Quando sono tornata dall’America Latina, ho continuato a lavorare come medico tra la gente semplice. Non riuscivo a concepire di essere un medico e ancor meno un medico omeopatico per pazienti istruiti, ricchi o di una certa “élite”. Così ho aperto un ambulatorio sociale in una piccola città del Mediterraneo. Le persone che venivano all’ambulatorio erano persone semplici, commercianti o contadini che non sapevano nulla di Omeopatia e non si concedevano alcun tipo di considerazione. Venivano semplicemente spinti dalla disperazione di antiche malattie e dalla sofferenza fisica e morale conseguente.
Un giorno, in ambulatorio entrò un uomo sulla settantina. Seduto su una sedia a rotelle. Consumato. La carnagione leggermente giallastra, con occhi penetranti e rassegnati alla sofferenza. Lo accompagnavano la moglie ed uno dei suoi figli.
Il motivo della visita era una stitichezza persistente associata alla diagnosi di cancro del retto. Quando indagavo su altri sintomi, emergevano solo poche cose, a parte una colite persistente con dolori acuti. Dai racconti emergeva il “carattere diabolico” dell’uomo, che si era esacerbato negli ultimi tempi con la malattia e che faceva impazzire tutti.
La conversazione sulla sua vita e sul suo comportamento è stata breve. L’uomo non aveva sofferto di altre malattie fisiche. E’ stato un uomo irascibile e violento, brutale. Esplodeva di rabbia per la minima cosa e picchiava tutti, i bambini e la moglie, con qualunque cosa avesse a portata di mano, con calcio del fucile da caccia o la frusta del cavallo. Lo odiavano tutti, i figli appena poterono si allontanarono da casa. Solo il figlio maggiore rientrava in casa per aiutare la madre. Le figlie era da più di 30 anni che non potevano mettere più piede in casa.
Di fronte alla situazione e alla debolezza che ho avvertito in quel momento, ho prescritto Nux vomica 6ch, 3 volte al giorno … con il consiglio di chiamarmi dopo poco tempo. Erano più o meno le 10 del mattino.
Verso le 14:00, la donna mi ha chiamato al telefono, urlando e piangendo disperatamente perché pensava che suo marito stesse morendo. Tra le urla gli ho chiesto del perché mi dicesse questo… e la donna mi disse che un’ora dopo aver preso i primi granuli di Nux Vomica 6ch, l’uomo, guardando il cielo, diceva ad alta voce: – “Sono in Paradiso … sono in Paradiso…!”. Perché si sentiva cosi’ bene che gli sembrava qualcosa di un altro mondo.
Anch’io, completamente sorpresa, dissi loro di calmarsi perché era un buon segno (anche se dentro di me dubitavo, per quella spiacevole diagnosi, che stesse accadendo qualcosa di imprevisto …pur anche un lieto “finale”).
Il giorno dopo, con sorpresa mia e di tutti, l’uomo era calmo, aveva evacuato e non aveva più coliche.
Con Nux Vomica stava migliorando non solo fisicamente ma soprattutto, e la cosa che ancora oggi, quando lo ricordo, mi è incomprensibile, è che aveva cambiato completamente il suo carattere. Era diventato così gentile che i bambini sono ritornati a casa perché lui stesso l’aveva richiesto. Le figlie cucinavano e gli preparavano torte, felici e grate. E come mi hanno detto, per la prima volta hanno sentito una risata in casa.
Un anno dopo l’uomo aveva cambiato definitivamente il suo carattere ed era diventato non solo gentile ma anche affettuoso. Qualcosa di inconcepibile.
Ebbe una nuova malattia broncopolmonare, una broncopneumopatia per un repentino cambio di tempo. I sintomi erano tipicamente di Phosphorus. Tosse con violento dolore al petto e sensazione di bruciore come se avesse una benda che lo stringeva. Sputava muco purulento con sangue. Era esausto. Sete intensa di bevande fredde e cibi freddi salati e crudi Silenzioso, sentimentale fino alle lacrime, commuovendosi per qualsiasi cosa, qualsiasi tenerezza o qualsiasi sofferenza. Una cosa veramente incomprensibile considerato il suo stato precedente e andava chiedendo a tutti come loro stessero. Voleva che tutti stessero con lui. Gli ho dato Phosphorous 3LM 3 granuli a giorni alterni e dopo 4 giorni è iniziato un miglioramento progressivo e definitivo.
L’uomo si riprese in modo tale che fui testimone della cosa che meno ci si poteva aspettare: sua moglie morì prima di lui!
Le riflessioni su questo caso e sul potere del rimedio omeopatico sono inevitabili.
Come ha sempre insegnato il professor Ortega, il rimedio apre porte di guarigione di gran lunga superiori a ciò che ogni medico può immaginare quando dà un rimedio. Se il paziente ha una buona Forza Vitale, il rimedio appropriato può ripristinare in modo straordinario la salute integrale che gli e’ propria, cioè oltre l’ordinario o quello che un medico puo’ aspettarsi di vedere. Il rimedio omeopatico è uno strumento terapeutico “immanente e trascendente”. Immanente perché capace di modificare la vita fisica e materiale, gli organi, i tessuti e le loro funzioni con la corrispondente vita psichica. E trascendente perché capace di compiere, quasi impercettibilmente e tante volte, come in questo caso inimmaginabile, la riorganizzazione di quel mistero permanente che è la vita e l’anima di un essere vivente. Il suo modo di essere nel mondo e di camminare armoniosamente verso la vita dell’“al di là”.
E così è stato in questo caso, esattamente come è scritto nel 1° paragrafo dell’opera fondamentale dell’Organon di Hahnemann, la Scienza e l’Arte della Guarigione; reintegrare la vita con la salute che gli appartiene, ripristinando ciò che è tanto desiderato da tutti gli esseri umani: un po’ di felicità semplice e sana, personale, familiare e sociale. Non solo l’assenza delle malattie riconosciute.