La passione dominante dell’enneatipo 6 è la paura, la sua strategia cognitiva è il dubbio. La paura, che è anche alla base del miasma psorico in Omeopatia, spinge il sottotipo conservativo a cercare protezione.
È, come nel complesso di Telemaco, il figlio che cerca la guida del padre. È timido ed insicuro, vorrebbe stare in pace con il mondo, e con tenerezza e docilità cerca di ingraziarsi gli altri, per non doverli temere. Ad un livello più profondo, cerca il calore di un abbraccio. Il suo bisogno di protezione lo rende d’altronde conformista, a costo di sopire o tenere segrete le sue passioni, come il giovane reverendo Dimmesdale ne La lettera scarlatta di Hawthorne. Consapevole della sua insicura timidezza, cerca la forza ed il coraggio che non ha nell’amicizia con qualcuno che sia più sfrontato, impavido e disinibito. Come Basil cerca l’amicizia di Zorba il greco nel romanzo di Katantzakis. Un’amicizia sincera, al termine della quale tuttavia Zorba dice a Basil: “Ti manca qualcosa, amico, ti manca la follia, senza la quale non sarai mai libero”. L’insicurezza e la codardia possono farlo sembrare come un Idiota, personaggio nel quale Dostoevskij ha proiettato pure qualcosa di sé. La sua ingenuità ed il suo candore lo rendono mite ed amichevole con tutti, in un senso involontariamente tragico di ricerca della bellezza e della compassione. Appartiene a questo carattere anche l’indecisione amletica, ma anche di Amleto l’acuta analisi intellettuale e finalmente la virtù di trasformarsi e di passare all’azione.
Psorinum è il nosode del miasma originario, che è quasi interpretabile come una sorta di peccato originale. Psorinum è maleodorante e freddoloso. È un suo caratteristico sintomo la mancanza di calore vitale, la carenza di reazione vitale. Intellettualmente chiaro e risoluto, ma in qualche modo inadatto alla vita. Sente come se la sua malattia fosse inestirpabile.
I bambini affamati e defedati nelle Workhouses, ritratti da Dickens in Oliver Twist, possono esserne un’immagine estrema.
È allergico e sensibile, come Proust che visse i suoi ultimi anni in una spartana stanza da letto, rivestita di sughero, sigillata ed insonorizzata.
C. Coulter cita l’omeopata H. Roberts, che sottolinea la natura quasi impalpabile, inafferrabile del disagio di Psorinum: “soffre molto, ma vive a lungo”.
Psorinum è ansioso, pauroso, insicuro, tormentato, può avere il sentimento di essere caduto in disgrazia. Si sente impotente, vittima di circostanze che sfuggono al suo controllo. È consapevole dei limiti della condizione umana e trae da ciò una sua profonda saggezza. Che non lo esime da una sua certa qual irrequieta e pessimistica malinconia. Una certa qual indolenza, come quella di Oblomov.
Ha paura finanche della sua ombra, e adotta raffinate strategie per cercare di superare le sue paure. Nelle parole di una paziente citata da Coulter: “Ero solita aver paura di agire a causa di tutte le possibili ramificazioni che un’azione avrebbe comportato. Ma ho poi compreso che anche non agire ha delle conseguenze. Così che è meglio fare buon viso a cattivo gioco”.
È inibito al punto di poter apparire un sempliciotto, come l’ipocondriaco padre di Emma, romanzo di Jane Austen.
È meticoloso, ma evita di prendere rischi e schiva eccessive responsabilità.
È quasi inconsciamente angustiato e pessimista. La malattia sopravviene appena dopo che si sia sentito straordinariamente bene.
Riservato e controllato, egli appare d’altronde lieto e spensierato, nella sua quieta indipendenza. Ciò che corrisponde alla sua indole introversa e sentimentale.
Questo carattere cela, dietro un’apparenza dimessa ed insicura, una sua coerenza e dirittura interiore. È un antieroe, che dissimula un tuttavia ricco e tenace mondo interiore.
È stato un caso letterario il romanzo Stoner di John Williams, per la sua capacità di raccontare con implacabile chiarezza ed al tempo stesso con un tono delicato una vita apparentemente piatta e desolata. Dietro l’esistenza misurata, semplice e frugale del protagonista, si rivela una storia profonda, appassionata e straziante.
Nel film The secret life of Walter Mitty (I sogni segreti di Walter Mitty), Ben Stiller dirige se stesso nell’interpretazione di un uomo dalla vita ordinaria (lavora come addetto ai negativi fotografici per una rivista), che fugge dalla propria esistenza mediocre sognando grandi imprese ad occhi aperti. Le sue avventure diventano nel film realmente il cammino per comprendere il suo proprio valore. Il negativo che lui cerca in capo al mondo inseguendo un avventuroso reporter, che aveva indicato in quel negativo la quintessenza della realtà e lo aveva consigliato come ultima foto di copertina della rivista, ritrae in realtà proprio Walter Mitty intento nel suo quotidiano lavoro.