Sport e Salute
Che l’equilibrio mentale sia il miglior terreno sul quale coltivare la salute fisica è cosa nota. L’argomento è di grandissima attualità negli ultimi anni, e trova ogni giorno nuove conferme in campo neurologico e molti aspetti da approfondire. Meno scontata è, invece, la correlazione inversa. Quella che dall’attività fisica regolare conduce alla salute mentale. Eppure anche essa è ormai considerata come acquisita dalla maggior parte degli studi di settore. Questo non vuol certo dire che bisogna essere grandi sportivi per non essere pazzi, ma piuttosto che un po’ di esercizio fisico, fatto regolarmente, aiuta il cervello a produrre le sostanze che sono necessarie al suo corretto funzionamento.
Camminare è la medicina
Se lo sport in generale è un toccasana per la mente, c’è un’attività in particolare che pare sia più efficace di altre. E non si tratta di uno sport che richieda grandi attrezzature o una predisposizione particolare, ma è anzi l’unico alla portata di tutti, o quasi: camminare. Secondo le ultime ricerche, infatti, questa attività stimola la produzione cerebrale di una sostanza che si chiama Bdnf (da Brain-derived neurotrophic factor), o fattore neurotrofico cerebrale, una neurotrofina che agisce sull’ippocampo anteriore, e che regola la produzione di cellule fondamentali per le attività cognitive umane, a partire da quelle mnemoniche. Attraverso questa azione, camminare può avere una correlazione diretta con la sindrome di Alzheimer, ritardandone o arrestandone l’insorgenza. Quello dell’Alzheimer è un problema tra i più preoccupanti per l’uomo moderno, dal momento che sono già più di 50 milioni nel mondo le persone che ne soffrono e la statistica è purtroppo in rapidissimo aumento, lasciando trasparire che la cifra possa arrivare a triplicare nel 2050, quando l’età media si sarà ulteriormente allungata. Inoltre, camminare aiuta il corpo a produrre altre sostanze tra cui i fattori di crescita vascolare, che, essendo capaci arrivare fino al cervello, superando la barriera emato-encefalica, aiutano la creazione di vasi che irrorano le cellule cerebrali. Il risultato è che se, superati i 65 anni di età, una persona cammina regolarmente per almeno mezz’ora al giorno, alla fine dell’anno avrà l’1 per cento in più di cellule cerebrali, circostanza che potrà essere di grande aiuto per questo organo e per tutto il sistema.
Camminare oltre la depressione
Già da anni è stata confermata l’efficacia del camminare nel contrasto di un’altra grande piaga dei nostri tempi: la depressione. Eventualità particolarmente efficace soprattutto se la nostra passeggiata avviene in mezzo alla Natura: Secondo uno studio del 2014, infatti, camminare nel Verde riduce lo stress percepito, aumenta il benessere mentale, ed è collegato a tassi significativamente più bassi di depressione. La ricerca, realizzata dagli studiosi dell’University of Michigan, la De Montfort University, il James Hutton Institute e l’Edge Hill University (EHU), prevedeva una coorte di 1.991 partecipanti al programma “Walking for Health”. Più in particolare, l’attività dei ricercatori ha messo in evidenza come questo tipo di attività, soprattutto se fatta in più compagnia, è di particolare sostegno per coloro che abbiano da poco subito significativi eventi traumatici, come la perdita di una persona cara o una grave malattia e la cui psiche fosse stata messa a dura prova, uscendone segnata.
Quanto camminare?
Qual è quindi la quantità di moto consigliata dagli esperti? Impossibile dare una risposta univoca: è un dato che dipende da molteplici fattori, primo fra tutti l’età, ma anche il livello di forma fisica, eventuali patologie o incidenti pregressi, e così via. Diciamo che per un adulto medio, è consigliabile fare almeno 150 minuti settimanali di attività moderata. Per chi viene da lunghi periodi di inattività, può essere necessario arrivare gradualmente a questo traguardo, senza dannarsi per centrare subito l’obiettivo. Una camminata quotidiana di 15 minuti può essere un ottimo inizio per cominciare un percorso che ci rimetta in sesto.