Tre autori, tre medici legati da una profonda amicizia e da una passione comune per l’Omeopatia perseguono l’idea di trovare un nuovo modo per studiare i medicinali utilizzati nella pratica omeopatica. Questo impegno si concretizza con l’uscita del loro libro: WILL. Edito da edizioni My Monkey 2021, che ha curato l’impaginazione arricchita con splendidi disegni.
Perché Will?
Perché secondo la teoria di Swedemborg, filosofo, mistico, teologo, medium e chiaroveggente, l’uomo vuole e capisce; il cadavere non vuole e non capisce. L’uomo, quindi, è volontà ed intelletto e il corpo è solo la “casa” dove l’uomo vive. Ed è proprio da questo che deriva la grande differenza tra Medicina ufficiale ed Omeopatia: la Medicina ufficiale cura malattie; l’Omeopatia cura individui malati.
Il libro, lungi dall’essere un completo studio della Materia Medica Omeopatica, vuole iniziare ad una nuova modalità di studio dei rimedi. In copertina un labirinto ci indica quanto sia tortuoso il percorso per giungere alla comprensione.
A questo proposito Rajan Sankaran, illustre omeopata indiano nel suo libro “Lo spirito dell’Omeopatia” afferma che “Il requisito fondamentale per praticare con successo l’Omeopatia è evolvere la propria concezione di malato e di malattia, abbandonando un approccio ultra specialistico tipico della medicina occidentale, per concentrarsi sulla visione olistica della persona che tiene in considerazione la psiche e lo spirito oltre che la materia”.
Quando l’uomo sarà tornato alla salute, l’armonia sarà tornata anche nei suoi tessuti e nelle loro funzioni. Perciò l’unico dovere del medico è quello di mettere ordine nell’economia interna dell’uomo, cioè nella volontà e nell’intelletto. Le modificazioni dei tessuti appartengono al corpo e sono solo la conseguenza della malattia, non sono la malattia”.
Le dinamiche interiori
Attraverso immagini, riflessioni, interrogativi e risposte profonde il rimedio svela un’essenza, una vitalità in cui emerge il “will”, la volontà, ciò verso cui tende, ciò che ama e vuole compiere senza riuscirci.
Lo studio del rimedio omeopatico viene approfondito a nuovi livelli, sulle componenti mentali e sul “sentire” biografico del paziente, non solo sulle manifestazioni fisiche che esprime. Il rimedio è un personaggio che vive un dramma esistenziale, con dinamiche interiori sfaccettate nel continuo confronto con l’esterno.
La sperimentazione e la ricerca pluriennali degli autori hanno permesso di ampliare e definire con maggior precisione la natura del rimedio per meglio rispondere alle sofferenze più profonde del paziente. Grazie all’apporto di altre discipline, come la psicologia e l’antropologia, si è voluto arricchire il panorama della letteratura omeopatica e dare indicazioni su come studiare l’aspetto del mentale della Materia Medica.
Il lavoro della dott.ssa Michela Dotto, del dott. Carlo Lemma e del dott. Pierluigi Tubia è stato indubbiamente facilitato dal loro comune background di formazione in Medicina omeopatica, essendo stati allievi (Michela Dotto ne era anche moglie) dell’indimenticabile e indimenticato maestro Hugo Christian Carrara, della Scuola omeopatica argentina di Tomàs Pablo Paschero, che fino al 2007, anno della sua morte, ha insegnato e visitato i suoi pazienti in Italia, spargendo a piene mani, con generosità e umiltà innata, il lievito del sapere omeopatico, che tra i frutti generati annovera, indubbiamente, anche questo pregevole testo.
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1 commento
Pierluigi tubia
Grazie Peppino anche per l’aggiunta doverosa ad Hugo.
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