“Ducunt volentem fata, nolentem trahunt”; ovvero: “Il destino guida i volenterosi e trascina chi si oppone”.
(Seneca).
L’emergenza Covid ha evidenziato le carenze e i limiti del Servizio Sanitario Nazionale, mettendo in luce l’efficienza e il supporto dato dalle farmacie e dai farmacisti,
che hanno dato prova di sapersi adattare ai cambiamenti e rispondere in maniera immediata ed efficace alle esigenze dettate dalla pandemia.
Dal 2020 in poi il ruolo dei farmacisti è notevolmente cambiato. In pandemia la Farmacia è stata il primo fronte di accoglienza per le esigenze dei cittadini, rappresentando un avamposto insostituibile sia in campo sanitario (tamponi, vaccini, consiglio, aderenza alle terapie, prevenzione, medicina convenzionale, medicina integrata, alimentazione, ecc.), sia in campo sociale (ascoltare, informare, aggiornare su normative, smentire fake news).
Il farmacista ricopre oggi un ruolo di primo piano in ambito clinico, nelle attività di prevenzione e nel processo di cura, tanto nell’ospedale quanto sul territorio, ed è al centro del nuovo modello di assistenza basato sulla prossimità, del quale la ‘Farmacia dei Servizi’ costituisce il pilastro fondamentale.
Così come cambia il ruolo del farmacista o meglio, si trasforma, così cambia il curriculum universitario del corso di laurea in Farmacia: l’adozione del decreto del Ministero dell’Università e della Ricerca sancisce l’ampliamento del ruolo del farmacista e il suo apporto professionale dalle farmacie di comunità agli ospedali, dalla ricerca all’industria.
Lo annuncia la Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani (FOFI), a seguito dell’emanazione del Decreto Ministeriale n.1147 che definisce il nuovo ordinamento didattico del corso di laurea magistrale a ciclo unico in “Farmacia e farmacia industriale”.
Il decreto, che si applicherà a decorrere dall’anno accademico successivo a quello in corso, definisce gli obiettivi culturali del farmacista laureato:
“Un professionista dell’area sanitaria che, nell’ambito delle sue competenze scientifiche e tecnologiche multidisciplinari (chimiche, biologiche, biochimiche e biomediche, farmaceutiche, farmacologiche, tossicologiche, tecnologiche, legislative e deontologiche) contribuisce al raggiungimento degli obiettivi definiti dal Servizio Sanitario Nazionale per rispondere adeguatamente alle mutevoli esigenze della società in campo sanitario, ed è in grado di operare per le finalità della sanità pubblica, anche attraverso l’accompagnamento personalizzato dei pazienti, inclusi quelli cronici, per l’aderenza alle terapie farmacologiche, e consulenza alla persona sana a fini della prevenzione delle malattie“.
Il percorso di studi universitario sarà integrato con elementi altamente professionalizzanti, al passo con i progressi delle scienze mediche e farmaceutiche, le innovazioni tecnologiche e i nuovi bisogni di salute.
Ci sono anche novità riguardanti il Tirocinio Pratico Valutativo che, attraverso la partecipazione dello studente alle attività della struttura ospitante, gli permetterà di acquisire conoscenze di valenza tecnico-scientifica e pratico-operativa.
Il decreto definisce le competenze e le conoscenze che i corsi della classe e i corsi della laurea magistrale devono fornire in accordo con la normativa europea sulla formazione del farmacista.
Precisando che “i curricula dei corsi della classe si possono differenziare tra loro per perseguire maggiormente alcuni obiettivi rispetto ad altri, o per approfondire particolarmente alcuni settori.”
Cosa deve aspettarsi un farmacista 2.0
I laureati magistrali nei corsi della classe dovranno essere in grado di: dialogare efficacemente con esperti di specifici settori applicativi, operare in gruppi interdisciplinari, sviluppare sinergie con le altre professioni sanitarie, mantenersi aggiornati sugli sviluppi delle scienze e tecnologie del mondo del farmaco, comunicare efficacemente i risultati delle analisi condotte, in forma scritta e orale, possedere autonomia di giudizio, dimostrare capacità relazionali e sapere interagire con il pubblico. Indicati anche i campi in cui i laureati nei corsi di laurea magistrale della classe, “potranno trovare impiego come liberi professionisti o come lavoratori dipendenti, con ruoli tecnici e manageriali di elevata responsabilità all’interno di Farmacie di comunità e ospedaliere, nel servizio farmaceutico territoriale, in Enti pubblici e aziende private”.
In sostanza “il gioco si fa ancora più duro” e quindi abbiamo il dovere morale verso le nuove generazioni di farmacisti di elevarli ed educarli a un ruolo sempre più difficile ma al contempo stimolante.
Abbiamo il dovere morale di instillare in loro la passione, perchè è questa l’unica cosa che rende l’uomo tale e di dissuaderli, se necessario, dal perseguire obiettivi dettati da velleità puramente venali e narcisistiche, come spesso oggi accade. Il lavoro va scelto se piace, non per compiacere genitori poco attenti alle esigenze dei propri figli.
Se vi capita di trovare nel teatro della vostra città una rappresentazione de “Il Piacere dell’Onestà” di Pirandello; andate a vederlo.
A certo punto sentirete: “È molto più facile […] essere un eroe che un galantuomo. Eroi si può essere una volta tanto; galantuomini, si dev’esser sempre.”
Parafrasando Pirandello potremmo affermare quindi che ai farmacisti in futuro aspetta un ruolo non fatto di gesta eroiche, scoperte scientifiche, pubblicazioni accademiche. Bensì un ruolo più difficile perchè presuppone formazione continua, lucidità, abnegazione e capacità di entrare in empatia con il prossimo tutti i giorni.
Sarebbe interessante sapere anche come FOFI, FEDERFARMA e le istituzioni preposte abbiano intenzione di rendere più appetibile, per i giovani studenti, questo affascinante corso di studi.
A prospettive di impegno e responsabilità maggiori dovranno necessariamente seguire prospettive di carriera e di retribuzione.
La questione è annosa e scivolosa, ma negli ultimi tempi molti colleghi hanno lasciato questo lavoro per dedicarsi ad altro: i turni sono massacranti, le responsabilità innumerevoli, si tralasciano famiglie, amori, passioni a fronte di compensi non adeguati e senza possibilità di crescita professionale.
Se davvero le istituzioni ritengono così importante oggi il ruolo del farmacista devono anche valorizzare chi questo lavoro lo svolge con passione e professionalità.