Una vetrina con abiti indossati da manichini pallidi senza testa né braccia.
Due borse firmate alla base, dei foulard variopinti, luci ben posizionate che irrompono sul marciapiede deserto.
Io sola a guardare, come sa fare soltanto una donna che mentre guarda indossa, e sa già come le starà, solo immaginando, senza neanche provare.
Mi decido ad entrare, mi giro intorno, guardo altro, anche se so già cosa chiedere.
“Ha bisogno di aiuto?” mi chiede un longilineo in completo nero e mocassini sfoderati su pantaloni strettissimi e un po’ corti senza calzini.
“Si grazie vorrei provare quel vestito lì”, mentre faccio scorrere velocemente delle grucce con abiti seriosi.
“Ecco, credo per lei una 40 sia sufficiente”, appoggiando l’abito morbido longuette su di un tavolino illuminato dal basso.
Tessuto impeccabile, penso accarezzandolo tra le dita e osservando le cuciture perfette.
“Dove posso provarlo?” Mi accompagna al camerino, con passo dinoccolato e leggero.
“Mi sta d’incanto”, tagliato per me, me ne innamoro subito.
Allo specchio mi fascia come una pelle leggera e mette in risalto le mie tenui curve del seno e dei fianchi.
Esco dal camerino, mi guardo da lontano roteando su me stessa. Il commesso riservatissimo e discreto tace, ma percepisco la sua approvazione.
“Con le scarpe alte al matrimonio di Elena sarò la più bella, con sopra il giacchino pallido corto e le scarpe che ho già, mai indossate, color rosa chiarissimo. Due orecchini pendenti e il mio Date Just in oro bianco al polso, saranno il tocco finale”.
“Grazie, lo prendo”, osservando l’abito ancora una volta nei dettagli.
Il ticchettio della transizione carta è come una musica tacita e piena di lusinghe, mentre il no sex avvolge l’abito in carte veline ed etichette ben nascoste in una borsa ampia con il logo del negozio griffato.
Sabato pomeriggio ore 18 assolato, Chiesa in San Pietro in Montorio al Gianicolo.
Il mio lui elegantissimo nel suo completo scuro blu elettrico, mi è vicino e mi tiene la mano.
Lui non conosce nessuno, io sì, le mie amiche del cuore, ed è proprio una di esse che convola.
Emozionantissimi tutti, tra complimenti e frasi nonsense, aspettiamo la sposa col solito ritardo.
Ma il ritardo si allunga, il futuro marito bagna sotto le ascelle il suo abito antracite, sino all’arrivo veloce di una Mini blu cabrio. Non scende la sposa, ma suo cugino. Parlottano e comprendo subito che qualcosa sta andando storto.
“Elena è svenuta, quasi pronta ad uscire, è svenuta!”.
“Ora si è ripresa ma accusa dolori e spasmi fortissimi al basso ventre. Abbiamo chiamato il 118 che meno male aveva il medico a bordo. Nessun ricovero. Ma era troppo agitata, nervosa da giorni, e accusava anche quei crampi in basso”.
Al brusio fece posto un silenzio assoluto.
Le avrei dato Moschus, anzi una bella cura completa di capsule Dynamis 6K-MK, già da prima.
Sono una dottoressa dell’Omeopatia, e conoscono la mia amica. Già in altre circostanze sveniva, sempre per troppa ansia o contrarietà, e mai che avesse accettato le mie indicazioni:
“Noo, io medicine di nessun tipo assumo, per carità !”
Ed ecco fatto, matrimonio rinviato a chissà quando…
Il mio lui mi sussurra chinandosi vicino tipo capo-gattone “Amore, che dici, scappiamo via da questo cerriglio, prenoto un tavolo, ti vorrei portare a cena sulla terrazza Borromini, che guarda piazza Navona.
Lo sai i miei corteggiamenti migliori, mi riescono bene solo al tramonto, dall’alto…”.
I racconti del dott. Gaetano-Maria Miccichè vanno in vacanza… A settembre ritorneranno puntuali a raccontarci i segreti dei rimedi omeopatici con il tocco letterario che solo lui sa imprimere.