Smart working è un termine sulla bocca di tutti, da qualche mese a questa parte. Innalzato a emblema del progresso, glorificato come panacea dei mali del mondo moderno, dalla pandemia al surriscaldamento climatico. Diciamocelo: oggi, se non sei uno smart worker, non sei nessuno. Come potrai reggere il confronto con il tuo amico al bar, mentre ti magnifica della sua vita finalmente cambiata, del tempo che trascorre con la famiglia, dello smog che ha smesso di produrre e di respirare? Gli argomenti sono sicuramente validi. Ciò nonostante dovremmo aver imparato, ormai, che quando una cosa ci viene raccontata come meravigliosa, da qualche parte spunterà una fregatura. Soprattutto se a raccontarcelo è il nostro datore di lavoro. Magari una multinazionale del settore della new economy, che su questa nuova modalità di approccio al lavoro ci fattura miliardi su miliardi. Come è ad esempio il caso di Lenovo, colosso della produzione di pc, smart phone e tablet, che ha da poco pubblicato uno studio dal titolo “Technology and the Evolving World of Work”, secondo il quale il 63% dei lavoratori intervistati ha dichiarato che “lavorando da casa ci si sente più connessi e produttivi rispetto all’ufficio”.
Quindi forse è opportuno un primo chiarimento: quello che stai facendo da casa non è smart working, checché ti abbia detto il tuo capo. Lo smart working, quello vero, prevederebbe turni elastici, auto-organizzazione del lavoro e premi legati al conseguimento dei risultati. Lavorare da casa, secondo gli stessi orari dell’ufficio (nella migliore delle ipotesi, perché molte volte il fatto di essere a casa si traduce in turni di lavoro più lunghi, a parità di trattamento economico), non è smart working ma telelavoro. Ed ha dei costi. Secondo lo stesso studio di Lenovo già citato, la spesa media per intervistato, per adeguare la sua dotazione tecnologica alle nuove esigenze, è stata di 238 euro (in Italia ben 305). Ma non è certo questo l’unico problema. Perché la lunga permanenza a casa porta anche un gran numero di pericoli per la Salute. Riduzione dell’attività fisica, mancanza di vita sociale, scarsa esposizione ai raggi solari. Sono alcuni dei motivi per cui il telelavoro può essere molto nocivo, ma non gli unici. I rischi sono tanti, al punto che una delle maggiori piattaforme di ricerca di lavoro statunitensi, DirectApply, ha interpellato esperti di settore per restituirci l’immagine di Susan, la lavoratrice-tipo del 2045. Non un bello spettacolo, c’è poco da dire al riguardo.
Le patologie, più o meno serie, sono tante. Si va dai problemi cervicali, dovuti alla postura sbagliata, all’affaticamento degli occhi per la lunga permanenza al computer. Dalla perdita di capelli, dovuti alla carenza di vitamina D portata dalla scarsa esposizione al sole, all’obesità portata dalla ridotta attività fisica. Beh, poi ci sarebbe anche il problema dei pantaloni del pigiama a cuori. Che non rientra propriamente nei problemi di salute, ma è comunque legato alla poca vita sociale, che sebbene non sia di per sé una malattia può portare a moltissimi problemi legati allo stress e alla depressione.
DirectApply ha poi una serie di consigli e suggerimenti per contrastare i problemi che abbiamo elencato:
1. Routine
Quando si lavora in remoto è importante mantenere una routine costante. La psicologa Rachel M Allan, rivela che “attenersi a una routine che si adatta alla tua vita, ai tuoi livelli di produttività e alle tue esigenze lavorative è essenziale per mantenere la salute emotiva quando lavori da remoto. La routine ci consente di gestire il nostro tempo e ottimizzare la nostra attenzione. Pensa a come vuoi gestire il tuo tempo e cosa funzionerebbe meglio nel contesto più ampio della tua vita. ”
2. Coltiva le connessioni sociali
“Una delle principali sfide che affrontiamo con il lavoro a distanza è la mancanza di un contatto umano diretto. Kate Brierton, psicologa clinica, commenta che “la mancanza di contatto umano per lunghi periodi può portare a livelli più alti dell’ormone dello stress, il cortisolo, che aumenta la pressione sanguigna e ha effetti dannosi sulla salute fisica”. Le relazioni di lavoro positive fanno bene al morale, alla produttività e al miglioramento della salute emotiva sul lavoro.
3. Esercizio
Essere seduti davanti a uno schermo tutto il giorno può ridurre significativamente l’attività fisica. È importante prenderti del tempo per allenarti e respirare un po ‘d’aria fresca dopo una lunga giornata di lavoro a distanza. Joe Mitton, Personal Trainer raccomanda lo Yoga come “il rimedio perfetto per rigidità e tech neck (termine utilizzato per i disturbi cervicali portati dalle troppe ora al computer).”
4. Equilibrio tra vita professionale e vita privata
È facile perdere il controllo dell’equilibrio tra lavoro e vita privata quando si lavora a distanza. Kate Brierton, psicologa clinica, consiglia di “ricordare a te stesso che hai bisogno di tempi di inattività, così da poter rimanere in buona salute ed essere più efficiente sia a lavoro che a casa. Cerca di avere uno spazio di lavoro domestico delineato, se puoi: possibilmente una stanza separata, ma se ciò non è possibile, delinea lo spazio di lavoro con la disposizione dei mobili o delle piante. Imposta un promemoria sul telefono o sullo schermo per fare pause regolari, alzarti e spostarti, mangiare e bere correttamente e, se possibile, uscire all’aperto per un po ‘di esercizio fisico.”
5. Utilizza il tuo tempo libero con saggezza
Uno dei grandi vantaggi del lavoro a distanza è il fatto che non devi spostarti, con tutto lo stress di guidare nelle ore di punta o di usare i mezzi pubblici. Kate Brierton, psicologa clinica, rivela che il lavoro a distanza può essere “un’opportunità per migliorare la tua salute fisica ed emotiva. Potresti passare del tempo a socializzare con amici e familiari, fare una passeggiata nella natura o fare fitness. Tutte queste attività sono utili e miglioreranno le prestazioni lavorative, più che allungare la giornata lavorativa”
6. Più collaborazione
Lavorare da remoto non deve significare lavorare da soli, ma può invece rapprensentare un’occasione per migliorare il lavoro di squadra. La fisioterapista Emma James raccomanda di organizzare “riunioni di gruppo e incoraggiare i movimenti durante queste fasi. Ciò incoraggerà inoltre una migliore organizzazione e struttura tra i collaboratori.”