La notizia arrivò in paese come un fulmine a cielo sereno. Il castello dei conti Perossi era, da qualche tempo, frequentato da un fantasma.
– Questo spettro appare nelle notti di plenilunio. – Spiegò Ortensia Pecca, magistrato e amica dell’anziana contessa, ultima discendente dei Perossi. – S’aggira per il castello e cerca di uccidere, con un’antica mazza da guerra, la contessa Perossi. Ci ha già provato due volte. –
Tarcisio Giretti, medico omeopata, più attratto dalla lettura di un giallo di Patricia Hightsmith che dalle parole del magistrato, sbuffò: – Fai un’irruzione nel castello con una squadra di agenti e arresta l’assassino che si spaccia per fantasma.-
Ortensia Pecca scosse la testa:- Il mese scorso, appena gli agenti sono entrati nel castello, il fantasma è scomparso nel nulla. La contessa è convinta che sia Manfredo Perossi, un suo avo vissuto nel 1500, tristemente famoso per avere ucciso, in un momento di follia, tutta la sua famiglia a colpi di mazza.-
Il magistrato estrasse dalla borsa un tubulo omeopatico vuoto, una monodose di Mancinella.- Questo l’ha perduto il fantasma durante la sua ultima apparizione. Ho fatto fare dei pedinamenti e, tra coloro che frequentano il castello, ce n’è uno che usa questo rimedio: Girolamo Cucchiero, il giardiniere. Due volte al mese scende in paese e si reca in farmacia ad acquistare delle monodosi di Mancinella. Purtroppo io non posso arrestarlo soltanto perché prende lo stesso rimedio omeopatico del fantasma. –
Il dottor Giretti chiuse il libro, si grattò il mento e disse:- Va bene. Ci penso io.-
Passò un mese. Al castello non accadde assolutamente nulla. Il paese, invece, fu turbato da alcuni strani episodi. Per due volte, ignoti scassinatori, dopo avere forzato la serratura dell’entrata posteriore, penetrarono all’interno della farmacia senza, tuttavia, rubare né soldi né farmaci. L’altro evento, molto più inquietante, capitò a Virginia Santi, cinquantenne insegnante di Lettere del liceo classico, donna nubile e dai morigerati costumi, catechista, promotrice di ritiri spirituali e organizzatrice di corsi prematrimoniali. La pia donna fu fermata, a mezzanotte, dai carabinieri mentre, in bicicletta e completamente nuda, sfrecciava lungo le vie del paese cantando a squarciagola la canzone: “Sono una donna non sono una santa”. Arrestata per aver compiuto un tentativo di molestie sessuali nei confronti di un carabiniere, scambiato per il demonio, l’insegnante fu liberata e accompagnata a casa, in gran segreto, da don Luigi Piromalli, il parroco del paese. Si pensò ad un momentaneo malessere della donna, dovuto a stanchezza, quindi la notizia non fu divulgata e Virginia Santi poté continuare a insegnare. Purtroppo, una settimana più tardi, mentre teneva una lezione sulla poesia del Leopardi, colpita da un altro raptus erotico, Virginia Santi si spogliò e cercò di avere un rapporto sessuale con il preside Anselmo Merciatti, insigne studioso di latino, molto noto per il suo spirito ascetico e, da anni, afflitto da gravi problemi cardiaci. Il poveretto, scambiato per Satana dall’invasata insegnante, fu ricoverato d’urgenza in cardiologia e Virginia Santi, con altrettanta urgenza, fu portata in una clinica psichiatrica.
La notte era abbagliata da una luna grande e piena. Raggi di luce penetravano all’interno del castello attraverso i finestroni laterali. Un’inquietante figura spettrale comparve sulla cima dello scalone settecentesco. Alto quasi tre metri, avvolto in una corazza dai riflessi argentati, con un naso adunco e bitorzoluto, i capelli dritti come se percorsi dalla corrente elettrica, il fantasma di Manfredo Perossi iniziò a scendere le scale. Il pesante silenzio fu rotto dalla sua lugubre risata e dal tintinnare della mazza chiodata contro la balaustra.
Ma una folata di vento spostò il vetro di un finestrone che, aprendosi, andò a sbattere contro la schiena di Manfredo Perossi. – Minchia, che male!- Esclamò, con forte cadenza siciliana, il fantasma.
Accanto a lui si materializzò una figura alquanto bizzarra. Il lungo mantello, confezionato dalla nonna, il viso ricoperto di farina, le occhiaie nere disegnate con il carboncino, due lunghi e prominenti canini sporgenti tra le labbra, Tarcisio Giretti aveva riesumato il costume utilizzato al carnevale di Viareggio nell’ormai lontano 1985. – Chi minchia sei?- Domandò, rigido di paura, il fantasma di Manfredo Perossi.
– Sono Nosferatu. – Farfugliò, Tarcisio Giretti, mentre ad ogni parola rischiava di cacciar fuori dalla bocca la vampiresca dentiera.
Manfredo Perossi balbettò: – Nosferatu? Sei un fantasma sardo?-
Il medico, messa finalmente a posto la dentiera, esibì i lunghi canini e, spalancando due rami che volevano assomigliare ad artigli, gridò: – Idiota, Nosferatu sta per vampiro! –
Manfredo Perossi, terrorizzato, indietreggiò, scivolò a causa dei tacchi troppo alti e ruzzolò giù dalle scale. Immediatamente le lampadine del grande lampadario si accesero e la luce illuminò il salone.
Ortensia Pecca si precipitò sul fantasma che, disteso sul pavimento in marmo con una gamba fratturata a causa della caduta, guaiva come un cagnolino bastonato. Il magistrato gli tolse il naso posticcio e la parrucca. Sotto comparve la testa pelata e il viso terrorizzato di Girolamo Cucchiero.-
Il mio giardiniere!- Esclamò l’allibita contessa Perossi. –
Lei, contessa, aveva prestato molti soldi a questo signore. – Spiegò Ortensia Pecca.- Denaro che Girolamo Cucchiero non aveva alcuna intenzione di restituirle. Da qui la messinscena dell’avo tornato per ucciderla. Il giardiniere, molto pratico di questo castello, compariva e scompariva attraverso botole, utilizzando passaggi segreti che solo lui conosceva. Se non fosse stato per il dottor Giretti, anche questa volta l’avrebbe fatta franca. –
Finalmente Tarcisio Giretti poté sputare fuori la dentiera dalla bocca e disse: – Girolamo Cucchiero, pur travestendosi da fantasma, temeva il buio e le apparizioni soprannaturali. Infatti Mancinella, il rimedio che lui assumeva ogni qualvolta si travestiva da Manfredo Perossi, è un rimedio utile per coloro che hanno paura dei fantasmi, del diavolo e che, al buio, soffrono di ogni forma di allucinazione. Io sono penetrato nella farmacia dove il giardiniere si recava a comprare questo rimedio e, per due volte, ho sostituito le monodosi di Mancinella con altre contenenti semplici globuli di zucchero. Privato dell’effetto del rimedio, il giardiniere mi ha scambiato, al buio, per un vero vampiro e non ha avuto la forza di fuggire. –
Il medico si fermò un attimo, poi, quasi parlasse a se stesso, mormorò: – Però non ho pensato che, in paese, ci fosse anche qualcun altro, come la professoressa Santi, ad utilizzare Mancinella. La poveretta lo assumeva per calmare le sue ossessioni sessuali unite all’idea della possessione con il diavolo. Bisogna che vada subito in clinica psichiatrica a somministrare alla professoressa Santi della vera Mancinella.. –