Nel 1995 usciva nelle sale Ghost in the Shell, un film d’animazione (un anime OAV, per essere più precisi) ambientato in un mondo cyberpunk dagli aspetti terrificanti. Nella storia le persone del futuro sostituivano gradualmente parti del corpo con equivalenti sintetici, fino al punto che del corpo, o “shell” (conchiglia) non restava più nulla, e a renderli umani non rimaneva che il “ghost” (il fantasma, in questo caso l’anima). Nella visione distopica dei grandi scrittori cyberpunk del passato, l’immagine di un futuro in cui l’uomo si fondava progressivamente con materiale sintetico era un topos ricorrente. Tuttavia neanche loro avevano previsto una realtà in cui l’integrazione uomo-materiale sintetico si verificasse in modo involontario e a un livello così microscopico, invisibile all’occhio umano.
Microplastiche nel tessuto cardiaco: la scoperta
Un nuovo studio scientifico ha portato alla luce una circostanza molto preoccupante, sebbene non sorprendente: la presenza di microplastiche nel tessuto cardiaco umano. Fino ad oggi, si sapeva che le microplastiche erano presenti in vari organi umani come intestino, polmoni e placenta, tutti esposti direttamente all’ambiente esterno attraverso cavità corporee come la bocca, l’ano, l’utero e la vagina. Ma cosa accade quando si parla di organi completamente chiusi, come il cuore? Ecco dove si concentra l’attenzione di questa nuova ricerca.
Uno sguardo dettagliato alla ricerca
I ricercatori hanno utilizzato un sistema di imaging chimico diretto ad infrarossi e la microscopia elettronica a scansione per indagare la presenza di microplastiche nel cuore umano e nei suoi tessuti circostanti. Il campione di studio è stato composto da 15 pazienti sottoposti a interventi di chirurgia cardiaca. I ricercatori hanno analizzato campioni di tessuto provenienti da 6 pericardi, 6 tessuti adiposi epicardici, 11 tessuti adiposi pericardiali, 3 miocardici, 5 appendici atriali sinistre e 7 coppie di campioni di sangue venoso pre e post operatorio.
Risultati sorprendenti
I risultati di questo studio hanno sollevato domande importanti sull’effettiva penetrazione di questo pericoloso agente inquinante nel nostro ambiente. Sebbene le microplastiche non fossero presenti universalmente in tutti i campioni di tessuto, sono state identificate nove tipologie diverse in cinque tipi di tessuto differenti, con le più grandi che raggiungevano i 469 micron di diametro. Ancora più sorprendentemente, sono state rilevate nove tipologie di microplastiche anche nei campioni di sangue pre e post operatorio, con un diametro massimo di 184 micron. Ciò ha portato a riflettere sull’effetto dell’intervento chirurgico sulla distribuzione e sulla tipologia delle microplastiche nel corpo umano.
Le implicazioni per la salute umana
Questi risultati gettano un’ombra inquietante sulla nostra comprensione dell’impatto delle microplastiche sulla salute umana. Fino a poco tempo fa, si credeva che le microplastiche non potessero penetrare gli organi interni chiusi come il cuore. Tuttavia, questo studio dimostra in modo inequivocabile che le microplastiche possono raggiungere e accumularsi in questi organi vitali. Il prossimo passo nella ricerca è comprendere appieno l’effetto dell’intervento chirurgico sulla presenza e sulla distribuzione delle microplastiche nel corpo umano. Inoltre, è fondamentale indagare sulle potenziali conseguenze per la salute nei tessuti cardiaci e nel flusso sanguigno. L’idea di una possibile correlazione tra la presenza di microplastiche e le malattie cardiache sta diventando sempre più urgente.