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21 Agosto, 2021

Il guizzo geniale del Dottor De Donno

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Sulla tragica fine del Dott. Giuseppe De Donno si è scritto molto. La notizia della sua scomparsa ha solcato le nostre coscienze come un fiume impetuoso ma silenzioso che passa sotto un ponte di notte.  Ne abbiamo percepito la portata ma non ne abbiamo udito il fragore. La notizia ha lasciato in tutti un senso di disorientamento, come se mancasse qualche tassello del mosaico, un frammento fondamentale per ricostruire lo stato preciso delle cose.

Tra i numerosi commenti letti, vogliamo riportarne uno, un piccolo appunto del Dott. Stefano Manera che con la giusta grazia che merita la memoria del Dottor De Donno puntualizza il prezioso lavoro che questi ha compiuto a partire da Gennaio del 2020 fino al giorno della sua scomparsa.

Scrive il Dottor Manera:

“Carissimi, in molti mi chiedete spiegazioni e precisazioni circa la terapia del dottor Giuseppe De Donno (plasma iperimmune) e la terapia con anticorpi monoclonali.
Cercherò di rispondere sinteticamente.

Il plasma è un emoderivato, cioè materia biologica primaria, che può essere utilizzato come arma d’emergenza in caso di patologie infettive.
Questo è esattamente quello che ha fatto il compianto dott. Giuseppe De Donno: trovare una soluzione per superare il momento di emergenza.
Tuttavia il plasma, in quanto emoderivato, non è l’acqua di Lourdes e presenta comunque alcune problematiche (elevata anafilassi, difficile standardizzazione e conservazione limitata, oltre a poter veicolare virus umani).
Vien da sé che il passo successivo e naturale sarebbe stato quello di produrre anticorpi monoclonali che non presentano quei problemi o li presentano in maniera molto minore.

La prima importante applicazione del plasma iperimmune avvenne durante l’epidemia di spagnola nel 1918 e successivamente esso fu utilizzato altre volte nel corso della storia delle epidemie.
Per quanto riguarda gli anticorpi monoclonali, nel 1984 Georges Köhler, Niels K. Jerne e César Milstein hanno ricevuto il Premio Nobel per la medicina per averli scoperti.
Successivamente nel 1988, Greg Winter ha messo a punto le prime tecniche per umanizzare gli anticorpi monoclonali, aprendo così la strada al loro uso in medicina.

Come vedete, entrambe le terapie sono molto “vecchie” e utilizzate.

Non c’è dubbio che le major farmaceutiche (le cosiddette big pharma) attuino guerre pazzesche per accaparrarsi i guadagni multimilionari dei farmaci, non guardando in faccia nessuno e, anzi, eliminando chiunque si metta sulla loro strada.

Giuseppe De Donno è stato un grande perché in un momento di emergenza assoluta ha avuto quel guizzo geniale di rispolverare una terapia antica.
A mio modo di vedere Giuseppe De Donno dovrà passare alla storia alla pari del mitico medico italiano Carlo Urbani che nel 2003 identificò per la prima volta la SARS che lo uccise.

Quello che suscita sdegno e vergogna è che anziché riconoscergli questo merito, Giuseppe De Donno sia stato ridicolizzato e volgarmente attaccato.

Il resto è storia recente e mi auguro che ben presto anche di questo i responsabili paghino le loro colpe.

6 commenti

  • maria lucilla sassoli

    Dott. De Donno, grande medico, grande uomo. Lezione magistrale il suo intervento in senato del 14 maggio 2020, sarà grande la mancanza di una persona così geniale coraggiosa e generosa.

  • maria lucilla sassoli

    Dott. DE Donno grande medico, grande uomo, lezione magistrale il suo intervento in senato

  • Parole sante. Auguriamoci che i timonieri di questo barcone, sul quale l’umanità è stipata abbiano come schiavi, ripensino alle criminali azioni alle quali siamo quotidianamente sottoposti e rendano onore a chi ha dato (?) la vita per il bene altrui.

  • Concordo, dott. Manera non poteva essere più esaustivo di così. Grazie a lei e un abbraccio al dott. De Donno, ovunque sia <3

  • Luigi Amato

    Concordo pienamente sul fatto che il collega abbia rivolto il suo pensiero al compianto De Donno con la giusta grazia che Egli meritava. E’ appena il caso di ricordare il vergognoso trattamento a Lui riservato dalla televisione di Stato nella persona del giornalista Bruno Vespa che inspiegabilmente, dopo avergli dato la parola intorno alla mezzanotte (!!!), al termine della breve (indispensabile!) pausa dedicata al TG non gliela ritornò!

  • Anna Maria Cavaciocchi

    Sono tanto dispiaciuta e triste. Appartenere alla classe medica oggi è dura. Un abbraccio alla famiglia del dottore!

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