivi. Dopo assunzione per via orale gran parte dei principi attivi però vengono poco assorbiti dalle mucose intestinali e quindi sono state formulate ipotesi, comproxvate da sperimentazioni in vitro, che effettivamente la droga possa esplicare la sua efficacia tramite adesione alle mucose intestinali, andando a stimolare il MALT e più in generale il Sistema Immunitario Enterico.
Sia da studi in vitro che in vivo è stato osservato un aumento significativo dell’attività dei macrofagi, utilizzando come indicatore le citochine, che risultavano più espresse o in maggiore concentrazione. Da studi in vivo su cellule murine è stato osservato anche un aumento delle cellule Natural-Killer.
In definitiva è una droga efficace, però la letteratura ufficiale considera questa pianta come un immuno modulante e non immuno stimolante.
Ci sono state anche prove dell’efficacia in infezioni virali da Herpes Simplex Virus, dove rispetto ai casi di controllo, le placche sul labbro erano minori e con un esito di guarigione più veloce.
Quindi è molto razionale, consigliare e fare uso di integratori a base di questa pianta per la prevenzione di infezioni del tratto respiratorio superiore e per il trattamento del raffreddore comune. Gli effetti della pianta non agiscono direttamente sull’agente eziologico che sia un batterio o un virus, ma fanno un lavoro a monte sul sistema immunitario, andando a modularlo per una più efficace risposta all’infezione.
In questo momento storico non consiglierei invece un preparato a base di echinacea ad un soggetto potenzialmente affetto da virus Covid19. Non soltanto perché non c’è effettivamente una letteratura a riguardo, ma anche perché gli effetti più dannosi delle infezioni da questo virus sono legati proprio alla degenerazione tessutale che avviene a livello polmonare ed in altri organi in seguito all’infiammazione dei tessuti stessi per interessamento del sistema immunitario. Al momento non ci sono studi clinici che ci garantiscono che l’effetto immunomodulatore dell’Echinacea, possa afferire un contributo positivo, o perlomeno non peggiorativo, agli effetti dannosi dell’infiammazione nei tessuti interessati.
L’uso clinico della Lattoferrina
Scoperta nel 1939 dai chimici danesi Søren Peter Lauritz Sørensen e Margrethe Høyrup Sørensen, in realtà è comunemente presente in molte delle secrezioni biologiche. Prima fra tutte il latte materno dove è presente in alta concentrazione, ma anche nelle lacrime e nella saliva degli adulti, nel muco vaginale, nelle secrezioni bronchiali e nasali e nei liquidi gastrointestinali. Anche i neutrofili riescono a produrne piccole quantità.
La lattoferrina ha proprietà antimicrobiche e antiossidanti. Queste capacità sono legate alla sua struttura molecolare che gli conferisce grossa affinità con ioni Ferrici (Fe3+), ne riesce ad ospitare ben due. Nel plasma infatti si occupa anche dell’omeostasi del ferro.
Di recente però è finita sotto le luci della ribalta per uno studio svolto dell’Università Tor Vergata, con la collaborazione della Sapienza, altro ateneo romano. È stata fatta una ricerca sugli effetti benefici di questa proteina in tempi di pandemia Covid19. Elena Campione, professore associato di Dermatologia del Policlinico di Tor Vergata, aveva notato come i bambini, che ne hanno un’alta concentrazione, al contrario degli adulti, sviluppassero meno i sintomi del covid.
Lo studio che ne è nato e che ha dato dei risultati preliminari molto incoraggianti. È stato usato però un derivato della lattoferrina con un’affinità ancora maggiore agli ioni ferrici.
Un altro studio svolto a Valencia dal Dott. Gabriel Serrano, uno dei più noti dermatologi spagnoli, ha dimostrato l’utilità preventiva e curativa della Lattoferrina contro l’infezione da SarsCov2.
Lo studio è stato pubblicato dalla International Journal of Research in Health Sciences, ed è stato condotto su 75 pazienti con sintomi tipici di COVID-19, i quali erano già risultati positivi al test rapido IgM/IgG.
Più in generale quale può essere il modello di meccanismo d’azione della Lattoferrina nella prevenzione delle malattie virali?
La comunità scientifica è concorde nell’ipotizzare che questa glicoproteina faccia da scudo sulla superficie delle cellule.
Sulle membrane cellulari sono presenti i proteoglicani, strutture chimiche filamentose che sporgono dalla superficie e attraversano la membrana fino alla porzione interna della cellula.
Alcuni proteoglicani hanno delle porzioni terminali con atomi di ferro che legano l’eparan solfato.
Molti virus, tra cui Sars Cov-1 (e ultimamente da nuovi studi si è visto anche Sars Cov-2), devono accumularsi sulle membrane in prossimità dei loro recettori (ACE2), per entrare nella cellula, e per farlo, sfruttano proprio il legame con questi proteoglicani.
La Lattoferrina avendo gli strumenti giusti, si lega anch’essa a queste proteine, non rendendo disponibile l’interazione con i virus.
Per questo le forme farmaceutiche come spray nasali e spray orali sono razionali nella prevenzione ma richiedono numerose somministrazioni affinché ci sia un’effettiva competizione con il virus su tutti i siti d’attacco.
La formulazione in compresse necessità di approfondimenti e di precisazioni. La lattoferina ut sic viene denaturata dal pH gastrico se non è in una formulazione protetta. Diversamente la quantità che arriva all’intestino è molto più bassa di quella somministrata. Superate le mucose gastriche, viene assorbita dalle mucose intestinali e inoltre interagisce positivamente con la flora batterica ivi presente.
In definitiva può essere uno strumento promettente e sicuro perché è una molecola che alberga già dentro di noi ma gli studi sono tutti preliminari e necessitano di approfondimenti. La formulazione deve essere adeguata alla biodisponibilità nell’organismo altrimenti l’assunzione non dà benefici, pur non creando danno.
In ultima analisi né la Lattoferrina né l’Echinacea sono la soluzione definitiva contro le infezioni da Sars Cov-2 o Covid19, ma sono degli strumenti che possono essere usati per cercare uno stato di salute migliore e che hanno una finestra terapeutica quanto più ampia possibile.
Ma la salute non va ricercata soltanto tramite gli integratori. Le condicio sine qua non di un buono stato di salute, sono un’alimentazione completa, avere una buona qualità del sonno notturno e uno stile di vita in cui sono ridotti al massimo i fattori di stress. A queste condizioni, possiamo aggiungere gli integratori, che potranno essere un supporto ma non la soluzione.
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