Il 5 dicembre, in tutto il mondo, si celebra la Giornata Mondiale del Suolo. Un modo per riportare l’attenzione sulla centralità che la terra ha nella nostra sopravvivenza, e in quella di tutte le specie del pianeta. Dal suolo proviene, in modo diretto o indiretto, tutto ciò che mangiamo. La salute del suolo vuol dire quindi salute per l’intero genere umano. Purtroppo tutti noi siamo ben coscienti di quanto poco si sia fatto in passato per preservarne le condizioni, e quanto poco si faccia ancora oggi. Al di là di altisonanti proclami, continuiamo come specie a divorare (in questo caso sarebbe più opportuno dire “calpestare”) tutto ciò che ci circonda, cercando di non vedere quanto questo atteggiamento ci si ritorca contro.
Il 5 dicembre si celebra la giornata mondiale del Suolo
Eppure, in un quadro generale deprimente, c’è spazio in questo 2022 per qualche buona notizia. Consiglio e Parlamento europeo hanno infatti raggiunto un delicato accordo politico sull’aumento del contributo che il settore dell’uso del suolo, del cambiamento di uso del suolo e della silvicoltura (LULUCF-Land use, land-use change, and forestry) dovrà offrire per il raggiungimento degli obiettivi del green deal dell’Unione Europea. Un accordo provvisorio, sia ben chiaro, e che ciò nonostante ci permette di sperare in un cambiamento di paradigma nel modo in cui gli Stati europei intendono affrontare il problema.
L’accordo europeo sullo sfruttamento del suolo e gli obiettivi di lungo termine
Non dimentichiamo, infatti, che la salvaguardia del suolo ha enormi ricadute anche sul cambiamento climatico, non solo sugli aspetti alimentari. Se l’Europa vorrà ridurre i gas serra del 55% dal 1990 al 2030 come ha promesso di fare nel memorandum dell’ultimo pacchetto di misure per l’ambiente Fit-for-55, dovrà partire proprio da qui. In particolare, l’accordo raggiunto in questi giorni prevede che gli Stati arrivino a 310 milioni di tonnellate di CO₂ equivalente di assorbimenti netti per i soli settori presi in esame. Un progetto ambizioso che punta a responsabilizzare ogni Stato membro per gli aspetti di sua competenza.
Il parere di Roberta Billitteri di Slow Food Italia
Secondo Roberta Billitteri, vicepresidente di Slow Food Italia, “Occorre adottare pratiche agricole agroecologiche, che considerino le colture come parte dell’ecosistema e rispettino il delicato e complesso sistema di equilibri ed interazioni tra le specie agrarie, animali e naturali. Da questo bisogna ripartire per agire il necessario cambiamento di paradigma nel modo di produzione del cibo e di utilizzo delle risorse: il ripensamento del rapporto uomo/ambiente.
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