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14 Gennaio, 2021

Covid-2: 63.000 decessi tra inquinamento e tagli alla Sanità

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Le carenze strutturali del Sistema Sanitario italiano e l’inquinamento ambientale potrebbero spiegare l’elevato tasso di letalità e mortalità del Covid-2 in certe regioni italiane. Secondo l’ISS sono morti per covid-19 in Italia dall’inizio della epidemia 63.000 persone di cui il 39% in Lombardia.In Europa il tasso di letalità italiano (3,47) è secondo solo a quello del Regno unito (3,55) dove pure la sanità ha subito numerosi tagli. Hanno reagito meglio paesi come la Francia (2,35) e la Germania(1,61) che hanno una struttura sanitaria più efficiente. Più significativo del tasso di letalità, legato al numero dei tamponi eseguiti, è il tasso di mortalità da Covid-19, legato al numero di abitanti, che ci vede al primo posto in Europa (8,65 ogni 1000 abitanti), rispetto a Regno unito (4,75), Francia(5,25) e Germania(2,65).

Tagli alla sanità: 37 miliardi in 10 anni

A causa dei tagli alla sanità pubblica nel febbraio 2020 avevamo in Italia 5000 posti letto in rianimazione, di cui solo il 10-20% in grado di accogliere i casi gravi con insufficienza respiratoria. Secondo AROI (Associazione Anestesisti Rianimatori Ospedalieri) i posti letto in terapia intensiva che nel 1980 erano 922 ogni 100.000 abitanti, nel 2013 erano scesi a 275, mentre a gennaio 2020 erano 13 (si, avete letto bene: tredici). Com’è potuto accadere tutto questo? Le scelte di spending review hanno portato il nostro paese ad essere vulnerabile di fronte alla recente emergenza, ricordando a tutti che il lato economico, seppur importante, non può e non deve mai essere messo davanti alla tutela della salute della nostra comunità. Nei bilanci economici dello Stato dovrebbe essere prioritario l’investimento nel Comparto Sanitario che dal 2010 ad oggi è stato invece segnato da 37 miliardi di tagli. Secondo i principali giornali italiani dal 2008 ad oggi sono scese di 130 le unità ospedaliere pubbliche (da 645 a 515). I posti letto in ospedale sono stati tagliati del 14% negli ultimi 12 anni: siamo passati dai 4,3 posti letto per 100 abitanti del 2008 ai 3,5 del 2020; i posti letto riservati ai malati acuti sono passati da 3,7 agli attuali 2,9. Anche il personale sanitario ospedaliero è stato ridimensionato e quello delle unità di medicina territoriale è sceso di 3523 unità.

Recovery Plan: 19, 5 miliardi (?) per la sanità nei prossimi 10 anni

Tutto questo è stato superficialmente attribuito a mancanza di fondi ed a vincoli monetarie europei; come si spiega che oggi si pensa di destinare alla Sanità solo una piccola parte de 196 miliardi previsti dal Recovery Plan? L’alibi della mancanza di fondi è decaduto ma si continua ad investire briciole per la salute degli italiani. Non possiamo tacere lo sconcerto che ha sopraffatto i sanitari italiani alla notizia del mortificante stanziamento di soli 9 miliardi di euro per la Sanità (recentemente si è ipotizzato di elevarlo a 19,5…… ma finché non vedo non ci credo!). Considerando il tasso di inflazione gli investimenti previsti riparano il vulnus soltanto in minima parte.

Per uno Stato che già da lustri stanzia per la sanità poco più della Grecia, e quasi la metà di Francia e Germania, è comunque una umiliazione pensare di destinare alla sanità solo il 5-10% dei 196 miliardi, soprattutto dopo ciò che è accaduto nel 2020. La salute è una importante questione sociale di cui le Istituzioni dovrebbero incominciare seriamente ad occuparsi. Esistono per questo strutture preposte ad operare ed a vigilare affinché ci sia una adeguata prevenzione. Risulta dunque poco credibile che le stesse Istituzioni che hanno nel recente passato smantellato il miglior Servizio Sanitario del mondo senza alcuna doverosa autocritica, abbandonando anziani e categorie fragili al loro destino, desiderino veramente e sinceramente proteggere i cittadini dai mali del mondo; è più probabile che le loro scelte non siano esenti da conflitti di interesse macroeconomici.

Inquinamento: perché non si parla dei 65.700 morti complessivi annuali dovuti all’inquinamento atmosferico?

Da un recente studio pubblicato dall’AEA, l’Agenzia europea dell’ambiente, emerge un dato grave: nel 2018 l’Italia è stata ai primi posti fra gli stati europei per il numero di morti premature annuali dovute all’inquinamento atmosferico. Sono 10.400 quelle per biossido di azoto (NO2), 52.300 quelle causate dal particolato fine (PM2,5) e 3.000 quelle dovute all’ozono troposferico (O3) misurato al suolo. L’Italia è uno dei sei paesi dell’UE che nel 2018 hanno superato il valore limite per il particolato PM2,5. Il 10 novembre scorso l’Italia è stata condannata dalla Corte Europea di Giustizia per la violazione «sistematica e continuata» dei limiti, sia giornalieri che annuali, delle concentrazioni di particolato PM10 nei centri urbani, imposti dalla direttiva UE sulla qualità dell’aria, e per non aver posto rimedio con le misure adeguate a questa inadempienza. Occorrerebbe che le Autorità italiane impegnate nella campagna di prevenzione sanitaria anti-covid-2 considerino questo problema ambientale interconnesso con le numerose morti attribuite alla epidemia nelle zone più industrializzate e urbanizzate del Nord. Respirare aria malsana indebolisce vie respiratorie e sistema immunitario in maniera significativa, come documentato da Ciencewicki e Jaspers nel loro studio Air Pollution and Respiratory Viral Infection: è uno studio molto ben documentato ed esplora anche potenziali meccanismi d’azione, elencando per primo lo stress ossidativo, che possiamo considerare il minimo comun denominatore patogenetico di molte noxae.

 

 

 

 

1 commento

  • Ringrazio il Dott.Bruno Zucca per le importanti ed esaurienti notizie riferite al covid,sono di grande rilevanza per fare tesoro degli errori commessi ,affinche’ in futuro non si commettano altri simili errori;sarebbe molto importante dare spazio scientifico all’alimentazione,fondamentale ai fini di una medicina preventiva,per evitare particolari patologie a livello metabolico (cardiopatie ictus alzaimer diabete colesterolo etc)purtroppo ci si scontra con enormi interessi delle multinazionali dell’alimentazione,da non sottovalutare e citato dal Dott.Bruno il ruolo degli inquinanti,grazie di tutto

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