E’ confermata anche in Italia la statistica elaborata in Cina e pubblicata su Jama. Al momento non ci sono sostanziali differenze tra quella redata in Cina e quella del nostro Istituto Superiore di Sanità. Le statistiche ci mostrano la netta tendenza a sviluppare casi gravi e una maggiore mortalità in quei soggetti che hanno delle condizioni di salute già compromesse da patologie pre-esistenti.
Il quadro della situazione ci è fornito grazie ai dati diffusi dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS). Sui 111 morti alla data del 4 marzo. I dati dicono che l’età media dei deceduti è di 81 anni. Con una leggera maggioranza di soggetti maschi. L’età media dei contagiati che hanno fatto ricorso alle strutture sanitarie è di circa 60 anni.
Il 42,2% dei decessi riguarda persone nella fascia di età 80-89 anni; mentre il 32,4% nella fascia 70-79 anni; l’ 8,4% nella fascia 60-69 anni. Nella fascia di età 50-59 anni la percentuale di decessi è del 2,8% mentre nella fascia over 90 si arriva al 14,1%.
Il report in questione riguarda i pazienti morti in Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Marche. I dati presentano una leggera differenza nell’età media tra i due sessi; 83,4 anni per le donne e 79,9 per gli uomini. Si tratta di dati su un piccolo campione, che danno solo la misura di un trend ancora in evoluzione.
Ciò che emerge con estrema chiarezza è che i soggetti morti “con” o “per” il coronavirus presentavano tutti una condizione patologica complessa, presentando 2 o più patologie croniche. La statistica ben fotografa queste condizioni. Dei soggetti deceduti il 15,5% non presentava nessuna patologia; il 18,3% presentava 2 patologie e ben il 67,2% presentava 3 o più patologie. Nello specifico, le comorbilità più rappresentate sono l’ipertensione (74,6% del campione), cardiopatie (70,4%) e diabete mellito (33,8%).
Il rischio è concentrato nella terza età
Il presidente del ISS Silvio Brusaferro afferma che queste informazioni confermano le statistiche prodotte dal Center for Disease Control and Prevention Cinese, (CCDC), mettendo al centro del rischio gli anziani in già precarie condizioni di salute. I dati del CCDC attestano la mortalità intorno al 2,3% (quella italiana è leggermente superiore) sul totale dei 45.000 casi confermati, ma se si considera solo la fascia di età over-80 il tasso di mortalità sale fino al 14,8%. E’ certamente questa la fascia di popolazione più a rischio, se si considera che nella fascia 70/80 il tasso di mortalità si attesta sull’8%. Le percentuali sono suscettibili di incremento in tutti i casi in cui ci siano problemi cardiovascolari e di ipertensione. La stessa presenza di tumori nei soggetti, appare correlata ad un incremento della mortalità fino a 6 pinti percentuali.
Alla luce di questi dati, è necessario il contributo di tutti, per limitare la possibilità di contagio. Osservare scrupolosamente tutte le indicazioni ricevute, rappresenta un imperativo inderogabile per salvaguardare quelle categorie di soggetti più esposte a rischi. Se pensiamo che la nostra composizione sociale è tra le più anziane del pianeta, la massima attenzione e la presa in carico di responsabilità individuale, non può che essere un segno di maturità e senso civico.