A più di due anni dall’inizio della pandemia da Sars-Cov 2, continuano gli studi condotti sui pazienti che si sono contagiati, e che mostrano sintomi rilevati anche a distanza di mesi dalla guarigione dall’infezione.
In particolare, uno studio condotto dal Policlinico di Milano, evidenzia la presenza di disturbi gastrointestinali come principali conseguenze del contagio da virus.
Lo studio è stato condotto su 164 pazienti affetti da Covid-19 a distanza di 5 mesi dall’infezione. E’ stato rilevato che circa il 30-40% dei soggetti coinvolti, presenta disturbi intestinali che si risolvono nel lungo termine. Tra i sintomi rilevati spicca la diarrea.
Nuove scoperte sul long covid
Già dopo la prima ondata di Covid-19, un gruppo di ricercatori del centro per le malattie infettive della Sun Yat-sen University di Zuhai (Cina), ha condotto uno studio in merito, pubblicato sulla rivista The Lancet Gastroenterology & Hepatology. Si tratta di un’indagine condotta su 117 pazienti ricoverati per Covid-19 in 12 ospedali nelle province di Hubei e Guangdong, ed ha evidenziato che quasi in un caso su due la malattia aveva lasciato “scorie” a livello gastrointestinale. Questo tipo di condizione è risultata più frequente in chi, al momento del ricovero, presentava dispnea e dolori muscolari diffusi.
Da qui la chiarifica della natura multisistemica del Covid-19, che non attacca soltanto i polmoni, ma diversi organi, tra cui il sistema nervoso, il fegato, il cuore, il pancreas, le articolazioni, la pelle e l’apparato gastrointestinale.
Il recente studio condotto dal Policlinico di Milano, ha evidenziato che a volte i disturbi intestinali nel post-Covid, sono accompagnati da sintomi extraintestinali, come mal di schiena, mal di testa e particolare stanchezza, non imputabili ad alterazioni organiche, e definiti “somatoformi”.
I dati raccolti hanno inoltre evidenziato che, a distanza di cinque mesi dalla guarigione dall’infezione da Covid-19, i sintomi gastroenterologici dove presenti, lo sono in forma lieve e che tra questi, il sintomo più frequente è la diarrea. Tra i sintomi extra intestinali, invece, il più frequente è l’astenia/spossatezza, che raggiunge valori del 40% tra i soggetti colpiti dal Covid-19 e coinvolti nello studio. Tutto questo suggerisce che sia i sintomi intestinali che quelli extra intestinali possano avere un’origine biologica in comune.
Cura del microbiota intestinale
La prima osservazione che ci viene da fare, alla luce di questi dati, è che la differenza tra chi si ammala di Covid-19 e presenta nel long covid sintomi intestinali, e chi pur ammalandosi della stessa infezione non presenta affatto tali sintomi, neanche nella fase acuta della malattia, potrebbe farla lo stato di salute del microbiota intestinale e del sistema immunitario.
Il microbiota intestinale, rappresenta una comunità unica di microorganismi che svolgono diverse funzioni, come la sintesi della vitamina K, importante per le ossa e la coagulazione sanguigna, e dei folati (vitamina B9) ed altre sostanze che aiutano il nostro organismo a svolgere le funzioni quotidiane, come ostacolare l’attacco di potenziali patogeni o allergeni o supportare la peristalsi intestinale. Questa enorme quantità di microorganismi non opera da sola, ma è in continua comunicazione con le altre cellule del nostro organismo, in modo da agire proprio a seconda di quello che succede al suo interno.
Prima di occuparci dei sintomi intestinali ed extra intestinali riscontrati nel long covid che, seppur lievi, e questo ci conforta molto, se persistono per lunghi mesi possono diventare invalidanti, impariamo ad avere cura del nostro “secondo cervello”, ossia l’intestino.
Possiamo farlo fin da subito prendendo coscienza del fatto che “siamo quello che mangiamo” e che curare la nostra alimentazione è, prima di tutto, un atto d’amore e di gratitudine verso il nostro corpo che rappresenta la nostra casa.
Assumiamo un buon integratore di probiotici, microorganismi vivi, che possano mantenere o ripristinare una condizione di equilibrio e buon funzionamento del nostro sistema digerente.
