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13 Marzo, 2020

Come distinguere il Coronavirus dalla comune influenza?

RedazioneRedazione
Ce lo spiega con la consueta chiarezza il dott. Roberto Gava

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Tempo di lettura: 4 minuti

Continuiamo ad approfondire il tema coronavirus grazie al prezioso lavoro del svolto dal dottor Roberto Gava. I giorni di emergenza passano, ma nei cittadini rimane un fondo di incertezza sul reale stato delle cose. Facendo attenzione si percepiscono informazioni spesso non congruenti che contribuiscono a confondere l’opinione pubblica.

D’altra parte bisogna riconoscere che questi italiani caciaroni e indisciplinati, stanno dimostrando di sapersi sacrificare e sottomettersi alla necessità con grande rigore. Le iniziative del governo risultano necessarie, dal momento che il contagio è particolarmente pericoloso per anziani e soggetti in precario stato di salute, mettendo a rischio, in molti casi la stessa sopravvivenza. Il nostro sistema sanitario, paga dei limiti strutturali, che al momento ci impongono, la massima attenzione per evitare un sovraccarico che non garantirebbe l’assistenza a tutti i cittadini.

Le misure di restrizione hanno il compito di diminuire i picchi di contagio, permettendo il passaggio graduale dei soggetti in terapia intensiva ai reparti di medicina generale. L’obiettivo finale è di gestire un limitato numero di casi per volta. Ci troviamo ora in una fase diversa. Il momento della paura incondizionata sta lasciando il posto alla preoccupazione consapevole. Siamo più coscienti, ma allo stesso tempo anche la modalità del contagio cambia aspetto, emergono problematiche diverse alle quali andiamo in contro con maggiore calma.

Quanto è contagioso?

Le probabilità di essere contagiati dal contatto personale diretto con una persona infetta ha una bassa incidenza, tra 1% e 5%. Il contagio può avvenire anche in maniera indiretta, toccando oggetti contaminati. La sopravvivenza del virus in queste condizioni è solo di poche ore. Il contagio non avviene per via cutanea, ma solo attraverso naso, occhi e bocca. Per questo lavarsi le mani spesso (ogni qualvolta sia necessario) è il primo presidio da mettere in pratica.

Ci si contagia principalmente in famiglia

Dai documenti ufficiali del OMS è emerso che il 78% dei pazienti cinesi ha contratto l’infezione all’interno della cerchia familiare. Il virus ha una limitata volatilità, principalmente veicolato attraverso tosse e starnuti. Quindi gli ambienti domestici, più che gli ampi spazi all’aperto, sono quelli dove è necessaria la maggiore attenzione.

I sintomi dell’infezione da coronavirus

Purtroppo, i sintomi dell’infezione non sono specifici. E’ quanto emerso dalle statistiche sui quasi 56.000 casi di pazienti positivi al tampone faringeo in Cina. Si va dall’assenza completa di sintomi, a grave polmonite basale bilaterale, ed in alcuni casi la morte.

Nel dettaglio i sintomi sono i seguenti: Febbre nellì 87% dei casi, insieme alla tosse (67%) sono i due sintomi più comunemente riscontrati. Si aggiungono a questi spossatezza (38,1%), espettorazione durante la tosse (33,4%), difficoltà respiratorie (18,6), mal di gola (13,9), cefalea (13,6%), dolori muscolari (14,8%), brividi (11,4%), nausea o vomito (5%), congestione nasale (4,8%), diarrea (3,7%), espettrato sanguinolento e congestione congiuntivale per lo 0,8% dei casi.Le statistiche recitano che l’80% dei contagiati sviluppa una malattia lieve, mentre il 15% sviluppa una malattia che necessita di sostegno alla respirazione con ossigeno altamente concentrato. Per il 5% vi sono importanti complicazioni.

Come riconoscerla dalle comuni sindromi influenzali di stagioni?

A complicare la situazone c’è il fatto che potremmo ammalarci di una comune influenza, o essere soggetti a raffreddameno, così come più o meno ci è capitato anni addietro. Allora come riconoscere i sintomi del coronavirus da quelli di una comune influenza? Spesso non è facile individuarlo immediatamente, e ad ogni modo, la diagnosi è da affidare esclusivamnete al medico. Solo con il tampone faringeo possiamo arrivare alla certezza del contagio. Alcune indicazioni però possono essere date, quanto meno, per limitare gli effetti della preoccupazione.

Generalmente bambini e giovani entro i 20 anni non ne sono colpiti. Inoltre, i sintomi del comune raffreddore, accompagnato da qualche decimo di febbre, non devono destare preoccupazioni, se non si aggravano o mutano in altri sintomi, come per esempoi tusse secca e insistente. Infatti nelle statistiche è del tutto assente la sintomatologia legata alla secrezione nasale caratteristica del raffreddore. Grazie alla casistica, ben conosciamo la sintomatologia, e sopratutto nei casi più gravi è ormai di facile individuazioni.

Cosa influisce sulla mortalità da coronavirus?

Facendo riferimento ai dati raccolti dall’esperienza cinese e da quella italiana, l’età, le condizioni di salute preesistenti al momento del contagio sono le due variabili più importanti. Inoltre è emersa, tra i fattori principali, il grado di assistenza fornito dal sistema sanitario. Il ricorso alla terapia intensiva è una discriminante che può fare la differenza tra la morte o la guarigione. E’ questa la motivazione principale che giustifica le  misure draconiane prese dai vertici governativi.

Chi muore di Coronavirus?

Andando subito al nocciolo della questione la percentuale di decessi, riguardanti soggetti sani, che non presentavano patologie pregresse, è dello 1,4%. Al contrario la percentuale di mortalità di soggetti con patologie croniche importanti sale fino al 49%.

I bambini, non sono contemplati nelle statistiche, poiché rappresentano un dato pressochè irrilevante, in pratica quasi non sono soggetti a questa malattia, o se lo sono, la superano senza particolari difficoltà. Un altro dato confortante, ci viene dalla fascia di 20-29 anni, nella quale l’8,1% ha contratto l’infezione, e di questi solo lo 0,2% è deceduto, a seguito del coronavirus, o di complicanze ad esso relativo.

Non c’è da stare allegri, ma d’altra parte conosciamo sempre più questo “nuovo” agente, e stiamo imparando, prendendo le giuste misure e dimostrando quel grande senso civico che gli stereotipi collocano oltralpe o nel nord Europa.

 

Per ulteriori approfondimenti segui il link all’articolo del dottor Roberto Gava.