Preso tutto?
Preso tutto, ma sento che qualcosa di importante non l’ho messa nel trolley blu.
È una sensazione solita, poi non vera. Ormai però è chiusa, non l’apro di certo.
Me la trascino rotolandola in garage, alla mia Mercedes SLK 200 nero metallizzato, mentre l’orologio mi dice che sono in forte anticipo per il check-in.
“Intanto mi avvio, non si sa mai sul raccordo anulare che trovi”.
Arrivato all’aeroporto.
Ora ho passato tutti i controlli, le barriere, i documenti, il metal, e sono nel Cloud del terminal per le partenze, coi negozi sfavillanti merce, e tanto popolo che si muove intorno senza entrarvi.
Ecco il gate, sono sempre in forte anticipo.
Mi seggo, controllo le tasche, ho tutto, ripasso a memoria se mi manca qualcosa, questo perché mi sento in ansia, la pressione alta, le tempie che mi pulsano, devo avere anche gli occhi rossi, il viso rosso che sento caldo, congesto. Ho anche un leggero mal di testa, e se scuoto il collo sento il cervello che si muove e sbatte nel cranio rammollito, come gelatina.
Vorrei silenzio, quiete. In un Terminal ?
Frugo nella tasca dello zainetto firmato. Ecco trovata la Belladonna 5CH granuli.
Ne prendo subito tre granuli, poi ancora tre, poi ancora tre. Aspetto.
Effetto placebo ? Non credo. Pochi minuti.
Mi sento decisamente meglio, più scarico, più rilassato, anche il calore come febbre è diminuito.
Raggiungo il bar per acquistare acqua, ho sete, tanta arsura in gola.
E anche la vista sembra essersi acquietata, vedo meno scintillare la realtà intorno.
Posto C3 corridoio.
Mi accascio sul sedile, aspetto paziente i miei compagni di volo che si sistemino, volo breve Roma-Milano.
Linate, taxi meneghino, con la radio sintonizzare sui problemi dell’Inter, mi faccio fermare in hotel vicino viale Kennedy, prima una farmacia però per fare scorta: Gelsemium 30 CH granuli, Belladonna alla 5 CH granuli, quasi finita, poi capsule di un mix di Biancospino, Valeriana, Escoltzia, Melatonina.
Non devo stare molto, ma meglio omeopatizzarsi stanotte prima di dormire, che domani ho un incontro importante per il mio prossimo libro già pronto, un thriller poliziesco che parla di Omeopatia, dove l’assassino non c’è e non c’è neanche l’assassinato.
La bozza è piaciuta, ora vediamo il resto.
“Si accomodi dottore, un piacere rivederla”, scandisce la sua cravatta blu su una camicia a righine cremisi.
“Sta bene gradisce un caffè?”, “Grazie, già preso”.
“Veniamo al dunque, il lavoro ci piace parla di una Omeopatia moderna, istantanea, tra romanzo e prosa, comprensibile a tutti. È quello che cerchiamo.
Di quanto tempo ha bisogno per concluderlo? Vorremmo uscire per l’autunno, massimo i primi di dicembre, che dice?”
Le sue parole mi arrivano lente, scandite, perfettamente comprensibili.
Perfetto. Andata.
Ritorno. La pista mi accoglie con le sue luci ordinate come margherite luminose vicine al buio del mare, ma atterraggio garibaldino stavolta, e frenatona al limite con l’areo tutto sbandato.
Uff… smaltisco, ma la mia Belladonna stretta nel pugno della tasca della giacca sembra funzionare comunque anche come portafortuna.
Ritorno in macchina con musica dolce, mi fermo però al porto di Fiumicino per uno spaghettino solitario ai frutti di mare meritato. Spengo il telefono. Ripenso all’incontro con un gran sorso di Vermentino ghiacciato, annuisco, esprimo un mezzo sorriso mentre dentro miagolo.
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