Durante una tiepida giornata di Maggio, Hahnemann salì sul calesse e decise di rendere omaggio ad un amico, da poco deceduto, al cimitero di Montmartre. Purtroppo, non essendo pratico del luogo, si smarrì lungo la strada. Vide un gruppo di contadini, sul lato destro della via, intenti ad ascoltare un uomo che, con uno spiccato accento russo, declamava poesie in francese: – Battete in piazza il calpestio delle rivolte! In alto, catena di teste superbe!-
– Da che parte devo andare per Montmartre?- Domandò, ad alta voce, Hahnemann.
Majakovskjy, questo il nome del poeta russo, si girò e con enfasi rispose: – Tutte le strade portano a Roma. Ma ciò non vale per Montparnasse. –
– Macché Montparnasse. Io voglio andare a Montmartre.- Urlò Hahnemann, con indispettito e tagliente accento germanico.
E Majakovskjy, aprendo le braccia in direzione del medico tedesco: – Cari Tedeschi, accorrete! Io so che avete sul labbro la Margherita di Goethe. –
Hahnemann, pugni stretti e occhi sbarrati, sbraitò: – Io voglio andare a Montmartre!-
Majakovskjy, questa volta rivolto alla piccola folla di contadini: – Parigi, capitale di secoli come puoi sopportare queste ciance di emigranti?-
Hahnemann, in piedi sul calesse, dimenando minacciosamente la frusta verso l’alto: – Emigrante sarete voi. Io sono un illustre medico tedesco, venuto a Parigi per curare le persone.-
Majakovskjy, con un balzo felino, gli salì accanto e rivolto alla folla esclamò: – Si sono placate le tempeste dei grembi rivoluzionari. Si è coperto di melma il miscuglio sovietico. Ed è strisciato fuori dalla schiena della RSFSR il ceffo del piccolo borghese.-
Hahnemann: – Cosa dite, signore?-
Majakovskjy, a bassa voce: – Non vorrete prendermi in parola, io non sono affatto contro il ceto borghese. Ai borghesucci senza distinzione di classi e di ceti il mio panegirico.-
Hahnemann, rivolto ai contadini: – Costui enfatizza soltanto parole incomprensibili e non merita la vostra attenzione.- I contadini annuirono e, rapidamente, tornarono al lavoro nei campi. –
Invano Majakovskjy, sceso dal calesse, cercò di richiamarli: – Io sono operaio, è mio questo maggio! Io sono contadino, questo maggio è mio!- Ma nessuno tornò indietro. Rimasto solo, Majakovskjy s’inginocchiò e, a capo chino, disse: – Muori, mio verso, muori come un gregario, come sconosciuti, morivano i nostri all’assalto!- Poi, rivolto al medico tedesco:- Gioisci, gioisci, che finalmente mi hai dato il colpo mortale!-
Hahnemann: – Non siate triste. Oggi è una bella giornata di primavera.-
Majakovskjy: – Dimenticherò l’anno, la data, il giorno della settimana. –
– Perché tanta tristezza? – Domandò Hahnemann.-
Majakovskjy: – Ho bestemmiato, ho urlato che Dio non esiste, e Dio ha evocato una donna dalle voragini amare…-
Hahnemann: – Dio sa anche perdonare.-
Majakovskjy, con un sorriso amaro: – Compagno Dio, mettiamoci una pietra sopra!- Poi, alzando le spalle:- Mi chiedo ancora ed ancora se non sia meglio mettere il punto d’un proiettile all’essere mio.-
Hahnemann rovistò dentro la sua borsa, ne estrasse una bottiglietta che diede al poeta russo.- Prendete dieci gocce di Causticum al giorno. Vi farà bene.-
Ma Majakovskjy la gettò via con rabbia. Rivolto lo sguardo verso l’alto, urlò:- La mia visita attendi. Sarò puntuale, non tarderò ventiquattr’ore. Ascoltami altissimo inquisitore!-