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Il fallimento della politica sul bonus psicologo
24 Gennaio, 2022

Il fallimento della politica sul bonus psicologo

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Il sostegno economico non ha passato il vaglio del Senato e non sarà nella prossima legge di bilancio

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Alla fine il bonus psicologo non ci sarà. Certo, abbiamo potuto usufruire del bonus monopattino, di quello vacanze e quello rifacimento facciate, perfino del bonus terme. Ma l’assistenza psicologica, capirete, quella proprio no, i nostri politici non se la sono sentita di garantircela. Poco importa che la questione, già prima di pressante attualità, sia diventata a seguito dell’emergenza Covid un vero cataclisma. Che in Italia, dopo o durante la pandemia, una persona su sei abbia manifestato sintomi di depressione, e che questa percentuale arrivi, per i giovani, addirittura al 34%. Che le richieste di aiuto alle associazioni per la prevenzione dei suicidi siano triplicate dal 2020.

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Il fallimento della politica sul bonus psicologo

Il contributo doveva essere, secondo la proposta iniziale, contenuto nella legge di bilancio 2022. Avrebbe dovuto investire 15 dei 50 milioni complessivi per garantire un sostegno di 150 euro a coloro che non erano già in cura presso un professionista. La parte restante dei soldi, invece, sarebbe stata concessa in base al reddito ISEE, e avrebbe previsto un sostegno fino a 1600 euro per una terapia di lungo periodo.  Ma, purtroppo, così non è stato.

Una terapia per soli ricchi

Oggi, purtroppo, accedere a un programma di cure psicologiche è una cosa da ricchi, o almeno da benestanti, che possono permetterselo con il proprio danaro. Secondo l’Ordine nazionale degli psicologi (CNOP), infatti, il costo di una terapia media si aggira intorno ai 1000 euro. Costi proibitivi per una famiglia non abbiente. Lo stesso bonus avrebbe coperto circa 1/6 della cifra necessaria, ma sarebbe stato comunque un segnale positivo. Avrebbe mostrato che lo Stato è pronto a farsi carico del problema.

Un problema di numeri, ma anche culturale

Il problema si somma a una carenza endemica di professionisti nel settore pubblico. In Italia gli psicologi per numero di abitanti sono circa la metà della media europea. Nel pubblico, in particolare, sono 3 ogni 300mila persone. Un numero largamente insufficiente a coprire il fabbisogno. Come se non bastasse, in Italia c’è anche da superare un problema culturale, che vede coloro che si rivolgono a uno psicologo come malati o quasi minus habens.

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