Diarrea e disturbi extra intestinali
Vediamo ora come affrontare la diarrea da long covid avvalendoci di rimedi naturali da utilizzare secondo il quadro sintomatologico generale ed individuale del paziente.
Aloe: quando un paziente riferisce di scariche improvvise e urgenti, in particolare dopo aver bevuto o mangiato, o che le feci risultano di colore giallastro e aspetto gelatinoso, con emissione indolore, l’Aloe risulterà un rimedio molto valido.
Croton tiglium: le crisi si scatenano dopo ogni alimento o bevanda, precedute da crampi intestinali e seguite da diarrea a getto associata a colica. Il paziente riferirà la presenza di uno stimolo costante e di una evacuazione che avviene con espulsione improvvisa delle feci.
Borax: le sue evacuazioni sono frequenti, verdastre, a volte con tracce di sangue. Riferirà di una contrazione dolorosa dell’ano e di avere la bocca secca a volte accompagnata da afte.
Podophyllum: le sue feci sono di cattivo odore ed espulse a getto. Colica e borborigmi precedono le scariche e si calmano dopo l’evacuazione. La colica è peggiorata dalla flessione in avanti del busto mentre migliora stendendosi.
Gelsemium: le sue scariche sono sempre accompagnate dall’ansia e dalla paura di ciò che può accadere, e precedute da una abbondante diuresi. Non presenta coliche e vi riferirà di non avere sete e, osservategli la lingua, che presenta una patina bianca (lingua sporca).
Magnesia carbonica: la sua diarrea si presenta con una spiccata periodicità. E’ preceduta da una forte colica che porta il paziente a piegarsi in due dal dolore ed è seguita da feci verdi e schiumose.
Argentum nitricum: il paziente appare molto preoccupato, al punto che vi riferisce di aver paura di intraprendere qualsiasi cosa, un viaggio, una passeggiata vicino casa. Pensa alle più spiacevoli conseguenze per ogni cosa che si accinge a fare al punto di desistere! La sua lingua è pulita e vi riferirà di una gran sete. Le feci sono di colore verde e accompagnate da coliche addominali.
Al rimedio naturale possiamo consigliare di abbinare un integratore a base di potassio e magnesio in modo da reintegrare i sali minerali persi con le evacuazioni e, ovviamente un integratore a base di probiotici che velocizzi la messa in ordine della flora batterica intestinale e la risoluzione del problema.
Tra i sintomi extra intestinali, è emersa l’astenia/spossatezza. Consigliare dei sali minerali da assumere anche due volte al giorno lì dove viene riferita una stanchezza particolarmente invalidante, è sicuramente cosa buona e giusta. Magari in associazione con aminoacidi, L-Carnitina e Carnosina, per un maggiore effetto energizzante muscolare.
Pensiamo anche all’Arnica montana quando ci viene riferito di una sensazione di indolenzimento e formicolio di tutto il corpo, o di una debolezza dolorosa delle articolazioni, con sensazione di “ammaccatura”.
Il Gingko biloba è indicato in caso di una grande stanchezza fisica, ma anche mentale, accompagnata da una sensazione di spossatezza generale e debolezza muscolare.
Kalium phosphoricum possiamo consigliarlo in caso di estrema stanchezza accompagnata da sindrome depressiva. Il paziente si mostra apprensivo e irritabile e riferirà di sentirsi stanco anche dopo uno sforzo mentale.
Alla luce dei tanti nuovi contagi da Covid-19 che ci troviamo a fronteggiare, non dimentichiamo mai del valido aiuto che la natura ci offre e che, dove possibile, possiamo consigliare in alternativa o supporto delle terapie allopatiche. Nuovi studi emergeranno in merito e nuovi aggiustamenti ci verranno richiesti nelle terapie individuali e nelle correzioni da apportare alle nostre vite. Se sarà necessario le affronteremo man mano che si presenteranno e ne verremo fuori. Per ora non possiamo fare altro che vivere, con prudenza e coscienza verso noi stessi e gli altri, ma senza dimenticare che ogni uomo è tale se diventa comunità ogni giorno.