Non sappiamo con precisione come siano arrivate fino a qui, sappiamo che arrivano dall’Islanda ed hanno percorso più di 5000 chilometri. Ma quello a cui abbiamo assistito in questi giorni è la storia della vita, dell’amore materno, della perdita e di quanto la comunità sia importante.
SN114, questa la sigla dell’orca di cui parliamo, per giorni ha tentato invano di rianimare il suo cucciolo. SN114 alla fine ha dovuto lasciarlo andare, maturando il suo lutto. Lo ha fatto nel modo più dolce e commovente che io abbia mai visto. Lo ha fatto danzando, girandoci intorno, toccandolo e sostenendolo. Lo ha fatto passando dai frenetici tentativi di mantenerlo in vita e lentamente costruendo la consapevolezza della perdita. Alla fine lo ha lasciato andare, è arrivato quel momento in cui doveva andare, il punto dove l’amore di madre non dice più “resta”, ma “sii quello che sei”, fino all’estremo, fino al non essere. In questo non è mai stata da sola, è sempre stata accompagnata da Riptide (Sn113), da Aquamarin (Sn116), e da Dropi (Sn115), il suo gruppo, la sua famiglia. Le sono rimasti accanto, hanno nuotato insieme, per tutto il tempo necessario a SN114 a vivere un momento molto difficile, quello della perdita.
E’ questo che le orche ci lasciano, in questa coda dell’anno, che mi spinge a riflettere su come per noi sia sempre più difficile il rapporto con il dolore o con la perdita. Abbiamo fretta di sbarazzarcene, di smettere di soffrire, di andare subito oltre, senza permettere a noi stessi di guarirci, affidando tutto all’oblio, al tempo che taumaturgicamente rimargina. Questo può provocare sedimenti dell’anima. La soluzione di un dolore, il suo superamento è uno sforzo che giova al nostro spirito, ma anche al nostro corpo aggiungendo altre qualità al nostro progetto di vita.
I sentimenti vanno percepiti, tutti i sentimenti, per questo dobbiamo compiere un piccolo sforzo per riappropriarci di questa pratica. Il dolore viene troppo spesso vissuto in solitudine, con vergogna. Il sentire comune lo valuta come inadeguato. La società spinge verso un immaginario della felicità in cui non c’è spazio per il dolore del singolo. Ma per quella comunità di orche no: Hanno nuotato assieme a SN114, hanno danzato assieme, accompagnandola fino a quando non è arrivato per lei il momento di andare. Il benessere di uno è in carico allo sforzo di tutti, alla capacità del gruppo di essere in sintonia con il singolo, con le sue urgenze.
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Maria Teresa Florio
L’istinto degli animali supera qualsiasi pensiero ragionevole dell’essere umano.