La fame può colpire nei momenti più inaspettati, spesso quando siamo già emotivamente vulnerabili. Immaginate di aprire il frigorifero dopo una giornata stressante, con lo stomaco che brontola e la mente annebbiata. La tentazione di afferrare quel dolce invitante o quel formaggio cremoso è forte, promette un sollievo immediato dal peso delle preoccupazioni e dallo stress. Ma cosa succederebbe se quella fame fosse in realtà un segnale più profondo? Se quei morsi allo stomaco fossero un messaggio del cervello alla ricerca di nutrimento non solo fisico ma anche emotivo? Recenti studi scientifici hanno gettato nuova luce sul legame tra alimentazione e salute mentale, rivelando una connessione sorprendente tra ciò che mangiamo e il nostro benessere psicologico. Contrariamente a quanto si possa pensare, gli alimenti ricchi di zuccheri e grassi, spesso considerati “comfort food”, possono in realtà peggiorare il nostro umore nel lungo termine, aumentando il rischio di ansia, depressione e pensieri ossessivi e sensi di colpa.
L’influenza dell’alimentazione sul cervello e il ruolo del microbiota intestinale nell’ansia
Due studi recenti hanno esplorato questa relazione. Il primo, pubblicato su Nutritional Neuroscience, ha coinvolto 30 volontari nel Regno Unito. I partecipanti sono stati divisi in due gruppi in base alle loro abitudini alimentari: un gruppo seguiva una dieta di bassa qualità, ricca di zuccheri e grassi, mentre l’altro aderiva a un’alimentazione di alta qualità, simile alla Dieta Mediterranea. I risultati hanno mostrato che chi seguiva una dieta di bassa qualità presentava una riduzione dell’aminoacido neurotrasmettitore GABA, associato a un aumento di stress, ansia e insonnia. Inoltre, questi soggetti mostravano una diminuzione della materia grigia nella regione frontale del cervello, area coinvolta nell’ansia e nella depressione. Il secondo studio, pubblicato su Biological Research, ha esaminato gli effetti di una dieta ricca di grassi su una popolazione di topi. Dopo due mesi, i topi alimentati con una dieta ad alto contenuto di grassi (45% rispetto all’11% della dieta standard) hanno mostrato un aumento di peso e alterazioni significative nel microbiota intestinale. Queste modifiche hanno portato a un aumento dell’espressione di geni associati a stress, ansia e alterazioni dell’umore. Questi studi evidenziano come un’alimentazione sbilanciata possa influenzare negativamente il microbiota intestinale, alterando la produzione di neurotrasmettitori e la struttura cerebrale. Ciò che mangiamo agisce sull’intestino, che a sua volta regola l’espressione di geni e il rilascio di ormoni da cui dipende il nostro umore. Per proteggere la salute del corpo e della mente, gli esperti consigliano un’alimentazione varia e bilanciata, ricca di frutta, verdura, cereali integrali e legumi. Non tutti i grassi sono da evitare: quelli contenuti nel pesce grasso, nell’olio d’oliva extravergine, nella frutta a guscio e nei semi oleosi possono contrastare l’infiammazione cerebrale. Anche lo yogurt e il burro di buona qualità, consumati con moderazione, possono avere effetti benefici. È inoltre importante nutrire il microbiota intestinale con alimenti fermentati come crauti, kombucha, kefir, miso e tempeh, e con prebiotici come porri, cipolla, aglio, asparagi, cicoria, carciofi, fagioli, avena e banane.
Ogni boccone non è solo carburante per il corpo, ma un mattone nella costruzione del benessere mentale. La scelta di ciò che si mangia diventa così un atto di auto-cura, un’opportunità per nutrire corpo e mente in armonia. Quindi, la prossima volta che la fame si fa sentire, ricordate: non state solo decidendo cosa mangiare, ma state plasmando il vostro umore e la qualità della vostra vita. Fate della vostra cucina un laboratorio di benessere e trasformate ogni pasto in un potente alleato per una mente serena e un corpo in salute. Perché, in fondo, siamo davvero ciò che “mangiamo” – nel corpo e nella mente.
2 commenti
Roberta Maria Carra
Buongiorno, sono Roberta.
Ho sessantasette anni e solo dopo i trent’anni mi è stata diagnosticata una depressione, addirittura bipolare, i cui sintomi erano evidenti dalla nascita.
Per istinto ho deciso di non assumere il litio che mi era stato prescritto e non ho mai voluto prendere antidepressivi. I Fiori di Bach hanno migliorato la mia situazione.
Nel 2010 sia per motivi etici ma soprattutto in quel momento per la diagnosi di un paio di malattie autoimmuni per le quali i reumatologi non davano risposte adeguate decido di cambiare alimentazione e in breve tempo divento vegana igienista (ho poi studiato naturopatia e mi sono specializzata tra le altre cose in igienismo)
Quasi da subito ho capito che lo stato del mio umore stava cambiando e improvvisamente il velo grigio che ha coperto per tutta la mia vita anche i bei momenti e le gioie è “volato via”.
Gli anni successivi sono stati caratterizzati anche dal dolore di perdite familiari, problematiche scolastiche e difficoltà della vita quotidiana ma non ho mai più avuto sintomi di depressione, di questa depressione sono guarita… e i valori nel sangue della Sindrome di Sjogren si sono quasi dimezzati.
Eppure a diciassette anni la vita mi aveva già mostrato la strada ma non gli strumenti per raggiungerla… va beh, ognuno ha la sua storia!
P.S.: sono appena tornata a Milano da un viaggio durato due mesi: cinquanta giorni in camper (acquistato due anni fa senza esperienza) in Sicilia e soste in Calabria e Puglia da sola e sempre parcheggiando… prima del 2010 non sarei mai riuscita!
Generiamosalute
Che dirle Roberta…. complimenti per la sua lunga e faticosa lotta per recuperare uno stato di salute compatibile con una vita serena. La sua esperienza ci insegna che viene sempre da un grande impegno personale a cambiare qualcosa del nostro modo di vivere.