Ne è trascorso di tempo da quel giorno di primavera in cui Albert Hoffmann tornò a casa in bicicletta, poco dopo aver assunto per errore una sostanza che aveva appena sintetizzato. Quel giro in bici si trasformò, contro la sua volontà ma non con disappunto, in un vero “viaggio allucinante”, che diede il La alla storia di una delle scoperte più divisive della storia umana: l’LSD o acido lisergico. Da alcuni osannato come essenza miracolosa, Santo Graal del legame tra l’uomo e il divino, da altri demonizzato come distruttore dell’ordine costituito e dei neuroni.
Microdosi di LSD alleviano l’ansia?
Sull’LSD è stato scritto molto, tanto in ambito accademico che in ambito letterario, e sarebbe impossibile tirare le fila in questa sede. Vedremo, invece, un nuovo interessante ambito di ricerca che sta avendo sempre maggior successo, molto lontano dalle fascinazioni psichedeliche che l’argomento spesso evoca. Ossia l’utilizzo del microdosaggio di LSD per il trattamento dell’ansia, e più in generale dei disturbi psicologici. Nuove prove che il mondo delle microdosi può riservarci sorprese e grandi differenze da quello ponderale.
Nell’infinitamente piccolo tanti meccanismi ancora ci sfuggono
Pochi anni fa l’utilizzo di microdosi – molto inferiori a quelle necessarie per avere effetti psicotropi – di sostanze allucinogene era una moda da yuppie della Silicon Valley. Poi, però, un numero sempre maggiore di studi clinici hanno cominciato a portare alla luce una reale efficacia di questo metodo come approccio terapeutico. Studi in tal senso erano cominciati già dagli anni ’50, ma erano stati bruscamente interrotti a seguito dell’inserimento dell’acido lisergico tra le sostanze vietate negli Stati Uniti. Oggi invece fioriscono Startup che promettono di offrire grandi benefici nei trattamenti di ansia e stati depressivi, non solo con l’LSD, ma anche con Psilocibina (il principio attivo di alcuni funghi psicotropi) e altri allucinogeni.
Il nuovo studio su Nature
In questi giorni è comparso su Nature Neuropsychopharmacology un nuovo studio a suffragare queste tesi. Lo studio è coordinato da Gabriella Gobbi del Dipartimento di Psichiatria della McGill University di Montreal, a cui ha partecipato Stefano Comai del Dipartimento di Scienze del Farmaco dell’Università di Padova e che ha come primo autore Danilo De Gregorio dell’Università Vita Salute San Raffaele di Milano. I ricercatori hanno provato il microdosing su una colonia di cavie sottoposte a stress cronico, per un periodo di 7 giorni. A quanto pare le somministrazioni hanno comportato una riduzione dei comportamenti ansiosi causati dallo stress. Non solo: avrebbero inoltre riattivato una serie di percorsi neurologici che lo stress aveva inibito.
L’effetto sul rilascio di serotonina
Il meccanismo, a quanto pare, sarebbe simile a quello di alcune classi di antidepressivi e ansiolitici in commercio, ma senza ricorrere a sostanze molto invasive e dai forti effetti collaterali. Lo LSD desensibilizzerebbe infatti i recettori della serotonina, inducendoli a rilasciarne di più. Ciò, lo ripetiamo, avverrebbe per dosaggi infinitamente minori di quelli utilizzati per “sballarsi”. Motivo per il quale è assolutamente da evitare un approccio “fai da te”: parliamo comunque di una sostanza pericolosa (oltre che illegale) per la quale un uso improprio può esporre a grandi rischi, quali episodi psicotici o maniacali, traumi associati a esperienze difficili e reazioni di rimbalzo di depressione o ansia.
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