Quando un vero genio appare in questo mondo, lo si può riconoscere dal fatto che gli idioti sono tutti coalizzati contro di lui. Jonathan Swift
Abbiamo aspettato qualche giorno a commentare, commossi, la notizia della morte di Luc Montagnier perché desideravamo sfilarci dalla bagarre di critiche, difese a oltranza, offese ancor più oltraggiose quando rivolte a una persona da poco scomparsa. Un uomo lo si misura da quello che lascia alla comunità dei suoi simili e per misurare il grande biologo e virologo francese, premio Nobel per la medicina nel 2008, bisogna ricordare la sua epocale scoperta scientifica, essenziale per combattere uno dei mali più subdoli e pericolosi degli ultimi secoli, l’HIV.
Montagnier: in memoria di un grand’uomo a cui il mondo ha voltato le spalle
Non desideriamo entrare nel vortice infodemico delle polemiche che hanno caratterizzato la sua figura nel corso degli ultimi due anni. Diciamo che “la buona stampa” lo aveva già abbandonato da diversi anni, quando i suoi studi lo avevano portato a formulare delle ipotesi sul meccanismo d’azione del rimedio omeopatico. Ma Montagnier ci ha dimostrato per tutta la vita di non essere mai stato vincolato a lobbies anteponenti gli interessi economici a quelli della scienza, quella vera.
Le intuizioni di un genio che nessuno ha voluto ascoltare
Paradigmatica la reazione alla sua affermazione fatta a inizio pandemia che probabilmente non avevamo a che fare con uno spillover naturale, ma che il virus era stato quasi certamente manipolato geneticamente dall’uomo, in laboratorio. Quando poi, poco più di un anno dopo, il più “istituzionale” Fauci aveva ammesso che questa possibilità era più che concreta, nessuno di coloro che lo avevano attaccato ferocemente si è peritato di fargli le dovute scuse. E comunque si voglia guardare la parabola umana, lunga quasi 90 anni del prof. Montagnier, si abbia il pudore di riconoscerne i non comuni meriti. E se proprio si vuole per forza far parte del campo dei critici a oltranza, chiosare con la frase del suo connazionale François de la Rochefoucauld “Soltanto i grandi uomini possono avere grandi difetti”.
L’intervista alla LUIMO del 2014
Per ricordarlo degnamente abbiamo deciso di ripubblicare una vera e propria chicca, un’intervista, interamente doppiata e quindi fruibile a tutti, fatta in occasione di un convegno organizzato dalla LUIMO il 25 gennaio 2014 e patrocinato dalla commissione per le Medicine Non Convenzionale dell’Ordine dei Medici di Roma. Un ricordo dolce-amaro quello del convegno. Fu infatti l’ultima apparizione pubblica del compianto fisico di fama internazionale Emilio Del Giudice, scomparso purtroppo la settimana seguente, altro scienziato che aveva messo al centro del suo interesse l’Omeopatia e le sue incredibili proprietà.
L’Omeopatia e la medicina personalizzata
Qui di seguito l’intervista realizzata in quell’occasione dalla dott.ssa Sylvie Huck e dal dott. Vincenzo Rocco della LUIMO (entrambi in passato biologi ricercatori all’Università di Parigi), è un interessante e sorprendente dialogo sulle ultime scoperte sulla trasduzione dei segnali elettromagnetici in molecole di DNA, l’Omeopatia ed il suo ruolo nella medicina personalizzata, il ruolo dell’acqua nell’origine della vita, il futuro della medicina.
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