Quando ero piccola, al mare mia madre spesso mi invitava a guardare l’orizzonte tutto, da destra a sinistra muovendo testa e occhi, e mi chiedeva cosa vedessi. “Nulla mamma, non vedo nulla solo la linea curva del sole nel mare”, rispondevo.
“Non vedi un puntino scuro che luccica ? Non lo vedi, laggiù? Vedi è proprio lì, guarda il mio dito”.
Per quanto mi sforzassi non vedevo nulla se non la luce al confine col mare.
Ero dispiaciuta e così col passare degli anni questo rito, che chiamavo “saluto all’orizzonte”, lo ripetevo ogniqualvolta andassi in spiaggia.
Ora mia mamma è in cielo, ed io questa abitudine non l’ho mai tralasciata.
Finché un giorno di autunno, in una gita fuori stagione, guardando l’orizzonte assolato sul mare, vidi qualcosa, sì, lo vidi, quello, che mi incitava a cercare mia madre.
Un puntino nero che luccicava. Brillava per poi sembrare spegnersi, e poi riaccendersi così, ritmico e pulsante.
Fu una emozione strabiliante, un risucchio nel passato di bimba, del viso caro di mia madre, un tunnel di emozioni che non so descrivere.
Da quel giorno non lo persi più, e ogni volta che andavo in un luogo dove potevo avere l’orizzonte aperto e pieno, lo ritrovavo, lì pulsare nero e brillante. Bellissimo.
Provai a farlo vedere alle mie bimbe piccole, e come me tanti anni prima, non riuscivano.
Capii che bisognava raggiungere una certa età prima di poterlo scorgere, oppure ahimè dopo la mia dipartita da questa terra per vederlo.
Sapeste quante volte mi sono chiesta cosa fosse, se esistesse davvero, o se avesse altro significato, magico, allucinatorio, profetico.
Ho anche pensato di raggiungerlo, con un motoscafo, con una auto, con un aereo. Ma era un pensiero folle, perché era lì all’orizzonte, si poteva vedere ma non avvicinare, si poteva contemplare, ma non afferrare.
Voglio precisare che il guardarlo fisso non mi procurava alcun timore o sgomento, anzi nel fissarlo, mi pervadeva una liquida pace con un rilassamento di tutto il mio corpo, insieme a uno stordimento tanto da non sentire alcun rumore intorno.
Ma un certo punto della mia vita sentii di dover raccontare tutto ad un medico.
Scelsi un omeopata. Lo scelsi di una certa esperienza ed età.
Lo trovai consultando una azienda famosa per l’Omeopatia che aveva un elenco di professionisti da propormi tutti pari merito e diversa specializzazione.
Ne scelsi uno vicino a me in Umbria.
La visita fu splendida, raccontai tutto e venni ascoltata non nelle parole, ma nei sentimenti che porgevo a lui.
Venni compresa totalmente.
Un marito distratto, due figlie sempre oppositive, una suocera e cugine indifferenti da sempre.
In una parola: sola.
Pose la sua penna sul ricettario. Non esitò e scrisse sorridendo…